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05/12/24
EMBRACE OF SOULS + DERDIAN + BERIEDIR
DRUSO, VIA ANTONIO LOCATELLI 17 - RANICA (BG)
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Frost* - Life In The Wires
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25/11/2024
( 620 letture )
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Ritorno pieno di aspettative per gli inglesi Frost*, chiamati a confermare l’ottimo Day and Age del 2021. La superband capitanata da Jem Godfrey è tra le più importanti e influenti nell’ambito del neo-prog e, libera dagli stilemi classico-nostalgici del prog britannico, crea uno stile piuttosto originale, accogliendo tendenze connazionali più moderne dal rock alternativo o indipendente. Ma non mancano spunti anche più carichi ed energici, con sequenze al limite dell’hard rock o del progressive metal ad alternarsi con atmosfere più tranquille.
Come nei lavori precedenti è il group leader Jem Godfrey il maggiore protagonista con la sua voce e i suoi assoli alla tastiera, anche in considerazione del fatto che le chitarre si dedicano prevalentemente alla sezione ritmica con grande efficacia. I pochi soli, comunque più numerosi rispetto all’album precedente, di John Mitchell (già agli Arena e ai Kino, oggi anche membro degli It Bites) sono però di grande valore, come in Life In The Wires, Pt.2 o in In This House Of Winter. Si tratta di un concept album, suddiviso in due dischi di circa tre quarti d’ora l’uno, che riprende i temi e la storia del precedente Day And Age: in un futuro distopico in cui tutto è controllato dall’intelligenza artificiale ("The All Seeing Eye" del brano School) il protagonista Naio ricerca libertà e umanità, i segni di vita (Sign of Life) trasmessi da un’antica radio AM, come quella raffigurata in copertina.
Il platter inizia con l’opener Skywaving che ci accompagna a uno dei brani più emblematici del disco e del suo stile, ovvero Life in the Wires, Pt. 1 con il suo intro math rock che sfocia a braccetto con gli assoli nella prima strofa e nel dolce cantato di Godfrey. Tastiere pulite nel finale conducono a This House of Winter, uno dei brani più interessanti dell’opera in cui Naio rimpiange dolorosamente casa e famiglia, ormai concretamente e concettualmente inesistenti, nonché abbandonate dal protagonista per perseguire il suo obiettivo di raggiungere la fonte della radio (tema che sarà ripreso in Absent Friends). Per gran parte strumentale, atmosfere malinconiche si aprono col suono di crescendo e caldi ed emozionanti assoli di chitarra; ritorno al cantato delle prime due strofe e outro di pianoforte riportano al mood di inizio brano, creando un saliscendi di emozioni di grande impatto.
All of us are in a picture But looking back, there’s only me Remember when we were together? The perfect absent family
Sometimes it’s right to face the weather Sometimes it’s better not to know I thought that you would always be there But then I had to let you go
Con The Solid State Orchestra inizia una sequenza meno spettacolare che prosegue con la lunga Evaporator e la pure eccessivamente prolissa ballata Strange World. I Frost* sembrano perdere se stessi e la loro verve. Brani, melodie, ma anche le atmosfere risultano molto meno originali rispetto al resto del platter, più prevedibili e con tematiche maggiormente brit pop-rock. Per fortuna già con la successiva Idiot Box i nostri si riprendono e rialzano la testa. Un’ulteriore ballad, Absent Friends, fa dà spartiacque per il secondo disco dell’opera, più carico di rock, chitarre possenti ed energiche a partire da School (Introducing the All Seeing Eye) -brano strumentale dall’andamento di una marcia militare- e in Propergander i Frost* si concentrano maggiormente sulla carica dell’hard rock, per poi tornare a bilanciarlo con il prog e le tastiere in Moral And Consequence. Da menzionare anche la commovente e sommessa Sign Of Life, in cui Naio inizia a dubitare della realizzabilità del suo sogno e a perdere le speranze visto che i segni di vita che stava cercando si rivelano voci registrate ed è struggente il cantato di Godfrey:
I’m hoping that I’ll find a sign of life But you are just a siren No, nothing but a siren
Pomposa chiusura con Life in the Wires, Pt.2 che con i suoi quasi sedici minuti doveva sicuramente essere centrale e punto cruciale nell’album nelle idee dei Frost*. L’intenzione è però parzialmente riuscita: gradevole la struttura con l’alternanza di lunghe sequenze strumentali alle strofe cantate, ma non riesce a coinvolgere fino in fondo perdendosi nell’estrema lunghezza del brano. Più brit-pop, ma anche a mio avviso perfettamente riuscita, Starting Fire: ottima ed emozionante l’interpretazione di Godfrey. Nonostante il mood malinconico, il significato del brano è un invito a non perdere la speranza e un augurio, che ci siano altri come Naio e che l’umanità non smetta di accendere fuochi e muoversi e creare onde di speranza e resilienza rispetto all’apparente condanna a vivere in un mondo controllato dall’intelligenza artificiale. Sottinteso naturalmente è che l’invito sia da cogliere ora, senza aspettare il futuro di Naio.
We’re in demise We’re making waves We’re starting fires We can’t go back To paradise
In conclusione, Life in the Wires è un buon lavoro, pieno di idee, che incorpora l’essenza britannica dei componenti, della musica contemporanea e storica dell’isola. L’andamento è sempre piuttosto sostenuto e i brani difficilmente annoiano. Ritengo solo, a conti fatti -cioè quattordici brani per un’ora e mezza di platter-, che di queste idee si sarebbe potuta fare una selezione per alleggerire l’ascolto e renderlo verosimilmente più fruibile a un pubblico pop-rock-hard rock piuttosto che strettamente prog.
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3
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Sempre di braccino corto qui con i Frost, vedi anche Milliontown... Però less is more... Condensato in 60 minuti poteva anche sfiorare 90. |
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2
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Questo è un album da almeno 85 per me. |
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1
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...sono dei gran musicisti....sicuramente lo ascolto....i precedenti sono davvero belli.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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Disc 1 1. Skywaving 2. Life In The Wires, Pt. 1 3. This House Of Winter 4. The Solid State Orchestra 5. Evaporator 6. Strange World 7. Idiot Box 8. Absent Friends
Disc 2 9. School (Introducing the All Seeing Eye) 10. Propergander 11. Sign Of Life 12. Moral And Consequence 13. Life In The Wires, Pt. 2 14. Starting Fires
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Line Up
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John Mitchell (Voce, Chitarra) Jem Godfrey (Voce, Tastiere, Chitarra) Nathan King (Basso, Voce) Craig Blundell (Batteria)
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RECENSIONI |
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