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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Prostitute Disfigurement - From Crotch To Crown
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( 2691 letture )
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Ma che bello (e gustoso) il piatto offerto oggi in questa recensione!
Ho avuto la possibilità di degustare uno dei piatti tipici del menù del death mondiale, i redivivi Prostitute Disfigurement, che dopo ben sei anni tornano sulla scena senza tanti proclami ma con il solo intento di regalarci un altro album di death marcio e pregno di qualsivoglia schifezza. Per fortuna che sono tornati, i ragazzacci, perché dopo il breve scioglimento tra il 2008 e il 2010 il mondo del death metal underground sentiva bisogno di un loro nuovo disco. Probabilmente questa latitanza ha rischiato di farli cadere lievemente nel dimenticatoio, in mezzo al calderone delle meteore, ma ora finalmente ci siamo, pronti per un nuovo capito e bando alle ciance! Chi li aveva dimenticati ricarichi la grigia parte cerebrale; per i novelli che si avvicinano agli olandesi per la prima volta sarà piuttosto facile tirare le somme, concretizzate nelle tipiche frasi “che figata”, oppure “solita accozzagli di riff inutili”, “bravi ma preferisco i Probioticmuscular fucking ipersidis”. Per tutti gli altri che li seguono dagli albori, come il sottoscritto, si tratta di un’araba fenice che prende le proprie fiamme immortali all’interno di Left In Grisly Fashion, le articola in un groviglio schizofrenico come successe su Descendants of Depravity e le regala a noi con più groove e meno follia cieca. Fattore invecchiamento, forse?
Un passo alla volta, con calma, e non spingete perché c’è da dire molto altro; non iniziamo dunque a polemizzare sul meglio, sul peggio o su altre futili quisquilie. Innanzitutto, la formazione ha subito un ”leggero” cambiamento, lasciando superstiti solamente il frontman Niels ed il bassista Patrick a portare avanti la baracca. I nuovi innesti praticati in questa occasione sono di alto rango, anche se al momento della recensione i componenti che hanno registrato il disco sono già cambiati. Sottolineiamo tra le altre cose la dipartita di Danny Tunker, il quale è entrato in pianta stabile nei cugini Aborted, lasciando il posto vacante a Marjin Moes, che suona attualmente con Toxocara ed è stato parte dei The Monolith Deathcult registrando quel capolavoro di Triumvirate: mica roba da tutti i giorni! Questo aspetto necessita di essere sottolineato poiché per sopperire ad una perdita importante bisogna assolutamente cercare qualcuno all’altezza, operazione chea conti fatti è riuscita perfettamente: il bilancio che emerge ascoltando From Crotch to Crown è quello di album solido, ragionato e dinamico, con molte frecce al suo arco, combinate con qualche piccolo che poteva essere facilmente evitato, ragionando a posteriori. Meglio raccontare subito del lato positivo di questa quinta fatica dei Prostitute Disfigurement, ovvero il groove dinamico e coinvolgente che si percepisce chiaramente in ogni composizione, il dinamismo e la variazione di tempi copiosa. Queste, sopra ogni altro aspetto, sono le "novità" che sono sbocciate prepotentemente dopo sei lunghi anni. A dispetto delle caratteristiche di un ottimo album quale Descendants of Depravity, più intricato e cervellotico, oggi ci troviamo di fronte ad un lotto di canzoni che funzionano sin dal primo ascolto, riuscendo ad entrare nella mente senza difficoltà. Under the Patio è l’esempio più lampante, seguita a ruota dalla title track e dalla riuscitissima e indimenticabile Dismember The Transgender. La compattezza ed il taglio retrò sono ancora riscontrabili in molteplici passaggi (Glorify Throught Cyanide),rimanendo però costantemente nell’ombra del nuovo flusso vitale. Il legame con quel puzzolente gioiello chiamato Descendants of Depravity vive ancora nelle fondamenta di From Crotch to Crown, segno di continuità e volontà di rimanere fedeli ad un suono collaudato e strutturato. Le band a cui ci si può riferire come paragone sono i Cannibal Corpse più moderni, i Severe Torture e tendenzialmente i Putrid PileSuffocation, ispirazione primordiale dei nostri, rimangono ora in un angolo, in favore di un tecnicismo meno protagonista per fare spazio ad un riffing più catchy: perfino gli Slayer compaiono in molteplici occasioni, ed è tutto dire! Ora vi siete fatti una visione chiara e cristallina?
Adesso guardiamo i punti dolenti, da un’angolazione diversa. Probabilmente gli anni di distanza dalla scena, l’essere tornati sul mercato lasciandosi alle spalle la maggior parte di quanto creato nel proprio passato ha tracciato un solco netto, una separazione quasi risulta incolmabile. I Prostitute Disfigurement oggi sono branco di musicisti che hanno perso il vero "tocco magico", il quid del disco davvero ottimo, fornendoci un album che, per quanto buono, spaccaossa e tagliente, risulta essere privo del fattore personalità che una volta contraddistingueva il loro sound e li rendeva a loro modo unici nel genere. I testi e le cover splatter ci sono ancora, ed è un trademark che di certo non può perdersi per strada; solo, rimane l’unico collegamento tangibile tra questo nuovo corso ed i fasti di una decade fa. È come assistere ad una formattazione in diretta del vostro computer e dovergli reinstallare sopra tutti i programmi; checché se ne dica risulterà sempre diverso rispetto a prima.
Quesito del giorno: avevamo bisogno nel 2014 di un nuovo album targato Prostitute Disfigurement? Credo proprio di sì: come detto precedentemente, il mercato sentiva la mancanza di questa band, anche se sono riusciti "solo" nell’aver creato un ottimo disco a metà. Escono vincitori a prescindere con un nuovo stile di comporre, una nuova formazione e la certezza di poter far godere di quaranta minuti di goliardia in salsa barbecue abbondantemente abbrustolita su ceneri umane ai loro ascoltatori. Il tutto risulta essere un passo avanti e due indietro, lungo quel cammino che vi porta a provare dolore sulla forca per incoronarvi, infine, sul patibolo al pubblico giudizio.
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8
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Buon disco di un gran gruppo ma concordo con gli altri, il meglio lo hanno dato a inizio carriera, il mio preferito resta deeds of derangement, brutal diretto e cazzuto con influenze slayeriane, vociona gutturale che più non si può e riffing trascinante, i divertenti testi gore sono un vero spasso, Dismember the transgender fa rotolare dalle risate, alla faccia dei perbenisti moderni con le loro cazzate gay woke. Spero vengano recensiti anche Deeds of derangement, Embalmed madness e Left in grisly fashion. |
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7
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volevo ascoltare i probioticmuscolar fucking ipersidis ma non hop trovato niente . ritorneranno nel 2019 e il nuovo singolo spacca . |
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6
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concordo con voi... il meglio lo diedero pre-scioglimento.... left in grishly fashion rimarrà sempre il migliore sotto molteplici aspetti.... sono tornati solo che hanno perso la verve.... diamogli tempo magari il vecchio suono rozzo e marcio tornerà..... credo che come dice mr. freddy nel primo commento...rimangono comunque sopra la media delle uscite quotidiane! |
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5
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D'accordo con Krendur, io preferisco Deeds..su tutti, buiiii buiiiii.....il cantante si esprime come me alle feste della birra.... |
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4
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continuo a preferirli nella prima fase di carriera... cioè quando erano ancora più diretti virulenti & fogneschi, secondo & terzo album rimangono i miei preferiti; sopratutto "left in grisly fashion" (registrazione ad hoc per i miei gusti) |
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3
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No vabbè, "Dismember the Transgender" mi trova pienamente d'accordo, è uno dei titoli più geniali che abbia mai sentito! Merita un ascolto. E ottima recensione |
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2
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Questa recensione come le altre che ho letto sul web non mi fanno sperare per il meglio; già il precedente disco mi aveva lasciato perplesso per via di un livello compositivo altalenante, ora i giudizi lievemente positivi sul nuovo… insomma, le mie aspettative sulla band si sono ridotte al minimo. P.S. A proposito di Marjin Moes dico che i The Monolith Deathcult, per quanto mi riguarda, sono sopravvalutati. |
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1
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Innanzitutto ottima recensione. Non ho sentito il disco in modo approfondito (è nella mia lista di cose da spulciare per bene non appena sarò libero dalla maturità), ma un paio di giri ce li ho dati: sostanzialmente mi trovo d'accordissimo con il giudizio di Andrea, è un album davvero solido e soddisfacente (superiore alla media) e fa molto piacere constatare che i nostri sono ancora in forma; però non raggiunge il livello di quando erano più vicini al brutal (aaaah, quando Niels grugniva come un maiale), e nello specifico parlo dell'ottimo Deeds of Derangement, né del precedente Descendants che seppur non rivoluzionario trovo un lavoro eccellente, quasi un capolavoro, che ancora oggi ascolto piuttosto spesso. Secondo me la cosa che si sente più di tutte è la mancanza delle loro melodie psicotiche che davano un taglio alquanto personale pur non essendo di per sé innovative: anche i riff non hanno il tiro da paura di pezzi come She's Not Coming Home Tonight o Torn in Bloated Form. Tutto sommato, bentornati Prostitute Disfigurement, auspico un ritorno agli elevati livelli del passato (ma anche così va molto bene), e ancora bravo Andrea! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Only Taste For Decay 2. Battered To The Grave 3. Crowned In Entrails 4. Dismember The Transgender 5. Under The Patio 6. From Crotch To Crown 7. Glorify Through Cyanide 8. Set Forth To Annihilate 9. Compulsive Beheading Disorder 10. Reduced To Stumps
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Line Up
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Niels Adams (Voce, Basso) Frank Schiphorst (Chitarra) Martijn Moes (Chitarra) Patrick Oosterveen (Basso) Michiel Van der Plicht (Batteria)
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