|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
TAAKE + BOLZER + SLEGEST - Legend Club, Milano, 19/10/2018
24/10/2018 (1491 letture)
|
I prodromi dell’inverno, oltre a recare in dono sferzanti venti mattutini nonché giornate uggiose e sempre più brevi, vedono i norvegesi Taake lambire la penisola con diverse date, accompagnati da un comparto mutevole ed intrigante di ospiti. Questi ultimi, nel caso del tanto atteso evento coinvolgente il capoluogo lombardo, sono stati rappresentanti dagli Slegest e dagli elvetici Bölzer. Una tale serata, totalmente consacrata all’adorazione della fiamma nera, non poteva che vedere coinvolta parte della redazione.
SLEGEST I norvegesi iniziano a calcare il palco, dinanzi ad un pubblico molto sparuto, pressoché in perfetto orario. Nonostante tali premesse la combo, capitanata dal dinamico Ese, mette in scena una performance vivace ed accattivante. Ad accompagnare il chitarrista e vocalist -unica mente e mano del progetto in studio- sono il secondo chitarrista Sør, Hövard alle quattro corde e Fjøsne alle pelli. Il black n’ roll dei Nostri riesce difatti in sede live a compensare totalmente le criticità che una simile proposta riserva su disco, soprattutto in virtù dell’attitudine spigliata e divertito con la quale i musicisti fanno vibrare i propri strumenti, coinvolgendo a più riprese la ventina scarsa di astanti (il grosso del pubblico arriverà più tardi). Ese sfodera una prestazione vocale al vetriolo, in grado di dar sostanza e vigore a brani dal cuore hard rock, qui e lì scossi da accelerazioni furenti e progressioni adrenaliniche; non a caso la proposta degli Slegest era stata definita in passato, dallo stesso frontman, Ese -che in passato aveva descritto il sound del proprio progetto come Black Sabbath with harsh vocals. A ravvivare ulteriormente l’esibizione sono inoltre l’energia e l’istrionismo di Hövard, il quale a più riprese abbozza pose volutamente esagerate ogni volta in cui si rende conto di esser nella stessa linea d’aria dell’obiettivo di una macchina fotografica. Sin dal primo assaggio della serata il Legend, a dispetto delle dimensioni medio-piccole, risulta essere estremamente curato e dotato di acustica e suoni particolarmente soddisfacenti, perfettamente in grado di far risaltare la veemenza del sound delle formazioni avvicendatesi sul palco.
BÖLZER L’esibizione della combo di Zurigo, attiva sin dal 2008, rappresenta un appuntamento di estremo interesse per chiunque apprezzi le sonorità estreme. Il duo, difatti, ha sempre fatto della cospicua attività in sede live, parte consistente della propria maniera di intendere la propria proposta artistica perciò il materiale in studio degli elvetici consiste per la maggior parte di EP. Sin dalla comparsa del frontman, pervadente la scena con la sua mastodontica fisicità -quasi a voler ribadire in corpo e sangue la forza distruttrice evocata nel monicker- la presentazione scarna ed essenziale della band fa da contraltare ad un sound massiccio come un’incudine, dotato di un fitto intramato death/black -con decise virate doomeggianti- in grado di tratteggiare un’atmosfera soffocante ed opprimente nonché dotata, a suo modo, di inequivocabili tratti di epicità. I lunghi brani, convoluti ed eleganti in maniera del tutto peculiare, giovano di un’esecuzione chirurgica e netta, e sono accolti con fervore da un pubblico che comincia a farsi sempre più numeroso e presente. La performance vocale di KzR è potente e sofferta, così come il riffing erculeo e corposo che si sprigiona dalle sue mani, anche grazie all'atipica chitarra a dieci corde (due gravi normali e le quattro più acute doppie, come in una dodici corde), tratteggiando ritmiche ipnotiche e sontuose, strette dall’onnipresente serrata morsa del drumming. Sembra quasi incredibile che soli due musicisti siano in grado di sprigionare un sound tanto annichilente, eppure i Bölzer riescono perfettamente nell’intento, concedendosi sparuti e corrivi momenti di pausa salvo poi proseguire come inarrestabili bulldozer. Consigliamo a chiunque non abbia mai assistito ad uno spettacolo della formazione di presenziare in occasione della loro prossima discesa sul suolo italico poiché non si può non restare indifferenti dinanzi ad una tale performance.
TAAKE Giunge finalmente il momento più bramato della serata, sottolineato da un afflusso di pubblico ancora maggiore, che arriva a gremire totalmente il Legend. Nonostante dunque la data milanese sia soltanto una delle tappe del tour italiano della combo norvegese, l’interesse suscitato da Hoest e soci nonché l’intramontabile amore del pubblico italiano per la proposta dei Nostri, garantisce ancora una volta numeri notevoli. Sebbene la locandina dell’evento reciti 25 Years Extended Set, lungi dal riproporre soltanto i brani più noti del passato, i Taake concedono spazio anche a brani tratti dal recente Kong Vinter. Ne è un esempio il brano di apertura, Jernhaand salutato con entusiasmo dagli astanti. Hoest si mostra immediatamente padrone assoluto della scena, roteando con fare divertito in aria l’asta del microfono. Mentre tuttavia il mastermind rievoca il proprio ventennio di carriera, l’introduzione di Nattestid Ser Porten Vid, Part I fende, come un vento sferzante, l’aria. Nel corso dell’esecuzione il sempre funambolico Hoest si lancia in provocazioni blasfeme con la divertita e complice partecipazione del pubblico, in visibilio per aver potuto godere di uno dei brani più amati della discografia dei norvegesi, regalante uno spettacolo emozionante a confermare, semmai ve ne fosse stato il bisogno, la classe indiscussa della formazione in sede live. Dopo un goffo e tenerissimo Bella Italia, i nostri ripropongono un ulteriore indimenticabile cavallo di battaglia, Hordalands Doedskvald I, in grado di scuotere ed ammaliare anche i più timidi. Segue Fra Vadested Til Vaandersmed -composizione tratta da Noregs Vaapen- i cui solismi chitarristici conclusivi, eseguiti con un’incisività ed una maestria eccezionale, squarciano la densa coltre di calore che aleggia nel locale. Spentisi gli arabeschi melodici di Havet I Huset, viene convocato a sorpresa sul palco Ese, a prestare la propria ugola per l’interpretazione di Umenneske, il cui incedere, a tratti thrasheggiante, si coniuga perfettamente con il timbro al vetriolo del vocalist degli Slegest. Degna di nota è inoltre la gelida Nordbundet, eseguita con un travolgente dinamismo ed una sottolineatura ancor più netta delle sue sezioni più serrate. Non può inoltre mancare Myr, composizione duplicemente amata ed odiata dai fan per via della folle quanto coraggiosa idea di dar spazio, nel cuore di un brano black, di un solo di banjo, qui riproposto in tutto il suo inequivocabile splendore. Tirando le somme i Taake hanno mostrato tutta la disinvoltura e la professionalità derivante dalla loro non trascurabile attività in sede live, dimostrandosi totalmente padroni dei propri mezzi ed in grado di dar forma ad uno spettacolo tanto ineccepibile quando divertente, soprattutto in virtù dell’incontenibile presenza scenica di Hoest. Tanto i fan della prima ora della formazione quando chi, pur non essendo un ascoltatore assiduo della stessa, non possono che essere intimamente soddisfatti dalla quasi ora e mezza di musica che la band norvegese ha saputo proporre al proprio pubblico con estreme passione e dedizione.
Report a cura di Costanza “Nattleite” Marsella e Gianluca “Room 101” Leone. Foto a cura di Costanza “Nattleite” Marsella.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Presente, confermo l'ottima serata! |
|
|
|
|
|
|
2
|
finalmente quel ceffo di hoest si è rasato quei 4 peli d'ascella che aveva in testa...benvenuto negli anta |
|
|
|
|
|
|
1
|
I Taake piaccia o no lasciano sempre il segno, io stesso l'ultima volta qui a Roma li ho maledetti per la brevità dello show, ma alla loro musica non rinuncerei mai. Grandi pezzi, ciliegina per me anche Fra Vadested non sempre suonata e la grande Myr da quel capolavoro di Noregs ( l'ultimo a mio parere ). Ancora non so se andrò a vederli a Novembre, ma grandi. Peccato non ci siano gli One Tail One Head band che a mio avviso ha prodotto un gran e non convenzionale album con World Open World Collide, vero Costa? Sui Bolzer vado invece controcorrente, li vidi spalla ai Behemoth qualche anno fa. Due palle assurde  |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|