|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
WeedWizard - Closed Eyes... Open Mind
|
06/08/2020
( 920 letture )
|
Sono tanti i difetti che si possono ritrovare nelle miriadi di band che giorno dopo giorno affollano la già ultra-satura scena stoner/doom e in qualche altra recensione ne abbiamo anche già parlato, ma è impossibile non notare fin da subito i punti negativi che affastellano qua e là una release come quella dei tedeschi WeedWizard, che arrivano al traguardo del terzo disco pubblicato, ma che a dire il vero si può considerare come un debutto vero e proprio, dal titolo un po’ naïf Closed Eyes… Open Mind. I nostri non brillano fin dal nome scelto, che oltre ad essere la fusione di due tra i temi più abusati del genere – marijuana e maghi, seguiti a ruota da streghe, mammut, deserti e monoliti – è anche pericolosamente simile a quello dei ben più noti gallesi Mammoth Weed Wizard Bastard, loro sì autori di un doom eclettico e interessante.
Non partiamo col piede giusto quindi, ma è vero che un libro non si deve giudicare dalla copertina, che qui nello specifico è comunque abbastanza bruttina, per non dire banale. Passando ai brani si rimane un pochino di stucco scoprendo che su otto canzoni in scaletta sono solo quattro quelle inedite, mentre le restanti quattro provengono dal primo demo dei nostri e dallo split uscito a inizio anno con altre tre band della scena stoner/doom europea. Vero è che i tre brani del demo – The Weed Wizard, Immortality e No Soul to Sell – sono stati riregistrati per l’occasione, ma la differenza coi restanti pezzi dell’album si sente, soprattutto dal punto di vista compositivo. I WeedWizard propongono un sound massiccio, che fonde riff tipicamente stoner con ritmi lenti, ma sostenuti, immergendo il tutto in una pasta sonora che prende a piene mani dallo sludge più fangoso, rappresentato in primis dalla voce in bilico tra screaming e growl del frontman Frank von Boldt. Nel complesso l’album suona bene e tutti gli strumenti trovano la loro dimensione nel mix finale del disco, grazie alle sapienti mani di Tim Eiermann (Pyogenesis, Liquido) che ha curato missaggio e master dell’album. Quello che funziona meno però sono i singoli brani, che non brillano di originalità praticamente mai e si muovono sempre su ritmi soporiferi, senza mai un’accelerazione o un rallentamento davvero significativi e che possano donare un minimo di dinamica all’album. Se i pezzi ripresi dal demo soffrono di quella banalità adolescenziale che fa ricalcare le orme dei propri beniamini scrivendo partiture elementari assolutamente incapaci di coinvolgere, perlomeno i restanti episodi migliorano il songwriting aggiungendo qualche soluzione meno scontata: solamente sul finale si può godere di due brani interessanti come They Peed On Your Fxxxin' Rug, che trasforma di colpo i tedeschi in un gruppo hardcore punk innamorato dei Pantera, e la lunga Battlesmoke, che riesce ad essere ben comunicativa fin dal titolo. Finalmente la chitarra si prende uno spazio solista lasciando tessere l’ossatura del brano ad un lugubre organo che sa incutere terrore e trasmettere un’atmosfera sinistra e pericolosa. La lunghezza stavolta è un pregio che permette alla musica di evolversi e trasformarsi con calma avvolgendo l’ascoltatore nelle sue spire da b-movie, ricordando certe cose degli inglesi Devil’s Witches. Il brano prende poi una piega decisamente metal per poi dissolversi in un finale forse tirato fin troppo per le lunghe, ma che costituisce una buona chiusura per un album decisamente altalenante.
I WeedWizard, duole ammetterlo, sono una delle tante band stoner/doom che prova a farsi largo nella scena, impresa già di per sé quasi impossibile e resa ancora più ardua dalla proposta poco originale del quartetto. Ci sono alcuni spunti interessanti, che però tirano da parti quasi opposte: la velocità dell’hardcore e del groove metal presente sul penultimo brano e la lunga litania funebre dell’ultimo brano. Per trovare la giusta direzione i tedeschi dovrebbero concentrarsi su una di queste due strade ed estremizzarla per riuscire a trovare la propria voce, che per ora è solo un flebile sospiro in un oceano di urla.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
La scena cosiddetta "Stoner/Doom" era già ultrasatura 20 anni fa, quando appunto questa roba è diventata un genere musicale, come spesso accade, e tutte le band hanno iniziato ad avere lo stesso sound. Per me, che ormai ho una certa età, il tutto si conclude a fine anni '90 con grandi band come Acrimony, Goatsnake e qualcun'altra. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. The Weed Wizard 2. Immortality 3. Blame It (On Rock 'n' Roll) 4. Closed Eyes, Open Mind 5. Burning Altars (Album Version) 6. No Soul to Sell 7. They Peed on Your Fxxxin' Rug 8. Battlesmoke
|
|
Line Up
|
Frank von Boldt (Voce, Chitarra) The Dude (Chitarra) Flecko (Basso) Hamdi (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|