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The Neal Morse Band - The Grand Experiment
( 4653 letture )
Inserito con merito tra gli album più interessanti del 2015, The Grand Experiment, milionesima pubblicazione del maestro Neal Morse, è un lavoro di pregevole fattura che rappresenta una ulteriore conferma dell’enorme talento che, tra alti e bassi, da sempre popola il progressive, ma soprattutto di chi, questo mondo, lo ha reso ancora più bello. Si tratta, infatti, di un vero piacere per le orecchie rivolte a questo genere di musica.
Vi confesso che l'attesa per questo disco mi ha davvero consumato. Non vedevo l'ora di farlo girare nel mio fedele lettore cd e di cancellare dalla mente la delusione seguita all'ascolto del controverso Songs From November uscito appena un anno prima. Fortunatamente l'attesa è stata premiata.
Registrato in pochissimo tempo (non si direbbe, vista la cura di ogni particolare), The Grand Experiment, come spiega lo stesso Morse, non è altro che il risultato del contributo di menti geniali al servizio della nobil causa. Ciò che dovrebbe davvero sorprenderci, ma non troppo, vista la strabiliante capacità compositiva dei singoli membri della formazione di cui si avvale il nostro idolo, è la totale assenza di idee al momento dell’ingresso in studio, situazione inusuale confermata dallo stesso promotore della band, che ha portato i componenti a collaborare non soltanto nella fase esecutiva ma anche in quella creativa. Ed è proprio la mancanza di materiale solo da confezionare e da posizionare negli scaffali che stuzzica l’inventiva e porta gli uomini a cimentarsi in grandi esperimenti. “Avanti ragazzi, entrate! Ho bisogno del vostro aiuto! Le idee sono finite e non vorrei autoplagiarmi!”. Saranno state queste le parole del vecchio Neal, in sede di ingresso negli studios? Probabile. La richiesta di aiuto, però, è stata una grande soluzione per limiti compositivi che, dopo anni di attività, non potevano non presentarsi.
Ma cosa ci si deve aspettare da questo The Grand Experiment? L'influenza di Morse ha preso il sopravvento o c'è un giusto equilibrio di stili ed esperienze? Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso. Prima di tutto, si riducono i “copia e incolla” regalatici dal californiano negli ultimi anni della sua lunga carriera. Questo album ha il pregio di non suonare troppo alla Neal Morse ma alla Neal Morse Band. Abbiamo quindi un bilanciamento compositivo che cambia decisamente le carte in tavola.
Ricordo la line-up, in modo da renderci conto del tasso tecnico e della storia presente: oltre al già citato Neal, notiamo l'ormai insostituibile compagno d'avventure Mike Portnoy, Randy George (già presente in cinque album di Morse e session-man per grandi nomi come Paul Gilbert e Steve Hackett), Bill Hubauer e la new entry alle sei corde Eric Gillette che, come vedremo, è il jolly giocato in questa mano.
Riproducendo i soli cinque brani presenti in questa fatica, noteremo che si torna al progressive per la felicità di molti, riducendo il già citato Songs From November ad una semplice boccata d'aria AOR. E che progressive! È un viaggio lungo quanto la storia del genere stesso, nel quale si potranno incontrare vecchie e nuove glorie, riferimenti alle attuali e passate esperienze di tutti i membri del gruppo come Transatlantic, Flying Colors, Dream Theater e Spock`s Beard (band identificativa di Neal Morse e che consiglio a tutti coloro che vogliono scoprire la sua arte). Grazie alla title-track e al suo riff potremo anche respirare del sano hard rock.
In The Grand Experiment, inoltre, c'è tutto ciò che un amante della chitarra vorrebbe ascoltare. Gillette dimostra di avere ampia padronanza delle varie tecniche sul suo strumento. Il ragazzo ha tocco, precisione, gusto ed un sound oggettivamente da paura. La scuola “petrucciana” è evidente ma non invasiva. Infine, impossibile non lodare il grande lavoro alla batteria di Portnoy. Vediamo con sollievo che l'abbandono dei Dream Theater non lo ha rammollito, anzi, lo ha fortificato e migliorato. Peccato che non abbia ancora accantonato il canto.
Se l’aspetto puramente tecnico ci lascia dormire sogni tranquilli, cosa possiamo dire dei testi? Beh, la forte fede cristiana che riempie lo spirito di 4/5 della band (Portnoy è l’unico non credente e ciò non ci stupisce affatto) e l'ormai noto processo di conversione che sta impegnando Morse hanno inciso parecchio sulla stesura delle liriche, rendendole profondamente personali. Tutti i brani, quindi, sono lodi al Signore, se così si può dire.

Leave it all behind you
Time to let it go
free the chains that bind you
Let your heart go and follow the call
(The Call)


Ecco il coro d'apertura del disco. The Call, traccia che la dice lunga su chi è oggi Neal Morse dopo la “chiamata” ricevuta da Dio.

Fortunatamente, nonostante i contenuti religiosi che ci spingono a ragionare per “luoghi comuni”,The Grand Experiment non è un disco moscio, ma rock come Dio comanda.
Il prodotto è di altissima qualità, mai banale e, cosa piuttosto rara per un’opera prog, piace al primo ascolto. Riproducendo l’album, ci si accorge essenzialmente di due cose: è piuttosto vario e fila via che è una bellezza senza mai annoiare.
Durante il processo di ascolto, arrivati alla numero quattro Agenda, potrà capitarvi di avere uno sbalzo d’umore che disturba il “viaggione”. È ciò che è capitato a me, ma non ci è voluto troppo tempo per apprezzare anche questa breve variazione di percorso. Potremmo quasi definirla una salutare “sosta all’autogrill” prima di tornare a macinare chilometri. Il brano in questione ha una simpatica natura pop/rock che, a causa della netta differenza di genere, spacca in due la track-list ed introduce alla meravigliosa suite di oltre venti minuti Alive Again (registrata in tre giorni), d’ascoltare tutta d’un fiato. Un pezzo così completo lo desideravo da anni!
Regalo apprezzatissimo dai collezionisti è l'uscita di una “special edition” che contiene un cd bonus con altri tre inediti (da tenere in grande considerazione New Jerusalem) e due tracce live (The Creation e Reunion). Regalo fino ad un certo punto però, visto che l'etichetta ci ha fregato alla grande costringendoci a spendere qualcosina in più per dei brani che avrebbero potuto comodamente stare nel cd base.

La classica frase è pronta: L'esperimento è perfettamente riuscito. L'opera migliore di Morse? Forse si e forse no. È sicuramente musica meno complicata e più spontanea, ma suonata divinamente. Secondo un mio modestissimo parere, tutto ciò che riguarda Neal Morse è la vera alternativa ai Dream Theater per chi non ascolta il gruppo di Long Island dalla pubblicazione di Six Degrees of Inner Turbolence. Lo consiglio a tutti, anche a chi non va a messa dalla prima Comunione o dalla Cresima.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
82.06 su 16 voti [ VOTA]
DEEP BLUE
Sabato 12 Ottobre 2019, 20.34.39
9
Gran bel disco, tuttavia consiglio di ascoltare i progenitori degli anni 70 che a dire il vero sono piu' innovativi e piu' progressivi di questo signore
Enry Crave
Martedì 9 Gennaio 2018, 19.24.25
8
Assolutamente d'accordo con chi ha commentato dicendo che inserendo "New Jerusalem" al posto dell'insipida "Agenda" quest'album sarebbe stato praticamente perfetto! Cmq "Alive Again" è diventata istantaneamente la mia suite preferita, subito seguita da "Trial of Tears" dei Dream Theater
Julio
Lunedì 9 Gennaio 2017, 23.16.06
7
Album splendido....ma quando recensite The Similitude of a Dream, che è ancora meglio?
Flavio
Lunedì 10 Ottobre 2016, 22.10.13
6
Album stupendo, anche per la sola Alive Again. Impressionante come Morse non sbagli un colpo ( Transatlantic compresi ).
Lo Struzzo
Lunedì 31 Agosto 2015, 16.13.49
5
@Enry: in quel caso, però, avrebbero dovuto modificare la tracklist. New Jerusalem è giustamente un brano di apertura e, forse, anche per questo inserito nel secondo disco come numero 1. Di sicuro avrebbe dato maggior qualità.
Enry
Lunedì 31 Agosto 2015, 13.50.10
4
@Lo Struzzo: diciamo pure che se avessero messo l'ottima "New Jerusalem" al posto di "Agenda" il voto globale sarebbe minimo da 95!
Lo Struzzo
Lunedì 31 Agosto 2015, 8.35.25
3
@Enry: purtroppo non ha preso un voto superiore a causa di Agenda, fermo restando che la citata traccia sarebbe stata ultra decantata in altre uscite mediocri (non di Morse).
ayreon
Domenica 30 Agosto 2015, 22.05.14
2
concordo,ascoltatevi anche la cover di "mc arthur's park",un bignami di tutto quanto è stato visto e sentito sul prog.morse ,e sai cosa compri
Enry
Domenica 30 Agosto 2015, 12.55.20
1
A parte la trascurabilissima Agenda questo album è da 10 e lode, assolutamente splendido!
INFORMAZIONI
2015
Radiant Records
Prog Rock
Tracklist
CD1
1. The Call
2. The Grand Experiment
3. Waterfall
4. Agenda
5. Alive Again

CD2
1. New Jerusalem (Freedom Is Coming)
2. Doomsday Destiny
3. MacArthur Park
4. The Creation (Live from Morsefest)
5. Reunion (Live from Morsefest)
Line Up
Neal Morse (Voce, Tastiere, Chitarre)
Eric Gillette (Chitarre, Voce)
Bill Hubauer (Tastiere, Voce)
Randy George (Basso, Voce)
Mike Portnoy (Batteria, Voce)
 
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