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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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13/09/2021
( 2135 letture )
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Formati nel 2010 a Baltimore, nel Maryland, i giovani Turnstile sono presto diventati tra le realtà hardcore punk più in vista sulla scena americana, tanto da aver smosso l’interesse del colosso Roadrunner Records dopo una manciata di Ep ed un solo album. Forti di un sound abrasivo e di una personalità debordante, soprattutto in sede live, gli americani sono sempre rimasti in bilico tra underground e popolarità proprio a causa di una proposta non perfettamente inquadrabile e perciò decisamente intrigante. Nonostante ciò, il primo album rilasciato con la Roadrunner – Time & Space del 2018 – ha fatto parlare di sé più del previsto, posizionandosi ai piani alti delle classifiche internazionali in campo punk e non solo. Contemporaneamente gli interessi della band hanno cominciato ad allargarsi sempre di più verso nuovi orizzonti stilistici, molti addirittura in antitesi con il punk essenziali degli esordi, per sposare uno stile sempre più inclusivo ed eclettico, pronto ad esplodere nel nuovo Glow On, sempre distribuito da Roadrunner.
Preceduto dall’Ep TURNSTILE LOVE CONNECTION (rigorosamente con il titolo in caps lock, una costante di queste nuove pubblicazioni) e da un cortometraggio ad esso collegato, diretto dal cantante Brendan Yates, il disco è stato anticipato dal singolo ALIEN LOVE CALL, un brano che ha spiazzato chiunque per diversi motivi. Difatti si tratta del primo caso di collaborazione per i Turnstile, i quali hanno chiamato in causa l’amico Devonté Hynes – in arte Blood Orange – per offrire una gamma dinamica notevole al comparto vocale all’interno dell’album. L’aspetto più spiazzante di tutti riguarda il sound globale del brano, lontano anni luce dal punk e invece vicino ad un certo dream pop screziato da riverberi shoegaze (caratteristica che si ritrova anche in altri episodi in scaletta) e da linee vocali fortemente melodiche e cantabili, con un ritornello che si stampa subito in testa. Ci si accorge subito però che la linea di confine tra ciò che renderebbe di fatto il brano commerciale e radiofonico e ciò che invece lo mantiene in qualche modo sperimentale e anomalo non viene mai superata, riuscendo perciò a mantenere intatta l’aura di band “alternativa” che aleggia sugli americani da sempre. Hynes figura anche nei cori della ritmata ENDLESS, ma soprattutto firma il brano conclusivo LONELY DEZIRES, dove le atmosfere shoegaze sono ancora più presenti, accompagnate stavolta da una batteria invece puramente hardcore. Il mix funziona alla grande, ma dura poco, preferendo lasciar spazio a un synth liquido che chiude l’album nello stesso modo in cui era iniziato. Le tastiere e l’elettronica infatti giocano in Glow On un ruolo fondamentale e la sapiente mano del produttore Mike Elizondo ha saputo valorizzare al meglio questo aspetto inedito nella musica dei Turnstile, andando a definire quello che è il sound attuale della band, ovvero un crossover a tutto tondo che parte sì dall’hardcore punk, ma che si lascia andare verso le influenze più disparate: dal fastcore al pop passando per alternative metal, ritmi latini (!) e post punk. Sulle impalcature sonore dei brani, brevi e diretti, ma tutti estremamente bilanciati e funzionali alla riuscita dell’intera scaletta, svetta la voce di Brendan Yates, vero mattatore della band e dotato di un timbro capace di non sfigurare di fronte ai grandi vocalist hardcore punk e non solo, andando ora a ricordare la sfrontatezza di Tony Foresta o Kurt Brecht ora invece la raffinatezza di certe voci pop, come ad esempio nella stupenda e dreamy UNDERWATER BOI, in duetto con la carismatica Julien Baker (da recuperare l’Ep Boygenius del 2018, rilasciato dal gruppo omonimo composto dalla Baker, da Lucy Dacus e dalla stella Phoebe Bridgers).
La forza del quintetto del Maryland sta tutta nell’ampliare i propri confini stilistici con coerenza e senza paura di sperimentare allontanandosi dal punk; testando i nuovi brani dal vivo, tra l’altro, l’esperimento sembra essere perfettamente riuscito e la risposta del pubblico assolutamente positiva. Ogni episodio contenuto in Glow On meriterebbe di essere citato ed analizzato, ma così si rovinerebbe la sorpresa capace di cogliere l’ascoltatore al primo ascolto. Mi limiterò perciò a segnalare l’omaggio ai Devo nel minuto abbondante di HUMANOID/SHAKE IT UP e la dichiarazione d’amore verso il melodic hardcore anni ’90 rappresentata da ENDLESS, che profuma di Bad Religion fin dalle prime note. Ma i carichi da novanta sono disseminati qui e lì soprattutto ad inizio scaletta, con le linee vocali memorabili dell’opener MYSTERY e le inconcepibili contaminazioni salsa di DON’T PLAY, irresistibili all’ascolto. Impossibile stare fermi, garantito. È poi destinato ad essere riascoltato ad oltranza l’anthem HOLIDAY, coi suoi riff cadenzati di scuola thrashcore trascinati dalla batteria di Daniel Fang e dal costante hand-clapping presente sui ritornelli. Un brano che fa venire il sorriso e spinge al mosh scatenato; ma anche qui si nascondono soluzioni più patinate che vertono sull’alternative pop prima di scoppiare in un breakdown spezza-collo da antologia. Sconsigliato l’ascolto mentre si è alla guida, fidatevi. Ho già fatto il nome di Mike Elizondo, il produttore del disco, il cui nome è da sempre legato ai fenomeni del rap Eminem e 50 Cent, ma anche più recentemente ai Twenty One Pilots dell’ottimo Blurryface (2015). È proprio l’esperienza con il duo dell’Ohio che ha influenzato il sound di Glow On, modernissimo nella forma, ma grezzo e diretto nei contenuti; eppure dotato di una trasversalità che ha dell’incredibile e capace di accontentare sia la critica di scuola Kerrang! che quella di Pitchfork, oltre a quella severissima di NME. La mano di Elizondo era ciò che serviva ai Turnstile per compiere il salto di qualità definitivo e il risultato parla da solo, con un accento ed una dizione eccezionali. Chiaramente i brani di questo nuovo album si distaccano molto dal materiale del precedente Time & Space, ma i fan più legati al vecchio sound hardcore oltranzista e sfacciato avranno di che godere con la mitragliata old-style di T.L.C. (TURNSTILE LOVE CONNECTION), salvo poi presumibilmente inorridire di fronte alla provocazione simil-trap rappresentata dai quarantacinque secondi di NO SURPRISE.
In conclusione Glow On è senza dubbio alcuno il miglior disco dei Turnstile e merita di essere considerato con attenzione tra i migliori album dell’anno o quantomeno tra i più entusiasmanti e cazzuti in campo rock. Circoscrivere però gli americani all’interno di un genere si rivela ora molto più impegnativo che in passato poiché sebbene la base hardcore punk che ne ha caratterizzato il debutto sia ancora ben radicata, le influenze che vanno a sommarsi nei trentacinque minuti scarsi di Glow On vanno a scombinare ogni definizione possibile per la band, arrivata ad un crocevia stilistico da cui speriamo possa solo migliorare o perlomeno confermarsi ai livelli attuali. Promozione a pieni voti dunque, per un disco da ascoltare e riascoltare a ripetizione per non far mai tramontare l’estate e mantenere sempre la giusta atmosfera da party nei propri ascolti quotidiani. Spettacolo.
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5
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Punk/Pop con spruzzatine di PlastiK MuzaK, buono per le feste danzanti ma concentriamoci poco nell'ascolto che è meglio. |
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4
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In loop. Classico disco che convince dal primo ascolto, grazie anche alla sua (micro)componente pop, come già scritto da Alex. |
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3
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Un album molto interessante secondo me, vivace e molto orecchiabile, forse alcune parti le ho trovate un pò troppo zuccherose per i miei gusti ma nel complesso è validissimo. Condivido che sia un disco che merita di essere scoperto e recuperato. |
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2
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@d.r.i. ma lo sai che io invece ho pensato il completo opposto: i precedenti lavori mi sembravano tutti un pochino scialbi (suonati con cura, ma non originalissimi), mentre con questo lavoro molto catchy ed orecchiabile magari mi sono piaciuti molto di piu'... avranno fatto forse un po' i paraculi, e certamente ci sono alcune tracce trascurabili, ma ci sono tracce come "fly again", "holiday" e "mistery" sono delle belle perle.
A prescindere da tutto mi complimento con Metallized, webzine di settore, che comunque ha recensito un gruppetto forse un filo off-topic per alcuni versi.. grandi!!!
(detto da uno che spazia dai Deathspell Omega a Vladislav Delay o sunn0))) |
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1
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A me onestamente sembrano molto noiosi e poco di impatto. Bocciati in toto! Mi sembrano un mischione fatto per accontentare un pochino tutti. Rispetto ai precedenti questo, per me, è trascurabilissimo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. MYSTERY 2. BLACKOUT 3. DON'T PLAY 4. UNDERWATER BOI 5. HOLIDAY 6. HUMANOID / SHAKE IT UP 7. ENDLESS 8. FLY AGAIN 9. ALIEN LOVE CALL 10. WILD WRLD 11. DANCE-OFF 12. NEW HEART DESIGN 13. T.L.C. (TURNSTILE LOVE CONNECTION) 14. NO SURPRISE 15. LONELY DEZIRES
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Line Up
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Brendan Yates (Voce) Brady Ebert (Chitarra) Pat McCrory (Chitarra) Franz Lyons (Voce, Basso) Daniel Fang (Batteria)
Musicisti Ospiti: Devonté Hynes (Voce su tracce 7, 9, 15) Julien Baker (Voce su traccia 4) Mike Elizondo (Drum Machine, Synth)
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RECENSIONI |
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