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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Spiritual Beggars - Demons
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11/12/2021
( 1338 letture )
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L’uscita di scena di Christian "Spice" Sjöstrand, cantante e bassista che aveva caratterizzato le prime pubblicazioni degli Spiritual Beggars tanto sotto il profilo musicale quanto sotto quello lirico e che rappresentava un contraltare allo strapotere di Michael Amott, dando anche solo per questo lo status di vera e propria band a quello che era un terzetto, poi allargato al tastierista/organista Per Wiberg, non poteva non avere pesanti riflessi. Il più evidente fu che la band si allargò ulteriormente, dopo la pubblicazione di Ad Astra, con l’ingresso di Roger Nilsson (The Quill) e di Janne “JB” Christoffersson (Grand Magus) alla voce. Le qualità di entrambi sono evidenti e il disco uscito già nel 2002, On Fire, viene considerato uno dei migliori della band, a confermare che per gli Spiritual Beggars non era ancora tempo di ritirarsi dalle scene. L’effetto che per ancora non risultava evidente, ma diventerà sempre più chiaro col passare del tempo, fu che senza un secondo leader, Amott diventò a tutti gli effetti padre/padrone della band, condizionandola ai suoi impegni con gli Arch Enemy e rendendola un progetto, da tirare fuori dall’armadio alla bisogna e pronto a fare spazio a musicisti diversi, all’occorrenza. Un progetto amato, intendiamoci, che difatti proseguirà la sua carriera e che tutt’ora può dirsi attivo, anche se l’ultimo Sunrise to Sundown risale ormai al 2016. Ma, appunto, un progetto, interamente nelle mani del talentuoso chitarrista. I fan dovranno attendere il 2005 per vedere uscire un nuovo disco, il sesto, dal conciso titolo Demons e dalla inquietante quanto accattivante copertina a tema rosso, dopo il viola di Ad Astra e il blu di On Fire.
Stavolta a fare le spese dei cambi di formazione è Nilsson, sostituito dall’uomo-ovunque Sharlee D’Angelo, fido compare di Amott anche negli Arch Enemy e reduce dall’esperienza con Mercyful Fate, Sinergy e Witchery, che col suo enorme suono si integra perfettamente nella musica degli Spiritual Beggars. Le coordinate settate con Ad Astra restano chiare, ma già On Fire aveva spostato l’asse musicale verso un hard rock ampiamente venato di psichedelia e con qualche ulteriore influenza doom, che si allontanava dallo stoner propriamente detto a favore di una commistione sonora più ampia. Sicuramente a livello di suono si conferma quanto già scandito in precedenza, con una distorsione enorme e una potenza sonora da far invidia a una band heavy metal, anche a livello di profondità di suono, grazie a un Wiberg sempre preziosissimo a livello di arrangiamenti e presentissimo nel mix. A questo si aggiunga la stupenda voce di JB, probabilmente il miglior cantante dei tre ottimi che si sono avvicendati finora dietro al microfono del gruppo, autore di una prova maiuscola in questo album, per profondità e calore dell’interpretazione, veramente sentita e gonfia di feeling blues, dimostrando peraltro una varietà di timbriche notevole per un’ugola così caratterizzata e che nella propria band oscilla tra sfumature doom e heavy metal tout court. Demons ha dalla sua una qualità di scrittura medio-alta per tutta la sua durata, con due episodi decisamente sopra la media che corrispondono anche ai due brani più riflessivi e articolati, Through the Halls e No One Heard, senza dubbio tra le composizioni più belle e riuscite tra quelle create da Amott. A parte questi due stupendi spezzoni, il disco propone undici tracce (di cui un intro e un reprise) senza particolari cedimenti e anzi tutte molto interessanti e variegate, caratterizzate da un Amott su livelli stellari. La qualità tecnica e il gusto melodico del chitarrista sono celeberrimi e ci accompagnano ormai da trenta anni, nei quali il musicista ha ormai ampiamente dimostrato di essere uno dei Maestri dello strumento, degno erede di giganti come Michael Schenker e Ritchie Blackmore, riuscendo con ugual perizia ad adattarsi al ruolo di secondo chitarrista, come di unico interprete, mettendo sempre in luce un gusto e un tocco personali e identificabili. Forse non a molti verrebbe in mente di citare Demons come una delle sue opere meglio riuscite, ma il disco merita di essere riscoperto anche in questa ottica, perché lungo tutto il suo percorso Amott regala licks e assoli da superstar dello strumento con un equilibrio e una felice combinazione di ispirazione, tecnica e melodia che risultano davvero imperdibili. Forse il contraltare di Wiberg, forse l’aver già dimostrato con On Fire di essere in grado di gestire il gruppo da solo sostituendo senza problemi un membro fondamentale, forse l’assenza di pressioni che da sempre circonda gli Spiritual Beggars, fatto sta che il suo lavoro su questo disco è una vera delizia. Al band leader vanno ad aggiungersi tutti gli altri: di JB, qui alla sua prova di gran lunga migliore, dell’ottimo D’Angelo e di Per Wiberg abbiamo detto, non resta che celebrare l’enorme lavoro di Ludwig Witt, l’altro membro originale rimasto e unico musicista davvero insostituibile oltre ad Amott nella band, con il suo stile settantiano potente e fantasioso, protagonista sempre, senza pretendere attenzione, ma donando un groove e un portamento sempre perfetto ai brani. La perfetta accoppiata iniziale dell’enfatica Inner Strength (Intro) e della scatenata Throwing Your Life Away disegna una partenza travolgente, del tutto priva di innovazione o elementi inaspettati, ma altrettanto perfetta e irresistibile nel suo hard rock ipervitaminizzato e carico di flavour settantiano dato dall’hammond. E’ solo il preludio a una serie di ottimi brani come Salt in Your Wounds e One Man Army, entrambi carichissimi e ricchi di groove e bagnati da un profluvio solistico di Amott. Poco da dire, qua siamo davvero su alti livelli: seppure non si parli di brani epocali o che faranno la storia, non c’è una sola nota fuori posto e il tiro della band è stratosferico. Una sensazione che si perde appena nella seconda parte del disco, ma che resta comunque persistente, con ottime tracce come Dying Every Day, Born to Die e la doomy In My Blood; quest’ultima sembra scritta dai Corrosion of Conformity di Pepper Keenan, con JB che forza al massimo la sua voce verso il basso. Divertente Elusive, che cambia continuamente volto e non consente alla noia di affiorare, mentre Sleeping With One Eye Open si concede qualche pausa e si congeda senza lasciare grandi rimpianti. Impossibile non spendere invece due parole per Through the Halls e No One Heard, brani condotti dall’organo di Wiberg e squarciati dalla chitarra di Amott, con una prestazione spettacolare di JB in entrambi i casi: la prima sembra un viaggio lungo un fiume su una barca, dapprima placido e sontuoso, si fa poi infido e pericoloso con le correnti che si agitano lungo la seconda parte strumentale, per diventare indiavolato nel finale, con le correnti che diventano vere e proprie rapide; la seconda, coronamento e pezzo di gran lunga migliore dell’album, solenne e quasi ecclesiale nell’incipit, resta dotata di un’atmosfera incredibile fino in fondo, con ancora Amott a pretendere attenzione, prima con un riff esaltante poi con l’ennesimo assolo di splendida fattura, prima di riconsegnare a un magnifico JB il proscenio. Un brano che da solo vale l’acquisto del disco e che, unico, vede il testo -peraltro durissimo- non appannaggio del chitarrista, ma appunto di Christoffersson.
Che Michael Amott sia un musicista fuori dall’ordinario non lo scopriamo certo oggi. Che sia forse però meno celebrato di quel che merita è giusto sottolinearlo, forse a causa di un certo appannamento di credibilità causato dalle scelte effettuate con la sua band principale, che seppure molto più nota degli Spiritual Beggars, progetto destinato a rimanere sollazzo di pochi fortunati, rischia di essere vittima di un eccesso di sovraesposizione mediatica, senza un altrettanto forte riscontro della qualità musicale. Ebbene, è paradossale che gli Spiritual Beggars, pur tra musicisti in entrata e in uscita continua, alla fine questi abbiano retto molto meglio il colpo, sia da un punto qualitativo che di credibilità rispetto agli Arch Enemy, continuando a proporre lavori ben più che dignitosi, seppure sempre più derivativi, anche con l’ennesimo cambio di formazione che porterà Apollo Papathanasio dietro al microfono. Demons è insomma l’ennesimo gran bel disco e seppure sia l’ultimo con JB, poi troppo preso dai suoi Grand Magus, conferma ancora che questo gruppo avrebbe forse meritato maggior attenzione da parte del pubblico, a danno di certi colpi a effetto dalla poca sostanza musicale.
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2
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Non hanno mai sbagliato un album per me. Dischi sempre scritti e realizzati con il cuore. Ottime anche le produzioni più recenti. |
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1
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...ottimo....come tutta la loro discografia..... |
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INFORMAZIONI |
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Savage Messiah Recors/InsideOut/SPV
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Tracklist
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1. Inner Strength (Intro) 2. Throwing Your Life Away 3. Salt in Your Wounds 4. One Man Army 5. Through the Halls 6. Treading Water 7. Dying Every Day 8. Born to Die 9. Born to Die (Reprise) 10. In My Blood 11. Elusive 12. Sleeping With One Eye Open 13. No One Heard
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Line Up
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Janne "JB" Christoffersson (Voce) Michael Amott (Chitarra) Per Wiberg (Tastiera, Organo) Sharlee D’Angelo (Basso) Ludwig Witt (Batteria)
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RECENSIONI |
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