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Scorpion Child - Scorpion Child
( 3262 letture )
Revival sembra essere, di questi tempi, una vera e propria parola magica: spinti dall’amore per i bei tempi andati e per il ritorno in auge di certe sonorità un tempo considerate desuete, miriadi di band negli ultimi anni hanno rispolverato riff ed atmosfere sperimentate dalle grandi band cui tutti noi guardiamo ancora oggi con ammirazione: ecco dunque nascere il revival thrash, il revival prog e molti altri. Come sempre, le case discografiche fanno a gara per accaparrarsi i prossimi artisti intenzionati ad inserirsi in questo redditizio filone, con il risultato di far emergere alcune band meritevoli, ma, in certi casi, anche di saturare il mercato con uscite a tratti largamente evitabili. Oggi, tuttavia, abbiamo a che fare con un album di un gruppo che, senza ombra di dubbio, rientra nella prima categoria: loro sono i texani Scorpion Child e, quest’oggi, ci presentano il loro omonimo esordio, un lavoro hard rock intriso di feeling e sporadiche influenze psichedeliche di livello decisamente elevato.

Benché si dichiarino ispirati principalmente proprio da acts noti per il proprio stile eclettico, come ad esempio i tedeschi Lucifer’s Friend, fin dalle prime note di Kings Highway la principale fonte di ispirazione appare manifesta, anche per merito della voce di Aryn Jonathan Black: esatto, stiamo parlando degli immortali, imprescindibili Led Zeppelin ed a tratti l’ugola del singer ricorda il giovane Robert Plant in maniera francamente impressionante. Anche il brano in sé è genuinamente devoto ai maestri britannici e presenta diverse somiglianze con alcune delle loro tracce, in particolare con What Is And What Should Never Be, ma non si limita certo a citare pedissequamente, immettendovi anzi tanta passione ed energia: si tratta, insomma, di un buonissimo inizio, bissato alla grande dalla successiva Poligono of Eyes, molto più veloce e pesante. Anche qui i nostri non inventano nulla, ma la canzone fila che è una meraviglia e viene impreziosita da un azzeccato rallentamento verso la fine; Black e soci sembrano voler basare la loro musica proprio su questa dicotomia pesantezza/melodia, alternando riff pesanti come macigni a momenti più rilassati, con uno sguardo naturalmente anche al blues d’annata, seppur rinforzato da abbondanti chitarre elettriche. The Secret Spot non fa eccezione e si gioca tutta sulla contrapposizione fra i riff incalzanti e l’ugola acuta del cantante, al pari del resto di Salvation Slave, che tuttavia è ancor più interessante della traccia che la precede, permettendoci fra l’altro di apprezzare anche il lavoro del bassista Shaun Avants, finora soffocato dai compagni alle sei corde. Liquor ci riporta pesantemente in atmosfera Led Zeppelin, ma si avvale di un’interessante apertura melodica nel ritornello che impreziosisce il suo groove già di per sé coinvolgente, mentre Antioch è il classico lento, interessante ma sorprendentemente privo di quella brillantezza che ha finora contraddistinto la musica degli Scorpion Child. Per fortuna i texani si riprendono subito grazie alla bella In The Arms of Ecstasy, ma soprattutto grazie alle due perle finali: Paradigm rispolvera la pesantezza e gli stacchi già ascoltati su The Secret Spot, mentre Red Blood (The River Flows), con i suoi 13 minuti di lunghezza, rende manifesto il suo scopo, tanto affascinante quanto eccessivamente ambizioso: proporre una rivisitazione moderna del capolavoro fra i capolavori, quella Stairway to Heaven che ancora oggi cattura il cuore di milioni di appassionati in tutto il mondo. Ovviamente non siamo su quei livelli, ma la traccia è una delle meglio riuscite del disco e cattura appieno lo spirito della band: richiamare il passato con uno sguardo attento all’alternanza melodia/pesantezza, senza dimenticare ovviamente il pathos che deve obbligatoriamente caratterizzare il più possibile ogni passaggio.

In sostanza, questo esordio è un lavoro coi fiocchi, che non raggiunge l’eccellenza solo per qualche sbavatura qui e là e qualche citazione di troppo: per il resto ci troviamo di fronte ad un lavoro sorprendentemente maturo ed interessante, ben composto ed eseguito con grande sapienza e maestria. Inoltre, visto che si parla tanto della produzione plasticosa di mamma Nuclear Blast, giova osservare che qui invece questo problema non c’è ed i suoni hard rock degli Scorpion Child risuonano in tutta la loro bellezza e profondità. Band da tenere d’occhio assolutamente, augurandoci che possa ulteriormente migliorare.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
79.4 su 5 voti [ VOTA]
lele
Domenica 28 Luglio 2013, 17.15.37
2
è vero ...la band è da tenere d'occhio non si inventa + nulla certo ....ma come per i rival sons pero di poterli vedere prima o poi dal vivo per dare un giudizio + completo......infatti per i rival sons ho aspettato 2 uscite discografiche e 3 live per poter dire che sono fantastici....
Witchcraft
Domenica 28 Luglio 2013, 17.01.46
1
bello ma non a livello dei Rival Sons...voto perfetto
INFORMAZIONI
2013
Nuclear Blast Records
Hard Rock
Tracklist
1. Kings Highway
2. Polygon Of Eyes
3. The Secret Spot
4. Salvation Slave
5. Liquor
6. Antioch
7. In The Arms Of Ecstasy
8. Lover’s Leap
9. Red Blood (The River Flows)
Line Up
Aryn Jonathan Black (Voce)
Christopher Jay Cowart (Chitarra)
Tom Frank (Chitarra)
Shaun Avants (Basso)
Shawn Paul Alvear (Batteria)
 
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