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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Discharge - Grave New World
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19/11/2022
( 1348 letture )
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Canottiere attillate, bicipiti in bella vista, sguardo penetrante e capelli cotonati, il look sfoggiato dalla band sul retro-copertina di Grave New World è semplicemente da urlo. Peccato che non si tratti di un album dei Mötley Crüe o dei Poison, ma del secondo disco dei Discharge. Sì, quei Discharge, gli autori di quel capolavoro di violenza che risponde al nome di Hear Nothing See Nothing Say Nothing e che, solo quattro anni più tardi, hanno avuto l’ardire di pubblicare un lavoro puramente, totalmente e sfacciatamente hair metal. Già, perché Grave New World non è solo un brutto album: è uno di quei dischi rari e famigerati capaci di spezzare intere carriere. Che indignano non solo per la musica, ma soprattutto per quello che rappresentano: un cambiamento talmente drastico e non necessario da diventare contro-natura. Un mutamento così repentino e radicale da infrangere le regole morali dei suoi stessi autori. In altre parole, un tradimento. E persino in questa lista dell’infamia, nella quale possiamo mettere ad esempio Cold Lake dei Celtic Frost, Grave New World riesce a brillare in negativo, tanto la musica che contiene è improbabile e lunare. Ecco perché è interessante (ri)parlarne oggi.
Come dicevamo, è anche e soprattutto una questione di contesto. Grave New World arriva troppo presto, è troppo poco distante da un esordio che ha portato la violenza sonora ad un livello fino ad allora sconosciuto e che avrebbe definito interi generi musicali, dal thrash al black metal, passando per lo speed e il crust punk. I segnali d’allarme c’erano -l’EP Warning rallentava i ritmi, e il singolo Ignorance (1984) scopriva già esplicitamente le carte. Ancora poca cosa rispetto al contenuto assolutamente surreale di Grave New World. Questi si apre con la title-track, che parte con un riff cromato all’inverosimile, quasi fumante, tutto bending e armonici. Per quanto già di per sé traumatico, non è ancora nulla rispetto a quello che succederà solo pochi secondi più tardi, quando Kevin “Cal” Morris fa il suo ingresso sulla traccia. Lo stesso Cal che due anni prima vomitava le brutture del mondo si lancia qui in un falsetto acutissimo e stridente, che non abbandonerà mai per tutta la durata del disco. Sconcerto. Il cantante accuserà più tardi una presunta riscoperta dei Led Zeppelin per giustificare questa scelta (bella questa), ma il danno è fatto. Ed ecco, per coronare il tutto, un bell’assolo di chitarra, lungo e melodico. Questi sono i Discharge del 1986. Che sia stata la dipartita del chitarrista originale Anthony “Bones” Roberts, l’impulso portato dai nuovi arrivati o la voglia di cambiare, poco importa. Le reazioni furono disastrose. Si racconta che uno dei concerti del tour di supporto si trasformò in una mega rissa per quanto i fan fossero indignati, e che il leader dei Bad Brains salì su un balcone e iniziò a gettare ghiaccio sui musicisti mentre suonavano.
Queste reazioni sono pienamente comprensibili, per via di tutto ciò che abbiamo evocato. Oggi, a più di trent’anni dalla sua uscita, dobbiamo chiederci se ci sia qualcosa da salvare in Grave New World, dal punto di vista puramente musicale, senza considerare il nome sulla copertina. Malgrado il desiderio sornione di voler riabilitare il passato, la risposta è comunque in larga parte negativa. Se presi singolarmente, i brani del disco possono anche funzionare, suonano così cliché e dannatamente “metal” da risultare involontariamente cool. Il problema è che non offrono nessuno spunto singolare: non c’è una sola melodia, non c’è un solo riff o ritornello che esca dal mucchio e sia capace di rimanere in testa. In altre parole, le canzoni sono praticamente interscambiabili -per non parlare dell’infelice falsetto di Morris. D’altro canto, qualche (piccolo) punto positivo c’è. La produzione sferragliante ha un tiro innegabile, così come la sezione ritmica: i vorticosi giri di basso -vedasi ad esempio l’intro di We Dare Speak (A Moment Only)- sono uno dei pochi elementi veramente degni di interesse. L’album si risolleva poi parzialmente nella seconda parte. Sleep In Hope contiene finalmente un riff riconoscibile, e anche la conclusiva The Downward Spiral, malgrado una durata spropositata di 15 minuti, contiene parecchi passaggi interessanti. Peccato siano intrappolati nell’episodio più inaccessibile del disco.
Senza sorprese, l’album fu un flop pazzesco e causò la fine del gruppo, che tornerà qualche anno più tardi col modesto Massacre Divine, più tendente al thrash metal. Ma al di là del suo significato simbolico-morale, Grave New World resta un disco abbozzato, incompleto e fondamentalmente poco interessante, al limite attorniato dal leggero fascino del proibito e del fallimento. Anche oggi quindi, resta poco più che una guilty pleasure. D’altro canto, nessuno ha mai chiesto ai Discharge di eccellere in un genere che non sia il loro. Prima ancora delle grandi interpretazioni, quest’esempio mostra una volta di più che ognuno deve attenersi a quello che sa fare meglio. Per i Discharge, questo significa gettare via le giacche con le frange e le permanenti per ritrovare stivali, creste e giubbotti borchiati.
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6
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Riascoltato,Non sono d accordo; ok dagli inventori del d-beat ti aspetti qualcosa d altro e ovviamente non è il migliore della loro discografia, ma in questa veste hard rock ( hair metal non è una etichetta) suonano ancora con la loro matrice d- beat sotto la lente appunto classica dell hard rock e il risultato è ancora loud. Per il vero grave new world rivolgersi agli anni 2000. Per me 70 |
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5
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Ho sempre pensato ad una band omonima... inascoltabile! |
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4
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Premesso che all'epoca ero alle elementari e che quindi non ho vissuto la prima parte della carriera dei Discharge "in diretta" , quando poi li ho scoperti sentire questo disco è stato ovviamente spiazzante. Più che altro per il fatto che è stato un "unicum" nella loro discografia... Senza una evoluzione che li portasse li e senza poi album seguenti che ne riprendessero le sonorità (nemmeno in parte a quanto mi risulta). Il disco in se a mio avviso è cmq mediocremente sufficiente perché non è una ciofeca come nemmeno un bel disco... Ammetto che l'ho sentito solo un paio di volte in vita mia, senza avermi lasciato nulla sostanzialmente. Non sono un fan del genere hair metal, ma basta sentire un qualunque disco dei Motley Crue per sentire la differenza. |
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3
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Da amante del punk britannico della prima e della seconda ondata, non ero assolutamente a conoscenza di questo album: non ho mai seguito più di tanto i Discharge (ho solo un loro album best of), gli ho sempre preferito altre bands come Exploited, GBH, Broken Bones, UK Subs, ma in ogni caso gli darò un ascolto, sono curioso di sentire che cosa possono aver prodotto. |
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2
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Comunque mi vengono in mente almeno due casi analoghi:
La conversione dal Garage Rock al Glam Metal delle Pandoras di cui Kim Shattuck (R.I.P) e Melanie Vammen (poi entrambi nei The Muffs) non avevano bellissimi ricordi.
Oppure la svolta Glam dei T.S.O.L. |
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1
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Io amo il Glam Metal tra i tanti generi che ascolto e colleziono, questo album dei Discharge é spiazzante, però ho parlato di questo disco con gente che al tempo c'era e aveva un età verosimile per ascoltarli, io nasco in quel periodo quindi l'impatto é stato diverso...
La verità é che il cosidetto UK Punk 82 (anche il Crust) dopo il biennio 83-84 era in crisi... nonostante fossero generi per cui le dinamiche di mercato quasi non valessero, molti gruppi si erano sciolti e quelli che rimanevano si reinventavano guardandosi attorno.
Di sicuro i Discharge erano/sono esseri umani e difficilmente si ascoltano le stesse cose per tutta la vita... in quel momento negli USA andava forte il Glam Metal , molto probabilmente a loro piaceva e hanno provato a farlo.
Non me la sento di dire che abbiano fatto male a prescindere dal risultato finale , ne mi metto a dire "Avrebbero dovuto farlo cambiando nome"...
Sicuramente sarebbe stata più naturale un evoluzione Thrash o Crossover Thrash, come successe a Exploited, GBH e Broken Bones, ma col senno di poi sono tutti capaci |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Grave New World 2. In Love Believe 3. D.Y.T. / A.Y.F. 4. Time Is Kind 5. We Dare Speak (A Moment Only) 6. Sleep In Hope 7. The Downward Spiral
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Line Up
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Kevin “Cal” Morris (Voce) Stephen Brookes (Chitarra) Roy Wainwright (Basso) Garry Moloney (Batteria)
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