|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
EUROPE + STONERIDER - Viper Theatre, Firenze, 25/10/2012
30/10/2012 (3292 letture)
|
I ritrovati Europe sembrano aver capito che l’Italia è territorio generoso ed aperto per loro ed è così che negli ultimi anni li ritroviamo spesso percorrere lo Stivale in promozione. Il tour del 2012 prevede addirittura quattro date, di cui la prima a Firenze: roba d’altri tempi, si direbbe. A dire il vero, l’annuncio che il concerto fosse stato spostato dal ben più capiente Obihall al più “intimo” Viper Theatre, non sembrava proprio di buon auspicio. Fortunatamente, per una volta il pessimismo lascia spazio ad una gran bella serata, della quale forse lo stesso gruppo svedese è rimasto sorpreso. Vediamo com’è andata….
STONERIDER Arrivo al Viper Theatre verso le otto e un quarto, giusto in tempo per salutare alcuni amici e scambiare due chiacchiere prima dell’inizio del concerto del gruppo di supporto, gli americani Stonerider, dei quali ammetto di non sapere niente. La loro esibizione inizia all’incirca alle 8 e trenta, in un Viper già pieno in ogni ordine e grado e dalla temperatura interna già proibitiva, il che fa temere per il proseguo della serata. Per il momento, trovata una postazione comoda, non resta che godersi questo giovane trio chitarra-basso-batteria, che sciorina una prestazione davvero notevole: si tratta di un robusto hard rock tinto di blues e dall’inconfondibile impronta statunitense, che non disdegna aperture a qualche influenza psichedelica o persino stoner, ma sempre con una fortissima componente rock, decisamente in primo piano. Il carico maggiore ricade sul cantante chitarrista Mark Tanner, il quale si giova di una voce piuttosto acuta e particolare, quasi fanciullesca, e di uno stile chitarristico efficace e tipicamente seventies. Assolutamente indomabile il batterista Jason Krutzky, un vero martello, degno emulo della scuola batteristica dei vari Moon, Mitchell, Baker etc etc. Di primo acchito sembra quasi di avere a che fare con una versione più grezza ed hippy dei Black Crowes, ma ascoltando il CD che ho comprato all’uscita da un sorridente e felicissimo Adam McIntyre (basso, cori), la componente hard si riduce ulteriormente a favore di un approccio rock più primario, che potrebbe richiamare i primi Grand Funk Railroad (sarà un caso, visto che la band è di Atlanta?), Blue Cheer ed Jimi Hendrix, con tanta psichedelia a condire il piatto. Il pubblico, seppur fremente per l’attesa degli headliner, si dimostra entusiasta e decisamente partecipativo durante lo show, non lesinando applausi ed incoraggiamento, grazie ad ottimi brani quali l’opener Show Me the Light, When I Was Young, Trigger Happy, Undercover e la conclusiva When the Sun Goes Down. La band restituisce in termini di energia e dedizione tanto calore ed alla fine la quarantina di minuti del set scorre via velocemente. Da segnalare, l’ottima equalizzazione già riscontrabile sin dalla prima canzone: un elemento positivo tutt’altro che secondario per un gruppo di supporto, che ha sicuramente contribuito alla buona riuscita dello show. Una discreta sorpresa per tutti gli amanti del rock revival.
EUROPE Dopo una mezz’ora infinita di attesa, anche a causa del caldo e della sala già strapiena che continua a riempirsi senza posa, ecco che arriva il turno degli headliner. Salutati dall’ovazione del pubblico, i primi a salire sul palco sono Ian Haugland e Mic Michaeli, seguiti poi da Levén, Norum e Joey Tempest. E’ un attimo e poi Riches to Rags, opener del recente Bag of Bones esplode dalle casse con una veemenza notevole. Come già per il set precedente, l’equalizzazione dei suoni è più che buona (andrà leggermente in saturazione in alcuni punti dello show, in particolare a causa dei volumi delle tastiere di Michaeli) e la voce di Tempest è subito ben udibile, dietro all’asta ed al microfono bianchi, unico vezzo ottantiano per una band che si presenta in perfetta tenuta “roots”. Ovviamente, il cantante viene subito fatto oggetto di apprezzamenti ed urla d’altri tempi da parte del nutrito pubblico femminile, ma fa parte del gioco e, qualche anno fa, il singer svedese avrà goduto di ben altre scene di isteria. Senza perdere troppo tempo, il gruppo inanella subito Not Supposed to Sing the Blues e Firebox, mostrando di credere moltissimo nell’ultimo album (alla fine saranno ben sette le canzoni estratte) e la risposta del pubblico sembra dare loro ragione, dato il calore e la convinzione con cui questi brani vengono accolti da una platea palesemente già conquistata. Una breve intro di Michaeli conduce al primo highlight del vecchio repertorio e si tratta di Superstitious da Out of This World, con un Tempest appena in difficoltà, ma comunque più che degno interprete di se stesso. Gli anni passano per tutti, ma il cantante ha in realtà mantenuto una forma vocale ottima, perdendo qualcosa in termini di potenza e chiarezza del timbro, senza che però questo influisca in maniera negativa sulla sua performance. Altro tuffo al cuore per i fans di vecchia data con una furiosa Scream of Anger sparata a mille da un Norum chiaramente divertito e dall’energica sezione ritmica, che non perde occasione per ribadire la propria precisione ed il grande senso della dinamica. Si torna al repertorio più recente con No Stone Unturned, New Love in Town e la recente Demon Head. Mentre sta presentando quest’ultimo brano, Tempest viene fermato da un coro sei bellissimo… intonato dalle fans assiepate sotto palco, ma il ragazzone svedese non sembra gradire affatto e chiede di “non essere interrotto quando sta parlando”. Quanto mai fuori luogo il coro, forse un po’ sgradevole la risposta. Comunque, sorrisi e saluti si sprecano e Demon Head pesta a dovere. Tempest dimostra comunque di volersi accattivare il pubblico e di aver imparato più di qualche parola, ripetendo più volte nel corso della serata che è tutto ganzo, che il pubblico è ganzo, ringrazia, fa smorfie e regala complimenti di continuo. Tempo per il primo break: delle sedie vengono portate sul palco e Norum si presenta in solitario intonando con voce e chitarra un gran bel blues (credo si trattasse di The World Keep on Turning dei Fleetwood Mac), confermando non solo la sua bravura di chitarrista, ma anche di avere una bellissima voce, decisamente più adatta al blues di quella del collega. E’ solo l’interludio per un mini-set acustico che vede poi tutta la band impegnata nell’esecuzione di Drink and a Smile dall’ultimo album e dell’antica Dreamer, che manda in visibilio i presenti. Da qui in avanti, l’alternanza tra vecchi e nuovi pezzi è continua ed è così che scorrono Bag of Bones e Girl From Lebanon, finché Tempest ci dice che ricorda, quando aveva tredici-quattordici anni, un ragazzo la cui casa era un vero punto di riferimento, perché ci si facevano delle grandi feste e si poteva sempre trovare una birra, ascoltare buona musica e ritrovarsi per suonare: quel ragazzo era John Levén e dato che il 25 ottobre è anche il suo compleanno, ecco che l’inevitabile Happy Birthday viene intonato da tutto il pubblico assieme a Tempest, con un evidente imbarazzo da parte del povero bassista (a proposito, ma che taglio di capelli assurdi ci propone, questo ex-ragazzo?). Il consueto intro di Michaeli (davvero un superlavoro per lui, lungo tutta la serata), lancia una strasentita e straurlata Carrie, vera liberazione per l’audience più “attempata”; tocca anche all’ottima Let the Good Times Rock (non si capisce veramente perché una canzone del genere non dovrebbe vendere milioni di copie e diventare un nuovo tormentone anche oggi), seguita dalla cattivissima Doghouse, con Tempest che imbraccia nuovamente la chitarra. La conclusione del set spetta all’immancabile Rock the Night, apoteosi pura, che scatena ovviamente tutto il pubblico del Viper, davvero incontenibile. E’ il momento dei bis e dopo una breve attesa e l’ennesima intro di Michaeli, il gruppo si ripresenta sul palco con una roventissima Last Look at Eden e con l’anthem per eccellenza, l’immancabile The Final Countdown e mentre tutto il Viper salta a ritmo sulle note di questo pezzo di storia ottantiano, non resta che annotare quanto canzoni del genere siano ormai patrimonio di tutti, al di là del genere preferito o dell’età anagrafica. Si conclude così un gran bel concerto, durato quasi due ore, da parte di una band assolutamente in forma e che ha saputo rinnovarsi in maniera continua e credibile.
A FINE SERATA Aspettando che il numerosissimo pubblico accorso defluisca dalla sala, faccio un salto al banchetto del merchandising, dove una entusiasta mamma illustra a Jason Krutzky degli Stonerider che il figlio –presente- è un batterista anche lui, il tutto chiaramente in italiano ed urlando più forte le stesse parole dato che il povero musicista non capisce, finché il ragazzo gli mostra le bacchette, chiedendogli a gesti di autografarle. Che dire? Sicuramente il trasferimento da un Obihall probabilmente mezzo vuoto ad un Viper Theatre pieno fino alla morte, ha giovato e non poco all’atmosfera rovente della serata. Ottima come detto la resa sonora sul palco e fuori, salvo qualche saturazione nelle parti più veementi dei due set. Meno ottimi invece l’assoluta mancanza di areazione, che ha portato la temperatura interna a livelli quasi insopportabili ed il prezzo del biglietto a 35€ che di questi tempi non è proprio una cifra abbordabilissima. Per il resto, si è trattato davvero di un bel concerto, sia da parte dei promettenti opener, probabilmente scelti proprio per il tipo di proposta che ben si concilia con il nuovo corso degli Europe, sia da parte degli stessi headliner. In particolare, è evidente che una bella fetta del pubblico fosse lì per sentire i soliti cavalli di battaglia, e probabilmente qualcuno sarà rimasto un po’ scontento del gran numero di pezzi nuovi presenti in scaletta, ma è comprensibile che una band giunta ormai al quarto disco dalla reunion, puntasse principalmente su quelli. Tanto più oggi, dato che sembra proprio chiaro quanto gli Europe credano nel valore di Bag of Bones, come se lo avessero aspettato per tutti questi anni. Altrettanto chiaro appare che il vero fautore di questa evoluzione sia stato proprio John Norum, nonostante la firma sui pezzi sia in gran parte di Joey Tempest, come sempre. In realtà, volendo trovare il pelo nell’uovo, le nuove canzoni sono davvero ben costruite e riuscite e la band le interpreta alla grande, ma forse gli attuali Europe risultano per assurdo meno personali e riconoscibili che in passato: più cattivi, veri, sudati oggi, senz’altro meno patinati e rileccati rispetto al passato, ma anche meno dotati di un songwriting e di un trademark riconoscibile tra mille. E’ difficile se non impossibile, per tutti, cogliere l’attimo ed il momento storico in maniera così potente e convinta come accaduto alla band con The Final Countdown, un album ed una canzone che sono diventati a loro volta simbolo di un momento storico, come toccherà qualche anno dopo agli Scorpions con Wind of Change, ma la band pur guadagnando in rispetto, divertimento e coesione interna, ha forse perso qualcosa della propria personalità negli anni. Lo stacco tra il nuovo repertorio e quello classico non potrebbe essere più stridente e non bastano il volume e la distorsione di Norum a colmare una differenza di stile evidente. A giudicare dalla risposta del pubblico, comunque, c’è da credere che una nuova generazione di ascoltatori si sia fatta avanti, scoprendo la band proprio con gli ultimi dischi e questo, alla fine, è ciò che conta di più in assoluto per un gruppo che ha scelto coraggiosamente di non guardare al passato. Seppure rinunciando agli stadi, si è forse comunque trattato della scelta migliore che la band potesse fare per garantirsi un futuro, con buona pace dei vecchi fans che non si sono ancora abituati alle nuove sonorità. Alla prossima!
SETLIST EUROPE 1. Riches to Rags 2. Not Supposed to Sing the Blues 3. Firebox 4. Superstitious 5. Scream of Anger 6. No Stone Unturned 7. New Love in Town 8. Demon Head
Acoustic Set: 9. The World Keep on Turning 10. Drink and a Smile 11. Dreamer
12. Bag of Bones 13. Girl From Lebanon 14. Carrie 15. Let the Good Times Rock 16. Doghouse 17. Rock the Night
----Encore----
18. Prelude 19. Last Look at Eden 20. The Final Countdown
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
21
|
Io sono fiorentino e tutti i miei amici hanno sentito come ho sentito io Tempest ha detto + volte GANZO! al concerto del Viper a Firenze |
|
|
|
|
|
|
20
|
Tempest non ha mai detto "ganzo" ma ha detto più volte "ciumbia" A Nonantolavicino modena ha detto invece qualcosa in dialetto del tipo “stasira fam baracca” (tradotto: stasera facciamo baracca) e anche “Emilia tiene botta”. Comunque gran bei personaggi, bella band maturata bene, ottimo show, ottimo locale, ottima audience, ottime canzoni, insomma una goduria. |
|
|
|
|
|
|
19
|
Me l'ero immaginato dal tenore dei commenti e il fatto che mi fischiassero le orecchie non ha fatto che confermare l'impressione  |
|
|
|
|
|
|
18
|
Yes! Però non è colpa mia. La recensione è stata condivisa nel FanClub e non ti dico i commenti a riguardo della tua affermazione sui suoi capelli XD Pauraaaaa ) |
|
|
|
|
|
|
17
|
Immagino, ma sono certo che preferirà sapere che quasi tutti hanno commentato ritenendo che la band fosse ancora decisamente in gamba a livello musicale. Il resto è colore e penso lo sappia benissimo  |
|
|
|
|
|
|
16
|
Non hai idea di quanto sia permaloso eheh |
|
|
|
|
|
|
15
|
@Silviagi: beh... Sono sicuro che se la leggerà, la prenderà con molta più serenità di quanto non stia facendo tu @KriKri: grazie del parere professionale. Mi fa piacere che abbiate letto tutto e che -almeno- sulla recensione del concerto vi troviate d'accordo  |
|
|
|
|
|
|
14
|
Caro Lizard....John Leven ha un taglio molto moderno....fidati di me che oltre a essere una fan sono pure parrucchiera...e so perfettamente di cosa parlo. Secondo me era sudatissimo e la messa in piega non ha tenuto a dovere....bastava una buona lacca. Sulla recensione musicale nulla da dire.... |
|
|
|
|
|
|
13
|
Perdonami ma non trovo siano battute inerenti al contesto. John Leven legge le recensioni (anche italiane) e personalmente la trovo di pessimo gusto. Soprattutto infondata perchè il paragone che hai fatto è ridicolo e voglio vedere come avrai tu i capelli a 49 anni. Ci si dovrebbe soffermare sulla musica. E' un concerto, non una sfilata di moda. Rock & Peace PS: Per il resto sei un grande  |
|
|
|
|
|
|
12
|
Più o meno sembrava avesse un vecchio straccio nero logoro e bagnato in testa. Un taglio che poteva forse star bene ai Duran Duran negli anni 80. Certo, nulla a che vedere con Norum, che sembrava avesse appena subito un elettroshock battute a parte, grazie per il commento! |
|
|
|
|
|
|
11
|
La recensione è buona, ma una domanda: che cos'aveva di strano il taglio di capelli del "povero" bassista? |
|
|
|
|
|
|
10
|
spero tornino anche a roma...che come sempre come tutti gli altri gruppi puntualmente saltano,,,,roma x i concerti fa dawero skifo!comunque sono contento che la gente sia accorsa a vedere una band che adoro dal 1987,e il nuovo corso ha dimostrato ancora di piu che sono un gruppo eccellente che sa proporre ancora oggi grandi album. |
|
|
|
|
|
|
9
|
spero tornino anche a roma...che come sempre come tutti gli altri gruppi puntualmente saltano,,,,roma x i concerti fa dawero skifo!comunque sono contento che la gente sia accorsa a vedere una band che adoro dal 1987,e il nuovo corso ha dimostrato ancora di piu che sono un gruppo eccellente che sa proporre ancora oggi grandi album. |
|
|
|
|
|
|
8
|
A Mipano ciumbia, a Firenze ganzo...  |
|
|
|
|
|
|
7
|
Tempest non ha mai detto "ganzo" ma ha detto più volte "ciumbia"  |
|
|
|
|
|
|
6
|
Una band davvero revitalizzata con gli ultimi album. Ricordo molti anni fa, quando iniziai a sentire i loro pimi lavori, che li credevo oramai una band passata e che non avrebbe più sfornato niente di interessante, invece...mi hanno stupito in positivo! Grandiosi Europe! |
|
|
|
|
|
|
5
|
E' una band che non ho mai abbandonato, apprezzo il loro nuovo corso perchè se avessero provato a copiare sé stessi avrebbero fatto un sicuro buco nell'acqua. Li ho visti in tutti i tour dalla reunion tranne questa volta, e devo dire che Joey ha perso solo un pochino della propria voce argentina, restando sempre un gran frontman. Bag of bones è un bell'album, ma che ad essere sincero alla lunga mi ha un pochino stancato, forse perchè la voce di Tempest non la vedo sempre adatta alle composizioni blues-oriented, troppo pulita forse. A tratti l'ascolto dell'album mi ha portato alla mente vodoo highway dei badlands, album che adoro alla follia, ed è forse questo termine di paragone a farmi pensare così della prova di Tempest. Ma devo dire che sul palco sanno sempre dimostrare di essere un grande gruppo, coeso, convinto, e convincente. E come Elluis credo che al gods dello scorso anno, anche se penalizzati non poco da un suono da censura, abbiano sorpreso positivamente moltissime altre persone che li ricordavano semplicemente 2la band di the final countdown". Scream of anger è ancora oggi un pezzo dinamitardo e francamente wings of tomorrow è forse il loro album che preferisco. Quattro album post-reunion, parecchio diversi l'uno dall'altro, ma ottimi. Ora attendo che mi stupiscano ancora... |
|
|
|
|
|
|
4
|
l' umltimo album è fantastico! fanno bene a proporre tutti quei pezzi! |
|
|
|
|
|
|
3
|
@Khaine potevi fare come la scena del Capodanno di Fantozzi, portavi l'orologio avanti di 4-5 ore, così verso mezzanotte-l'una te ne andavi, e facevi in tempo ad andare al concerto. Scherzi a parte, gli Europe non li avevo mai visti prima dello show al Gods dell'anno scorso e mi erano molto piaciuti, ad averlo saputo sarei andato a vedermeli ! |
|
|
|
|
|
|
2
|
Ho sempre amato i loro primi 2 album e la tecnica dei solo di Norum. Sono andato a vederli considerato il fatto che il locale è a 2 km da casa mia e la mia ragazza è fan. La scaletta dei pezzi non è proprio la mia preferita......Però la band rende davvero bene, bisogna ammettere che sono musicisti professionisti. Joey, nonostante la bella voce cristallina non ha osato con i suoi classici acuti, (sarà l'età? o il nuovo stile?), gli altri impeccabili. Segnalo che il batterista suona a piedi nudi e picchia anche di brutto, ho notato anche che predilige molto l'uso del china. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Sabato 27 ho rinunciato all'esibizione di Padova (avevo una cosa molto più importante, un compleanno di un caro amico da festeggiare!). Se la setlist era la stessa (sicuramente si) un pò mi spiace :-/ |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|