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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Stargazery - Eye on the Sky (Reissue)
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22/06/2019
( 1299 letture )
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Non tutte le ciambelle riescono col buco. Anche se hai una ricetta vincente, già sperimentata ampiamente e che ha spesso regalato grandi soddisfazioni a chiunque abbia poi goduto del risultato finale. Neanche se gli ingredienti ci sono tutti e sono tutti di qualità. Neanche se lavori con strumentazione di prim’ordine e con tutto il tempo e la calma del mondo. Neanche se sei un cuoco o un pasticcere esperto. Purtroppo, la verità è che qualcosa può rovinare il piano perfetto e tu ti ritrovi con un robo strano dal sapore indefinito e dalla consistenza di un vecchio pneumatico tubolare. Purtroppo, a quel punto non ti resta che buttare tutto e ricominciare da capo. La sensazione che si prova ascoltando Eye on the Sky, album di debutto dei finlandesi Stargazery, uscito originariamente nel 2011 e ristampato ora dalla Pure Steel Records con l’aggiunta di una bonus track, è esattamente quella che potrebbe provare chi, nella speranza di soddisfare la propria gola con una golosissima ciambella appena sfornata, dall’aspetto invitante e calda di forno, si trovasse a masticare un blocchetto di gesso che ti si pianta nella cavità orale e non va né su né giù.
Come dicevamo, le carte in regola per regalare ottime sensazioni agli ascoltatori, ci sono tutte. Partiamo infatti da una formazione non alle prime armi, con un cantante che ha militato anche nei gloriosi MSG di Michael Schenker e che aveva già realizzato un singolo quattro anni prima. Arriviamo quindi agli ingredienti: già dal monicker prescelto si capisce come la band finlandese non faccia mistero di richiamarsi ai Rainbow di Ritchie Blackmore e in effetti il cantato di Jari Tiura si cala a mille nella parte di un novello Ronnie James. Peccato che di Ronnie James ce ne sia stato uno solo e tutti gli altri non siano che imitatori, più o meno bravi e, se vogliamo dirla fuori dai denti, Tiura non rientra tra quelli bravi, pur con un’ugola decisamente fuori dal comune. Altro elemento è senz’altro l’heavy oscuro ed evocativo dei Black Sabbath ottantiani, che vengono peraltro omaggiati con la cover di Headless Cross. Siamo quindi al cospetto di un album di rocciosissimo heavy, nel quale chitarra e tastiera si rubano la scena, lasciando spazio solo al cantato di Tiura naturalmente impostato su tonalità molto alte ed enfatiche, con ampio spazio lasciato alla melodia e ai cori, al limite del pomp metal/AOR stile Europe. Il tutto purtroppo suona dannatamente ridondante e privo di grazia e leggerezza, al punto che davvero sembra di ritrovarsi con una colata di glassa di zucchero in bocca che toglie il respiro. Oltretutto, le melodie risultano tutt’altro che convincenti e si rivelano invece drammaticamente stereotipate e strasentite, sovracantate da Tiura, che non fa nulla per rendere questo malloppo appena più digeribile e che invece aumenta appena può il peso del tutto, esagerando sempre col pathos e rivelando peraltro un controllo della propria potenza piuttosto carente, con note calanti e acuti inutili e ridondanti. In questo, la cover di Headless Cross, nel quale il cantante vuole a tutti i costi superare Tony Martin sul campo dell’estensione e della potenza, risulta rivelatrice dell’imparità del cimento. Verrebbe da dire, molto rumore per nulla. In questo marasma di sconfortante assenza di buon gusto, la zattera che salva il tutto dal naufragio è l’ottima prestazione di un Pete Ahonen decisamente in palla con la sua sei corde. Emulo più che degno del duo Blackmore/Malmsteen, il chitarrista rinforza la schiera di ottimi chitarristi nordici, da Jon Norum a Ronnie LeTekro, sciorinando riff non particolarmente intricati, ma assolutamente perfetti per le necessità e assoli di qualità a profusione. Si potrebbe dire la stessa cosa per il suo contraltare ai tasti d’avorio, ma a Marco Sneck non si può non rimproverare una scelta di suoni così drammaticamente ancorata agli anni 80 da risultare allo stesso tempo commovente e del tutto insopportabile. Diventa del tutto inutile a questo punto infilarsi in una descrizione puntigliosa delle canzoni contenute in Eye on the Sky: l’iniziale Dying col suo doppio assolo incrociato di chitarra e tastiera dice già più o meno tutto, con Puppet on a String gradevole per il ritornello, I Am the Night con la chiusura di Tiura che clona Klaus Meine, la più veloce e doppiopedalata Eye on the Sky con tanto di archi sintetizzati e pregevole assolo malmsteeniano che ci porta alla canzone forse migliore del lotto, How Many Miles, non fosse per il clone del riff di Gutter Ballet che la apre, ma finalmente dotata di un ritornello riuscito per quanto strasentito, con le rullate di Jussi Ontero che clonano la Straight Through the Heart dei DIO. Tutti i limiti interpretativi di Tiura si confermano sulla ballad Everytime I Dream of You, classico pezzo spezzacuore. Per il resto il disco mantiene del tutto le stesse caratteristiche che nel bene e nel male lo hanno caratterizzato fino a questo punto. Unico elemento di “novità” rispetto alla scaletta originale è la bonus track Rescue Me, che già dalla qualità audio appare in tutto e per tutto uno scarto da demo: pezzo nella media dell’album, vagamente rimembrante la Rising Force di Yngwie Malmsteen -ancora lui.
Prendendo i singoli elementi che compongono Eye on the Sky, sembrerebbe che il risultato finale non potesse che essere tutto sommato almeno piacevole. Purtroppo, le cose non stanno così. L’album è pesante, stopposo, noioso e prevedibile, affatto aiutato dall’interpretazione del cantante e per niente salvato dalle scelte melodiche. Unico punto di reale forza è costituito da Pete Ahonen, competente e valido chitarrista dalla tecnica fluida e votata allo stile neoclassico. Poco da aggiungere: si tratta senza dubbio di musicisti di buono spessore, che conoscono il mestiere e sanno come si costruisce un album del genere, magari anche con qualche momento godibile, ma la necessità di questa ristampa risulta perlomeno dubbia. Se siete fan dei gruppi citati, purché di bocca buona e robusto appetito, potete anche provare a rodere questo Eye on the Sky e chissà che qualcosa non vada a soddisfare le vostre voglie. Altrimenti, c’è davvero di meglio in giro.
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2
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Album bellissimo che sto ascoltando parecchio.. canzoni con grande personalita’... recensore vai a pannocchiette |
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1
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Non date retta alla recensione, che trovo esageratamente negativa.
E’ un album veramente bellissimo che va ascoltato più volte.
Voto 85 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dying 2. Puppet on a String 3. I Am the Night 4. Eye on the Sky 5. How Many Miles 6. Everytime I Dream of You 7. Judah (The Lion) 8. S.O.S 9. Jester of Kings 10. Headless Cross 11. Rescue Me (bonus track)
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Line Up
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Jari Tiura (Voce) Pete Ahonen (Chitarra, Cori) Marco Sneck (Tastiera) Jukka Jokikokko (Basso, Cori) Jussi Ontero (Batteria)
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RECENSIONI |
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