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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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10/07/2018
( 1308 letture )
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I Moonreich, quintetto transalpino nato nel 2008, giungono con il presente Fugue alla quarta prova su lunga distanza, seconda per Les Acteurs De L’Ombre Productions dopo il precedente e convincente Pillars Of Detest, datato 2015. Caustico e furente, il loro black metal è un disegno organico di griglie ritmiche quasi industrial, profilate dall’azione di immani forze cosmiche in perenne accelerazione, dalle cui fitte maglie traspare la sagoma di un leviatano post metal che si ciba della densa materia sonora attorno a sé e rigurgita spirali di scurissima antimateria space-doom.
L’album ruota musicalmente e tematicamente attorno alla iniziale suite in due movimenti Fugue, polo gravitazionale su cui insiste un sistema planetario complesso e diversificato. L’attacco della prima parte della fuga, intitolata Every Time She Passes Away, delinea perfettamente le coordinate stilistiche dei Nostri: su un tappeto di devastante blast beat si innesta un riffing black muscolare, a tratti elastico come il meshuggismo groove di album come Nothing, mentre lo scream quasi hardcore del nuovo frontman L. violenta il ricco disegno armonico complessivo. Il secondo movimento, Every Time The Earth Slips Away, vara un mid tempo di stampo neurosisiano che si inabissa in acque profonde, vibranti di una voce arcana e sinistra e rese opalescenti dalla luce progressive irradiata dagli arpeggi della sei corde; pian piano la colonna d’acqua sopra di noi si fa meno pesante e le profondità si animano della polifonia vitale della barriera corallina, della fame cieca dello squalo così come della ieraticità sospesa della manta. Nei suoi diciassette minuti complessivi il brano è un mirabile saggio di paesaggismo post-black in grado di utilizzare una tavolozza di colori ampissima, dal nero più impenetrabile alle trasparenze più cristalline. With Open Throat For Way Too Long apre la seconda parte dell’album con un up tempo black spaccaossa, che successivamente squadra in un andamento tra post metal e alternative vicino ai Gojira, slabbrato da improvvise sfuriate dissonanti. La chiusura è affidata a una splendida coda strumentale dal profilo armonico, quasi bachiano nell’utilizzo delle alterazioni che modulano continuamente il centro tonale. La successiva Heart Symbolism è invece un pezzo di puro swedish death-black con una vocazione anthemica, che ripercorre con eccellenti capacità esecutive, ma minore ispirazione rispetto a quanto ascoltato sin qui, il sentiero tracciato dagli In Flames. In Rarefaction si torna dalle parti di un black aggressivo, sciorinato su un andamento in 12/8 spiazzante che via via sviluppa complesse poliritmie imprigionate in stanze di riffing gommoso e stordente; nella complessità di scrittura ritmica e nella frammentarietà generale il brano ricorda la scrittura frastagliata, per “cellule di senso”, dei Klone di All Seing Eye. Carry That Drought Cause I Have No Arms Anymore è un pezzo ancora una volta groove nella struttura complessiva, ma pervaso da un senso di epicità norrena nel riffing e nel gusto contrappuntistico degli arpeggiati. In chiusura The Things Behind The Moon riprende le movenze dell’iniziale Fugue slegandole in una fluida esposizione che tocca lidi black, post metal e doom, fino a lambire l’Ihsahn solista più progressive e intriso di lirismo.
Fugue è un album allo stesso tempo immediato e complesso, lungo il quale i Moonreich dispiegano tutto il loro armamentario compositivo e tecnico plasmando un suond evoluto, personale e maturo. Ciò appare particolarmente evidente nei brani dal minutaggio più elevato (la suite d’apertura e The Things Behind The Moon) in cui la narrazione viene dilatata esaltando quell’afflato “descrittivo”, quella propensione ad affrescare un paesaggio sonoro, che sembra essere un tratto distintivo della via francese al black metal. La produzione, estremamente moderna nella scelta dei timbri e nel missaggio complessivo, esalta la dinamica strumentale ma risulta un filo penalizzante nell’impatto raw che viceversa garantiva al precedente Pillars Of Detest un’aura oscura e sofferta. Lo scarto nel songwriting, tuttavia, premia sicuramente il presente capitolo della discografia di una band che sta crescendo esponenzialmente e che si accredita come uno dei nomi di punta del black transalpino.
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Album molto interessante, come ogni cosa uscita da LADLO. Notevole salto di qualità. |
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INFORMAZIONI |
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Les Acteurs de L’Ombre Productions
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Tracklist
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1. Fugue Part I: Every Time She Passes Away 2. Fugue Part II: Every Time The Earth Slips Away 3. With Open Throat For Way Too Long 4. Heart Symbolism 5. Rarefaction 6. Carry That Drought Cause I Have No Arms Anymore 7. The Things Behind The Moon
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Line Up
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L. (Voce) Weddir (Chitarra, Voce) Sinaï (Chitarra) Siegfried (Basso) William P. (Batteria)
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RECENSIONI |
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