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ANTHRAX + KREATOR + TESTAMENT - Alcatraz, Milano (MI), 06/12/2024
22/12/2024 (834 letture)
Serata fredda in quel di Milano ma caldissima a livello personale: un trittico del genere è il sogno di ogni thrasher che si rispetti e io non potevo certo mancare all'appuntamento con questi "Big 3". Per cui, dopo aver parcheggiato in una viuzza laterale, mi metto in coda -già abbastanza nutrita- preoccupato per il numero di persone che mi precede; in realtà appena entro moltissima gente fa un'altra fila, questa volta per il guardaroba, e io -che ho optato per entrare senza giubbotto ma con felpa, t-shirt e maglia termica, mi ritrovo in terza fila fronte palco da dove seguirò l'intero show che, a leggere i nomi in cartellone, sembra quasi un mini-festival di prim'ordine.

TESTAMENT
Fa un po' specie definirli gruppo d'apertura, ma effettivamente i Testament questa sera fanno da "very special guest" (come recita la locandina) ai due co-headliner, però questo non significa fare una comparsata; fortunatamente infatti il loro spettacolo durerà circa un'ora, mentre quello dei loro compagni d'avventura sarà di 15 minuti più lungo.E dopo aver messo a palla i Beastie Boys si abbassano le luci e non ce n'è più per nessuno: pronti via si parte con una delle canzoni che attendevo di più, vale a dire D.N.R., la quale fa scatenare già nell'immedito il putiferio sotto il palco: personalmente non mi spoilero mai le scalette dei concerti, odio sentire il tuttologo di fianco che magari su smartphone elenca i pezzi manco fosse il quarto segreto di Fatima, preferisco scoprire la setlist al momento così da avere delle belle sorprese. Per fortuna la voce di Chuck Billy si sente alla perfezione (altre volte il mixer la teneva troppo bassa rispetto agli strumenti) e così possiamo notare lo stato di forma generale della band; un bulldozer sonoro che sciorina una mina dopo l'altra per sfruttare appieno il tempo a disposizione, proponendo sia pezzi recenti (Children of the Next Level, WWIII) che i grandi classici -Into the Pit- che delle vere e proprie chicche quali Return to Serenity e volendo pure Electric Crown. Che dire di Skolnick che con la solita perizia esegue un assolo dietro l'altro interagendo col pubblico e duettando di tanto in tanto con Petersen, di Chuck che durante le pause dal microfono elargisce palate di plettri o di Steve Di Giorgio che assieme a Chris Dovas provvede a fornire una sezione ritmica terremotante? La band sembra divertirsi davvero, del resto la risposta del pubblico italiano è là da vedere, locale sold out e mosh a manetta, un contatto continuo di sguardi e gesti con le prime file (su Native Blood il singer ha chiaramente mostrato orgoglio per le proprie radici pellerossa) e ilarità quando il singer indossa un copricapo a tema natalizio lanciato sul palco. Davvero un'esibizone da incorniciare per i Testament che come al solito non deludono... nemmeno da (semi)opener.

SETLIST TESTAMENT
1. D.N.R. (Do Not Resuscitate)
2. 3 Days in Darkness
3. WWIII
4. Children of the Next Level
5. The Formation of Damnation
6. Return to Serenity
7. First Strike Is Deadly
8. Low
9. Native Blood
10. Electric Crown
11. More Than Meets the Eye
12. Into the Pit


KREATOR
Ora l'atmosfera si fa cupa all'Alcatraz, e ciò è dovuto alla scenografia del palco più elaborata della serata, con demoni e cadaveri assortiti ad addobbare il palco: dopo i Kreator che, dopo l'intro semi-morriconiana, attaccano subito con la devastante Hate Uber Alles per una folla già eccitata oltremisura; sarà dura arrivare a fine serata ma il sottoscritto non cederà di un millimetro nonostante dalle retrovie continuino a piovere energumeni sul capo in quantità industriale. Quindi segue la sempre apprezzabile Phobia con manichini impiccati e le rodate spruzzate di fumo e quindi sull'intro di Coma of Souls Petrozza organizza un wall of death che deflagra nonostante gli spazi risicati per via del tutto esaurito di cui si è già accennato. La violenza sonora è totale, Ventor dietro le pelli è il solito schiacciasassi mentre Frédéric Leclercq non sta fermo un attimo fomentando gli astanti. Sami Yli-Sirniö, da buon nordico, è al solito più compassato, ma quello che esce dalle corde della sua chitarra no, e la violenta cavalcata di Hordes of Chaos lo dimostra chiaramente. Anche il singolo 666 - World Divided trova l'apprezzamento dell'intero locale che ne canta a squarciagola il ritornello (così come quelli di Hail to the Hordes, Satan Is Real e Strongest of the Strong, dedicata ai compagni di tour) a dimostrazione che la svolta verso una certa melodia rispetto ai primi lavori non è stata un azzardo, mentre una coppia di Violent Mind -la mascotte dei Kreator- fanno capolino sull'intro di Phantom Antichrist per sottolineare la teatralità dello show. Poi, chiaramente, sia Betrayer che Terrible Certainty ci riportano ai tempi d'oro del thrash primigenio e le mazzate volano come non mai; si chiude con una Pleasure to Kill che non fa prigionieri e noi, esausti, ci prepariamo all'ultimo gruppo di questa serata magica.

SETLIST KREATOR
1. Sergio Corbucci Is Dead/Hate Uber Alles
2. Phobia
3. Coma of Souls [intro]/Enemy of God
4. 666 - World Divided
5. Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
6. Hail to the Hordes
7. Betrayer
8. Satan Is Real
9. Mars Mantra/Phantom Antichrist
10. Strongest of the Strong
11. Terrible Certainty
12. The Patriarch/Violent Revolution
13. Pleasure to Kill
Apocalypticon [outro]


ANTHRAX
Quando si abbassano le luci viene proiettato un (fin troppo) lungo video con celebrità e musicisti vari che dichiarano il loro apprezzamento per gli Anthrax (tra cui un acclamatissimo Stephen King, Phil Anselmo, Randy Blythe, Mustaine, Steve Harris, Keanu Reeves ecc. ecc.) e un cartoon in cui la mascotte Not Man risorge e viaggia attraverso la discografia della band; quindi ci viene annunciato che "This is a journey into sound" e dopo una caotica intro cade il telone e si decolla con A.I.R.. Di fronte a me si materializzano Scott Ian e Frank Bello presto raggiunti da un allegro Joey Belladonna che dimostra fin da subito di essere in forma smagliante; la voce è perfetta e si sente nitidamente nonostante la potenza che sprigiona dagli strumenti. Setlist che guarda soprattutto al passato, con l'unica eccezione di Fight 'Em 'Til You Can't (che comunque ha già una decade sulle spalle). Il viaggio negli 80's è cominciato, come al solito i Nostri presentano delle cover (e quando parte il giro di basso di Got the Time è il delirio) ma è innegabile una certa staticità nella scaletta, o meglio, viene da chiedersi come mai gli statunitensi non attingano in maniera più varia dalla loro discografia; comunque non ci si può certo lamentare se ci vengono propinate delle Madhouse o I Am the Law da manuale. Per Frank Bello il tempo sembra essersi fermato, non invecchia mai -Jon Donais è molto più giovane ma non si direbbe- e sul palco ha l'energia di un ragazzino, Scott è sempre carismatico con i suoi bermuda e il pizzetto ("Do you like thrash metal?" chiede prima di attaccare con Metal Thrashing Mad) mentre Joey continua a scherzare e dialogare con la folla che lo acclama ogniqualvolta si protende verso la transenna. Dietro il drumkit Benante -che fortunatamente non salta l'appuntamento a differenza di troppe volte nel passato- fa faville e incendia ancor di più l'atmosfera con la sua doppia cassa e i tom tribali di Indians; la chiusura affidata a N.F.L. è il perfetto suggello a questa festa al termine della quale siamo tutti distrutti ma incredibilmente felici ed appagati grazie alle performance di questi tre Mostri Sacri del thrash. Concerto dell'anno!

SETLIST ANTHRAX
1. [intro]/A.I.R.
2. Got the Time [Joe Jackson cover]
3. Caught in a Mosh
4. Fight 'Em 'Til You Can't
5. Madhouse
6. Metal Thrashing Mad
7. Be All, End All
8. I Am the Law
9. Medusa
10. Antisocial [Trust cover]
---Encore---
11. Indians
12. Efilnikufesin (N.F.L.)


Una volta usciti dal locale ci fermiamo per incontrare le band mentre giungono giovinette seminude nonostante le temperature polari e ragazzotti che si mettono in fila per la trasformazione repentina dell'Alcatraz in discoteca; a questo punto ci viene intimato di spostarci dall'aiuola di terra di fronte ai tourbus "perché DI sì"[cit.] ma cionostante riusciamo a incontrare Sami Yli-Sirniö e Ventor per un autografo mentre Petrozza sale sul tourbus fingendo di essere al telefono -ti ho beccato Mille!- magari temendo che tutto quel movimento di ragazzini volesse molestarlo, invece eravamo in pochi coraggiosi a volerlo fermare... pazienza, del resto i ritmi di questo tour sono piuttosto estenuanti e non lo si può biasimare. Poi si ferma per un saluto e qualche selfie anche Alex Skolnick e infine passiamo una decina di minuti a parlare -anche in italiano- con un disponibilissimo e altrettanto umile Frédéric Leclercq cui diamo appuntamento alla prossima volta. Ora posso rincasare, saluto -ricambiato- il bus degli Anthrax che supero in tangenziale e sorrido conscio di aver vissuto una serata memorabile.



Halo
Mercoledì 25 Dicembre 2024, 15.45.34
3
Rosico per non esserci stato, ma per quest’anno il budget concerti era esaurito XD
Painkiller
Lunedì 23 Dicembre 2024, 8.18.12
2
Mi é dispiaciuto non esserci e si, spero che gli Anthrax diano una rinfrescata alla scaletta. Una Time, o keep it in the family, o Gridlock da POT non guasterebbero. Lo stesso dicasi dell’era Bush, Potter’s Field o refuse to be denied mi farebbero molto felice 🙂. Spero che il nuovo anno porti in dote un grande disco.
No Name
Domenica 22 Dicembre 2024, 23.56.07
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Per gli Anthrax i suoni erano mediocri peccato perché Belladonna era in gran tiro, intro troppo lunga era meglio aggiungere una canzone a quel punto, scaletta non soddisfacente uguale a migliaia di altre volte insomma una mezza delusione
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