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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Lustmord - The Word As Power
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( 2139 letture )
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Mastodontico, fondamentale, pioniere, leggenda. Questi sono i termini che sono sempre stato abituato ad utilizzare per descrivere i lavori di questo immenso artista americano. Per chi non lo conoscesse, Brian Williams è da annoverare tra i padri fondatori della dark ambient. Attivo dalla fine degli anni '70 ha collaborato con una moltitudine di artisti tra cui Melvins, Tool, Throbbing Gristle, Isis e Jarboe, nonché ha composto numerose colonne sonore hollywoodiane (compresa quella de Il Corvo), musiche per videogame etc. The Word As Power nasce con l'intento di rivisitare in chiave ambient le radici del canto sacro, andando a scandagliare le più antiche tradizioni religiose che facevano del canto un elemento fondamentale della liturgia, ben prima che venisse accompagnato dalla musica, riprendendo prototipi del canto monodico, litanie ed altri stili ormai scomparsi. Fino ad oggi ogni uscita discografica che riportasse il nome Lustmord è sempre stata fondamentale, il che induce ad aspettarsi sempre il massimo da un artista del suo calibro, mentre invece oggi devo ammettere che -pur non trattandosi di una delusione vera e propria- mi aspettavo molto di più da questo lavoro che, nelle intenzioni è decisamente ambizioso e contornato da un'aura di mistero, ma che a livello sonoro non va molto oltre la soglia della bontà. L'idea di mescolare dark ambient e vocals non è una novità, in passato esperimenti simili furono fatti con successo da numerosi colleghi, vedasi ad esempio la splendida tripla collaborazione tra Mick Harris e Martyn Bates risalente al 1994, oppure That Which Remains di Coph Nia del 1999, o ancora il lavoro di Lisa Gerrard e Klaus Schulze del 2008. Insomma, l'argomento è già conosciuto, ma la cosa che delude è il fatto che, nel tentativo di dare potenza alle vocals, la parte sonora sia stata impoverita in modo eccessivo, lasciando solo un tappeto sonoro molto scarno che a lungo andare tende anche a stancare. A peggiorare le cose si aggiunge un minutaggio medio delle tracce decisamente alto (Chorazin va oltre i 17 minuti) che sicuramente non facilita la metabolizzazione. Nonostante questa mia parziale delusione non vorrei indurre nessuno a conclusioni affrettate. Lustmord è sempre un maestro e nonostante l'isolazionismo sonoro di questo lavoro sfiori picchi davvero notevoli, c'è da dire che i suoni rimangono quanto di meglio si possa ascoltare in circolazione e che la profondità delle sue tracce è inarrivabile per la maggior parte dei colleghi. Le prime 3 tracce vedono come ospite dietro il microfono Aina Skinnes Olsen che ritroveremo anche per la conclusiva Y Gair, la cui prova vocale infonde ai brani un'atmosfera molto etnica, richiamando alla memoria la già citata Lisa Gerrard, ma senza ahimè raggiungerne gli stessi livelli qualitativi. Babel e Chorazin, da quanto riportato nelle note del disco, dovrebbe essere una rivisitazione di melodie tradizionali, opportunamente filtrate e riproposte in chiave ambient fino a renderle totalmente irriconoscibili. Con Grigori si avvicenda dietro il microfono tale Soriah, artista a me sconosciuto, che offre una prestazione semplicemente micidiale. Le sue vocals sono potentissime e suonano come si trattasse di drones che si accavallano a quelli reali con effetti veramente eccezionali, raggiungendo l'obiettivo di creare un unicum tra suoni e vocals. Un'esperienza sonora ultraterrena che da sola vale l'acquisto dell'album. Da sottolineare anche la performance vocale di Jarboe su Andras Sodom che, per certi versi, mi ha ricordato le cose più ipnotiche di Diamanda Galas, specie nelle parti più profonde; invece in Abaddon troviamo come ospite il buon Maynard James Keenan dei Tools, già compagno d'avventure di Brian Williams in diverse occasioni, qui intento a reinterpretare in chiave gregoriana un brano presente del precedente :Other: con risultati davvero encomiabili. Y Gair conclude l'album senza apportare grandi contributi ad un lavoro che oscilla tra passaggi mozzafiato e lunghe parti soporifere. Conoscendo il grandissimo potenziale di mr. Lustmord tendo a considerare questo lavoro come un esperimento interessante ma riuscito solo a metà, che rimane comunque un acquisto caldamente consigliato, benché non possa essere annoverato tra i suoi capolavori.
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4
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Ah ovviamente quando parlavo della qualità degli ultimi album non mi riferivo certo a quelle cagate di remix tipo OTHERDUB e simili. |
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3
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Seguo B. Williams da un po' di anni e posso dire di aver ascoltato praticamente tutto di lui. È una leggenda, ma da qualche anno si limita a sfornare "solo" buoni lavori, e dopo trent'anni di onorata carriera non è cosa da poco (Paradise Disowned è dell'84, 'sticazzi!). The Word As Power non fa eccezione. Interessante l'introduzione delle voci (e che voci...), ma se togliamo quelle rimane un sostrato dark ambient che più riciclato e sbrodolato di così non si può. Per me l'ultimo album veramente eccezionale di Lustmord rimane il live Rising (2006), da brividi. Questo si becca lo stesso un 7/10. |
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2
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Io invece non sono un grande cultore del canto sacro, ma la bellezza di questi generi è anche quello di coniugare influenze molto distanti con risultati che mettono d'accordo tutti! |
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1
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Non sono un cultore dell'opera di Lustmord, lo ascolto qualche volta e non ne conosco nel dettaglio l'evoluzione, però avevo provato con curiosità ad ascoltare quest'album e mi è subito piaciuto molto. PS: in Grigori il cantato è una forma di "throat singing" (qui quello tibetano). |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Babel 2. Goetia 3. Chorazin 4. Grigori 5. Andras Sodom 6. Abaddon 7. Y Gair
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Line Up
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Brian Williams (sintetizzatore, tastiere) Aina Skinnes Olsen (voce nelle tracce 1,2,3,7) Jarboe (voce nella traccia 5) Maynard James Keenan (voce nella traccia 6) Soriah (voce nella traccia 4) Giorgia Maniates (ospite nella traccia 6)
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RECENSIONI |
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