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30/01/25
BERNTH, CHARLES BERTHOUD E OLA ENGLUND
SANTERIA TOSCANA 31, VIALE TOSCANA 31 - MILANO
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Rosalie Cunningham - To Shoot Another Day
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07/12/2024
( 1430 letture )
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Fin dai primordi della sua carriera, proseguita con gli ottimi Purson, purtroppo dispersi dopo solo due album e, da qualche anno, con la propria discografia da solista, che arriva oggi al terzo disco, Rosalie Cunningham ha dimostrato di avere un talento fuori dalla norma. Compositrice, multistrumentista, produttrice, la Cunningham ha inoltre deciso di non concedere nulla al caso, puntando su un’immagine a metà tra il glam e il dark rock sessanta/settantiano, facendo breccia permanente nei cuori di molti, con la sua voce da contralto di velluto e la capacità di ricreare in maniera pressocché perfetta le sonorità di quel particolare passaggio storico e musicale. La credibilità assoluta delle sue composizioni, il suo innegabile talento vocale e strumentale e la forza dell’attitudine di chi crede in se stessa e sa che ha qualcosa di speciale da trasmettere, senza compromessi e col totale controllo artistico, fanno della musicista inglese un vero e proprio caso: un talento fuori dal comune, unito a un indubbio fascino e a una lucida quanto ferrea volontà. To Shoot Another Day, come detto terzo album della sua produzione da solista, conferma appieno tutte queste caratteristiche: Rosalie Cunningham scrive tutti i brani, suona diversi strumenti, si occupa della produzione e di tutto il contenuto artistico del disco, compresi artwork e video promozionali. Aiutata da Rosco Wilson e da una serie di ottimi musicisti e attualmente impegnata in un tour europeo, la Cunningham sta guadagnando rapidamente consensi e attenzione, meritandoli sul campo.
To Shoot Another Day è un vero e proprio caleidoscopio sonoro: psichedelia, pop, dark rock, glam, vaudeville, proto-prog, proto-hard rock, perfino country, funky e via elencando, tutto viene centrifugato e utilizzato dall’autrice, Circe maga e alchimista, che distilla la propria proposta e cattura e ammalia l’ascoltatore. La centralità compositiva di Rosalie non si trasforma comunque in un altare sul quale l’autrice sacrifica il resto: assolutamente protagonista, anche grazie alle spiccate e raffinate qualità da interprete, con una voce che non può non ricordare Grace Slick e Joan Baez, la musicista compone musica e canzoni nella migliore tradizione di quell’epoca aurea, equilibrate e ricercate, dotate di arrangiamenti ricercati, nei quali fanno capolino tanto la sua chitarra quanto tastiera, piano, organo, flauto, sassofono, cori e via elencando, che sorprendono spesso per delle inattese svolte stilistiche. Non si può parlare proprio di hard rock, in questa occasione: la musica proposta, con poche eccezioni, è decisamente più vicina al classico rock sessantiano e le distorsioni restano sotto controllo mentre, come detto, non mancano le influenze del dark sound. A dire il vero, sono proprio queste a costituire spesso la miglior cifra compositiva della Cunningham, fin appunto dai tempi dei Purson e il fatto che in questo nuovo album siano state ridimensionate a favore di un approccio più universale e pop, delude un pochino l’ascoltatore più votato a sonorità esoteriche. Le quali, ripetiamolo, non mancano, ma non sono più il fulcro del disco, quanto uno degli elementi a disposizione. Equilibrio, ricercatezza, gusto e fascino sono le chiavi di questo album, nel quale ogni canzone costituisce un episodio a se stante, diversificato anche al suo interno, seppure sempre rimanendo nell’alveo musicale già descritto, tanto che si fa fatica a credere che il disco sia uscito nel 2024 e non in piena esplosione psichedelica inglese, magari con la fortunata mano di Phil Spector e del suo celeberrimo “wall of sound”. Basti in tal senso la splendida apertura affidata alla raffinata ed evocativa titletrack, pezzo di bravura con il quale Rosalie conquista fin da subito l’attenzione, venando appena di dark la canzone. Divertenti e azzeccati gli obbligati di Timothy Martin’s Conditioning School, almeno finché il gioco non diventa un poco ripetitivo. Decisamente peculiare il quasi funky lounge di Heavy Pencil, francamente non sbalorditivo, almeno finché non interviene il break centrale quasi prog e -ancora- dark, che svolta decisamente la canzone, conducendola verso un ben più interessante finale. Decisamente più classica Good to Be Damned, super piaciona e dominata dalla Cunningham, con una partenza quasi drammatica, che poi risolve in un ritornello vaudeville, da protagonista consumata. Semplicemente irresistibile invece In the Shade of the Shadows, un blues da musical teatrale strepitoso, notturno, piovoso e sul quale la sezione fiati, il coro e il piano accompagnano una Rosalie attrice consumata, che meraviglia con la sua voce, fino al bellissimo assolo finale. Si torna a sonorità pre-doom con The Smut Peddler, breve strumentale che ci consegna però alla ballata poppish Denim Eyes (sempre di altissimo livello gli arrangiamenti), che a parte la solita irresistibile interpretazione e una costante venatura “spooky”, stavolta risulta un tantino calligrafica e pedante, salvata solo dal bell’assolone finale. Decisamente più interessante, in tutti i sensi, Spook Racket, in perfetto equilibrio tra glam rock e proto-doom e con un finale in flamenco che sorprende e diverte al tempo stesso. Sullo stesso livello Stepped Out of Time, nuova ballata dal delizioso flavour british, stavolta di altro spessore e risultato, che ricorda tantissimo How Many Horses dei proto-epic Dust. Chiude la selezione “regolare” la dark The Premiere, cinematografica e nuovo banco di prova per Rosalie, che conferma comunque la superiore vena compositiva quando si cala nelle proprie acque naturali di ammaliatrice esoterica, seppur sempre con una sfumatura spanish curiosa quanto riuscita, che cede poi il passo a un breve break centrale luciferino, quanto mai benvenuto e mancato finora. Nella versione CD troviamo, infine, due bonus: Return of the Ellington spara fuori un gran bel riff heavy distorto, altro grande assente del disco, doppiato poi dal flauto, ma torna quasi subito all’atmosfera sessantiana sulla strofa, per poi aprirsi a digressioni dal sapore prog. Chiude davvero Home, altro splendido cammeo di pop rock psichedelico sessantiano, ottimo sugello di un disco ispirato e divertente.
Il gioco condotto da Rosalie Cunningham comporta dei seri rischi. L’autrice e musicista sceglie infatti scientemente di costruire la propria musica riproducendo in tutto e per tutto un’atmosfera fuori dal tempo e ancorata a un immaginario così definito e iconico da sfiorare la cristallizzazione e il cliché. La sua bravura, l’ispirazione, il calore e la sincerità che la sua musica trasmettono ci dicono che il risultato è vincente per lei, in termini di credibilità e qualità artistica. Eppure non possiamo nasconderci che tanto evidente e straripante talento, ben superiore a quello della media dei gruppi che utilizzano questo stesso stratagemma, in questo To Shoot Another Day risulta un po’ sacrificato: abbracciando appieno la psichedelia sessantiana e le tante sfumature del sound vintage, Rosalie Cunningham esce sì vincente, ma dimostra anche come saper costruire dei simulacri perfetti non significa essere in grado di infondere il calore della vita in tutti. Fuor di metafora, ci sono diversi brani in questo disco che suonano come dei riuscitissimi quanto tutto sommato inutili esercizi di stile e questo pesa su una scaletta che non ha veri e propri capolavori da contrapporgli. Se, insomma, il talento e le qualità della Cunningham e del suo gruppo sono fuori discussione e, anzi, vengono ampiamente ribadite da questo terzo disco, il risultato stavolta lascia un po’ l’amaro in bocca, nel complesso. Bravissima e, proprio per questo, ci aspettiamo molto di più da lei.
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4
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In realtà anche io il secondo è più difficile da trovare e temo costi decisamente di più, di conseguenza. |
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3
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@lizard grazie della precisazione, posseggo solo il primo |
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2
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@Legalize: i Purson hanno realizzato due album, il secondo se non erro nel 2017. |
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1
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Bravissima. Sciolti i grandi purson dopo un solo album, ha proseguito su questa strada |
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INFORMAZIONI |
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Esoteric Antenna & Machine Elf Records / Cherry Red Records
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Tracklist
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1. To Shoot Another Day 2. Timothy Martin’s Conditioning School 3. Heavy Pencil 4. Good to Be Damned 5. In the Shade of the Shadows 6. The Smut Peddler 7. Denim Eyes 8. Spook Racket 9. Stepped Out of Time 10. The Premiere 11. Return of the Ellington (CD Bonus Track) 12. Home (CD Bonus Track)
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Line Up
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Rosalie Cunningham (Voce, Chitarra, Tastiera, Basso, Percussioni, Produzione, Tutti i brani) Rosco Wilson (Chitarra, Batteria su traccia 6 e 7, Coproduttore e coautore tracce 4,5,8,10,11)
Musicisti Ospiti Raphael Mura (Batteria) David Woodcock (Piano su tracce 1,4,5,7,9, Organo Hammond su traccia 4) Ian East (Flauto, Clarinetto su traccia 3, Sassofono su traccia 5) Barkley Woodcock (Abbaio su traccia 7) Ric Sanders (Violino elettrico su traccia 11) Itamar Rubinger (Batteria su traccia 1)
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RECENSIONI |
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