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26/04/25
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Volbeat - Rock the Rebel / Metal the Devil
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16/08/2016
( 2681 letture )
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A distanza di soli due anni dall'ottimo esordio, intitolato The Strenght / The Sound / The Songs, i danesi Volbeat si ripresentarono sul mercato con Rock the Rebel / Metal the Devil, che rimane a tutt'oggi uno dei loro album migliori, probabilmente secondo al solo Guitar Gangsters & Cadillac Blood: pur non variando granché la formula compositiva, che faceva nuovamente leva sul bizzarro, ma estremamente coinvolgente incrocio fra heavy/thrash metal di stampo classico (debitore in particolar modo dei Metallica) e linee vocali rockabilly (!), i danesi migliorarono quanto di buono presente sul primo full-length, mostrando a tutti che non erano una band da un album e via; questo secondo lavoro, che andremo ad analizzare a breve in modo dettagliato, proiettò definitivamente il quartetto di Copenhagen nella cerchia delle band che contano, nella quale sono rimasti per tutti questi anni, a dispetto di un paio di album che hanno mostrato qualche segno di stanchezza compositiva. Nel 2007, tuttavia, l'istrionico frontman e compositore Michael Poulsen era nel pieno delle sue forze e, coadiuvato dai compari di avventure, produsse questo delizioso Rock the Rebel / Metal the Devil, nel quale era nuovamente ben evidente l'amore dei nostri tanto per il metal, quanto per gli anni 50.
Le danze sono aperte da The Human Instrument, un perfetto esempio dello stile dei Volbeat: riff metal tutto sommato piuttosto semplice, melodie vocali che fanno il verso al vecchio Elvis Presley, qualche accelerazione e l'immancabile tocco che non ti aspetti, che in questo caso consiste in una chitarra hawaiana; si tratta di una traccia d'apertura ideale, ancorché non fra i brani più brillanti del disco, dei quali fa invece sicuramente parte Mr and Mrs Ness: le caratteristiche sono simili a quelle della traccia numero uno, ma in questo caso il brano convince di più, anche per merito di parti soliste meglio riuscite. L'amore del gruppo danese per la melodia e la semplicità emerge con prepotenza in The Garden's Tale, dove Poulsen è autore di una delle migliori prove al microfono; se però preferite i brani più tipicamente metal che questi ragazzi hanno da offrire allora dovete indubbiamente virare su Devil of the Blue Cat's Song, animata da una strofa ai confini con il thrash metal dal punto di vista squisitamente musicale e da una ulteriore, brillante interpretazione del frontman. Non tutti probabilmente ameranno questo insolito misto di anni 50 ed anni 80/90, se non hanno mai avuto modo di ascoltarlo, ma è indubbio che la ricetta abbia il suo perché e regali divertimento. Non poteva mancare l'omaggio al grande Johnny Cash, che qui si concretizza con Sad Man's Tongue, uno dei brani più famosi della discografia della band, che dal vivo viene frequentemente introdotto da una cover di Ring of Fire, dello stesso Cash: la parte introduttiva è un brano country in piena regola, con tanto di interpretazione da vecchio cowboy della prateria da parte di Poulsen, poi il gruppo si scatena tornando a suonare il suo abituale mix di metal e rock 'n' roll, nobilitato anche da un bell'assolo. Si continua il viaggio attraverso questo bell'LP con River Queen, in assoluto uno dei più tipicamente metal del disco ed indubbiamente, anche per questo, uno dei migliori, con una parte ritmica nuovamente semplice, ma nuovamente molto efficace ed incisiva. Proprio la semplicità e l'impatto, del resto, sono fra i segreti del successo dei Volbeat. Risulta forse un po' meno riuscita Radio Girl, a dispetto di un paio di cambi di ritmo intriganti, motivo per cui apprezziamo la carica vagamente punk che anima A Moment Forever, dove la batteria di Jon Larsen pesta davvero duro; il groove la fa invece da padrone su Soulweeper #2, dove non a caso è l'intera sezione ritmica a mostrare di cosa è capace. Si chiudono le danze con You or Them, altra valida commistione di heavy classico e melodie retrò e con Boa(djm), altro brano da introdurre fra i top di Rock the Rebel / Metal the Devil, grazie ad una parte ritmica di chitarra davvero fantastica.
Come detto, non siamo ancora ai livelli del terzo, splendido album, da sempre uno dei momenti più importanti per un gruppo e che, non a caso, i Volbeat non avrebbero fallito. Rock the Rebel / Metal the Devil, tuttavia, resta un lavoro validissimo e dannatamente divertente, che consolidò la fama e lo stile del quartetto danese, facendo comprendere a molti fan come due generi apparentemente inconciliabili potessero invece sposarsi benissimo. Il più grande merito del gruppo, in fondo, è probabilmente proprio questo! E, a dispetto di alcuni brani sottotono e qualche sbavatura, il disco merita decisamente svariati ascolti.
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2
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Hai ragione, grazie della correzione  |
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A proposito: anche se non accreditato, qua ci suonò Franz "Hellboss". E non Thomas Bredahl.. 🧐 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Human Instrument 2. Mr. & Mrs. Ness 3. The Garden's Tale 4. Devil or the Blue Cat's Song 5. Sad Man's Tongue 6. River Queen 7. Radio Girl 8. A Moment Forever 9. Soulweeper #2 10. You Or Them 11. Boa(DJM)
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Line Up
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Michael Poulsen (Voce, Chitarra) Franz "Hellboss" Gottschalk (Chitarra) Anders Kjølholm (Basso) Jon Larsen (Batteria)
Musicisti Ospiti Johan Olsen (Cori nella traccia 3) Jacob Hansen (Cori nelle tracce 6 e 9) Anders Pedersen (Chitarra hawaiana nelle tracce 1 e 3) Martin Paggaard Wolff (Chitarra acustica nella traccia 5) Ron Sinclair (Banjo nella traccia 5)
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RECENSIONI |
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