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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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16/07/2019
( 1093 letture )
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Il solito gruppo scandinavo che tenta di riproporre lo sleaze/glam di fine anni 80? No, perché i Sandness non vengono da così a nord bensì dal Trentino. Sarcasmo squallido a parte, la loro inizia ad essere una carriera di tutto rispetto dato che sono arrivati a pubblicare il terzo LP dopo il debutto Like an Addiction (2013) e Higher & Higher (2016), usciti per l'etichetta Sleaszy. Sotto l'egida della Rockshots (sintomo che la strada è sempre più in discesa) arriva Untamed. Però c'è sempre un però, poiché il disco ha un difettuccio mica da niente! Pur avendo un'idea di fondo ben definita manca di una certa linearità e compattezza. Tendenzialmente la pecca riguarda la prima parte, in quanto sulla seconda s'inizia ad intravedere una certa fermezza nel realizzare tracks hard rock abbastanza catchy tendenti al pop ed in alcuni frangenti al punk.
Insomma alla lunga ci si diverte ma le perplessità rimangono su potenziali singoli di punta come Life's a Thrill e Tyger Bite, i quali sottolineano la volontà di comporre pezzi commerciali senza troppe pretese, magari seguendo gli insegnamenti in fatto di refrain di una band come i Van Halen senza raggiungerne la medesima qualità sia in fatto di esecuzione, sia in quanto a songwriting. Anche quando i Sandness prediligono un rock dalle tinte blues come su Never Givin' Up ed Easy il risultato non è ottimale, peraltro il singer Mark Denkley sembra poco a suo agio. Decisamente meglio London dove spuntano le tastiere ed un chorus tipicamente AOR, il quale dona limpidezza all'intero LP. L'intermezzo strumentale ed acustico Pyro è una sorta di spartiacque, poiché successivamente arrivano brani più a fuoco. Il miglioramento è percettibile fin da Radio Show, la quale perlomeno coinvolge, ma è su Tell Me Tell Me che avviene il cambio di passo: riecheggiano Poison e Warrant, le movenze della sezione ritmica sono intriganti, distanti dalle linee di chitarra e dal sottofondo del chorus. Only the Youth punta sull'immediatezza e l'orecchiabilità inserendo un bridge dai tratti punk, mentre The Deepest Side of Me è blues/rock sulle strofe e decisamente pop/rock nel ritornello. Until it's Over è una chiusura di tutto rispetto basata sulle melodie del bravo Robby Luckets alla chitarra (non male né sui riff proposti né sugli assolo per tutta la durata del disco).
Se l'intento dei ragazzi è di creare un album glam da classifica ed in questo senso il repertorio non lascia adito a molti dubbi, Untamed è un tentativo abbastanza fallimentare poiché un'impresa del genere richiederebbe almeno 3-4 brani vincenti (tanto per intenderci quelli che ti fanno sobbalzare sulla sedia e cantare a squarciagola il ritornello) mentre qui i pezzi di tale fattispecie non sono praticamente pervenuti. Se invece ci si limita ad un ascolto poco impegnato, che punta all'intrattenimento durante qualche giro in auto con gli amici allora il discorso cambia ed il disco potrebbe pure essere giudicato positivamente. Sta di fatto che non si può andare oltre la mera sufficienza anche per la produzione decisamente non all'altezza delle aspettative, soprattutto considerando l'esuberanza del genere proposto.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Life's a Thrill 2. Tyger Bite 3. London 4. Never Givin' Up 5. Easy 6. Pyro 7. Radio Show 8. Tell Me Tell Me 9. Only the Youth 10. The Deepest Side of Me 11. Until It's Over
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Line Up
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Mark Denkley (Voce, basso) Robby Luckets (Chitarra, cori) Metyou ToMeatyou (Batteria, cori)
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RECENSIONI |
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