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Emerson Lake and Powell - Emerson Lake and Powell
12/10/2024
( 658 letture )
Emerson, Lake & Pa…Scusate, l'abitudine. Emerson, Lake & Powell, come produrre un disco prog rock a metà degli anni ‘80, quando ormai il prog era un lontano ricordo ed era stato ampiamente sostituito dalla dance e dal pop dei celeberrimi e universali successi stile Invisible Touch. Una rarità. Ma andiamo con ordine. Il gruppo, o supergruppo che dir si voglia, Emerson, Lake & Palmer, dopo lo scioglimento avvenuto in concomitanza dell’avvento del pop e la progressiva scomparsa del prog rock, ha di fatto saltato a piè pari gli anni ‘80 come sappiamo. Divisosi nel 1978, il complesso è tornato attivo nel 1992 dopo un lungo iato di ben 14 anni. Ecco quindi che questo “quasi” self titled, pubblicato nel 1986, rappresenta l’unico vero tentativo musicale di Keith Emerson e di Greg Lake come band, avendo però sostituito con il preciso e talentuoso Cozy Powell l’eccelso Carl Palmer. Questi, impegnato allora con gli Asia, era indisponibile per una reunion in un momento poco prolifico per la musica progressiva, fatta eccezione per il neoprogressive, nato dalle ceneri del prog rock, che invece si componeva, si arricchiva e veniva celebrato in quegli anni grazie soprattutto ai colleghi britannici Marillion.

Emerson, Lake & Powell è un album a sé stante nella carriera dei due musicisti principali del progetto, coadiuvati da una ventata di freschezza alla batteria. Un cambiamento necessario per approcciarsi al mercato discografico degli anni ‘80 che, a distanza di seppur pochi anni, era stato stravolto completamente, come se fossimo approdati in un nuovo pianeta. Il pianeta rosso, Marte, menzionato nell’ultima traccia in una splendida rivisitazione di Mars, The Bringer of War del compositore inglese Gustav Holst, una delle sette parti che componevano la pomposa suite The Planets composta e ideata circa 70 anni prima. Perfetta aggiunta a un album di per sé già molto ricco di arrangiamenti, aulico e pomposo. Ce ne accorgiamo subito dalle prime note di The Score, pezzo forte di questo self titled, che ci accoglie con una cavalcata frenetica di tastiere alla Keith Emerson maniera. Già solo per questo primo episodio, di ben nove minuti, vale la pena rispolverare questo disco tanto immenso quanto unico e irripetibile. A tratti, la freschezza compositiva di Cozy Powell e le sezioni di chitarra e basso di Greg Lake ci anticipano alcuni contenuti del prog metal che si stava formando e vedeva la sua genesi proprio in quegli anni, oltreoceano. Conclusa la memorabile suite, purtroppo non bissata da altre tracce altrettanto ficcanti di questo bel prodotto musicale, troviamo una più “ordinaria” e orecchiabile, ma decisamente meno progressiva, Learning to Fly. Ottima la prova vocale di Greg Lake che conduce letteralmente il pezzo, meno la brillantezza compositiva che, fatta eccezione per le sempre presenti tastiere di Keith Emerson, non è equiparabile alla memorabile suite d’apertura. Il tris d’assi che compone il lato A si completa con la ballata cadenzata The Miracle che vede un’altra prova magistrale di Greg Lake alla voce. Ma noi lo preferiamo negli episodi più progressivi, strumentali, come nel caso di The Score. Vero?

Chiuso il lato A, si apre un capitolo fatto di tracce più brevi, fruibili e al passo con gli anni ‘80, con il loro pubblico meno dedito agli arzigogolati passaggi strumentali. Touch and Go e Love Blind scorrono davvero rapidissime, quasi come un battito di ciglia: seppur siano presenti ottimi passaggi strumentali (soprattutto in Love Blind), di nuovo grazie al lavoro certosino alle tastiere di Keith Emerson, non viene mai davvero la voglia di tornare a riascoltare questi brani come invece accade con i decisamente più riusciti pezzi del lato A. Dopo una stanca e fiacca Step Aside, siamo alla settima canzone Lay Down Your Guns, ballad struggente composta da piano e voce. Un inno alla riconciliazione, ad abbassare le armi e tornare insieme, sia essa riferita a due amici litigiosi o a due amanti che hanno perso la passione di un tempo. C’è spazio anche per la musica classica, e in questo disco di orchestrazioni ne abbiamo, con la splendida rivisitazione di Mars, The Bringer of War del conterraneo Gustav Holst. Se abbiamo appena ascoltato un inno alla riconciliazione qui invece troviamo Marte, dio della guerra e degli scontri, una dicotomia finale posta proprio in conclusione. Emerson, Lake & Powell danno qui il meglio di loro, come accaduto in The Score, le parti soliste strumentali sorreggono il pezzo e le tastiere si alternano ai fill di batteria oltre che a momenti di chitarra che sostituiscono i pomposi arrangiamenti orchestrali dell’opera originale. Un momento magistrale, unico, inedito per la carriera di Keith Emerson e di Greg Lake che rende ancora più iconico questo già di per sé irripetibile e irripetuto lavoro in studio. Un crescendo senza voce, una tensione sonora che tiene in fibrillazione fino all’ultima nota, conclusione perfetta di una rivisitazione che non infanga, ma che anzi rende assolutamente onore e merito all’originale.

Possiamo ritenerci privati di un secondo capitolo con questa formazione? Probabilmente, la freschezza compositiva portata dal nuovo arrivato Cozy Powell ha dato nuova linfa al progetto e messo la firma su un disco peculiare, poi la reunion avvenuta nel 1992 ci ha regalato le ultime due fatiche di una band che aveva compiuto la sua parabola musicale e probabilmente non aveva più alcunché da offrire come trio. Questo è quindi l’ultimo vero lavoro progressivo degli ELP, qui Emerson, Lake & Powell, e merita una menzione d’onore nel decennio progressivo 1980-1990, alquanto scarno di prog rock rispetto ai due decenni adiacenti. Va riascoltato e riassaporato fino all’ultima nota, grazie alla splendida voce di Greg Lake e alle tastiere uniche di Keith Emerson. Rimarrete estasiati dall’apertura così come dalla chiusura, nel mezzo purtroppo niente che si avvicini a questi due apici compositivi.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
83.33 su 3 voti [ VOTA]
jake
Mercoledì 16 Ottobre 2024, 9.50.00
3
l\'album di per sè molto piacevole mostra l\'incredibile versatilità del compianto Cozy Powwel per le sue abilità conosciute per lo più in ambito hard rock... bel disco .. anni 80...precursore dei due successivi della reunion immenso Cozy
Fabio
Sabato 12 Ottobre 2024, 13.17.30
2
Davvero un ottimo disco, ricordo che la redazione hard & heavy di Rockerilla scelse questo album come disco del mese e non Rage For Order dei Queensryche, il che è tutto dire. Ottima, davvero ottima The Score estetizzante come nel vecchio periodo, ma l\'album abbonda anche di splendide melodie in sapore aor....e non è un caso che poi Keith varò i 3, molto bello anche quello. Voto giusto
Rain aka Area
Sabato 12 Ottobre 2024, 11.16.34
1
Un album molto interessante anche perché non si tratta di un disco Prog che ricalca gli anni 70 ma di un qualcosa che lo riprende ma suona anche AOR quindi non qualcosa di nato vecchio. Palmer come detto in recensione era impegnato con gli Asia quindi sostanzialmente gli altri due hanno pensato di farsi la loro cosa con un altro.
INFORMAZIONI
1986
Polydor
Prog Rock
Tracklist
1. The Score
2. Learning to Fly
3. The Miracle
4. Touch and Go
5. Love Blind
6. Step Aside
7. Lay Down Your Guns
8. Mars, The Bringer of War
Line Up
Keith Emerson (Tastiera, Piano)
Greg Lake (Chitarra, Basso, Voce)
Cozy Powell (Batteria)
 
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