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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Foghat - Fool For the City
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25/01/2025
( 458 letture )
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L’album della consacrazione per i Foghat: disco di platino negli Stati Uniti, contenente la superhit Slow Ride, la quale nel lontano dicembre 1975 si arrampica fino alla posizione 20 della Billboard Hot 100. L’hard rock di estrazione blues dei nostri viene glorificato dalle sequenze chitarristiche entusiasmanti messe in piedi da Rod Price, nel contempo gli innesti boogie caratterizzano e identificano il sound della band. Altro elemento dominante nella musica dei Foghat è il divertimento, componente fondamentale per il rock tout court, ma in loro veramente primaria. Basta dare un’occhiata alla copertina dell’album e leggere le parole del batterista Roger Earl riguardo ad essa; in un'intervista del 2014 spiega come è stata scattata la foto che lo ritrae mentre pesca in un tombino:
Era una domenica mattina e non avevo dormito. [...] È stata un'idea di Nick Jameson [...] dato che ho questa passione per la pesca. Comunque, solleviamo il tombino e io sono seduto su una scatola. Quasi immediatamente un paio di New York's Finest (poliziotti di New York) si avvicinano con la loro auto. Ci guardano e abbassano il finestrino. Noi diciamo: "Oh merda". Loro urlano: "Ehi! Hai la licenza di pesca?" e poi iniziano a ridere. Quindi si avvicinano e dicono: "Che cazzo stai facendo?" Hanno scattato delle foto mentre mi ammanettavano. Adoro i New York's Finest.
Fool for the City è anche il primo album della band senza il bassista originale Tony Stevens, perciò il produttore Nick Jameson del quale parla Roger Earl nell’intervista suona il basso, oltre alle tastiere e alle chitarre ed è autore assieme al frontman Dave Peverett della traccia di chiusura, Take It or Leave It.
Il Lato A, composto da soli tre brani, è estasiante! Brani fortissimi a partire dalla title track, che narra l’innamoramento folle della band nei confronti della città, della grande metropoli, anche con toni ironici. Apre il disco questa perla di hard boogie pregna degli innesti della sei corde di “The Bottle”; elementi funky si trovano fra i ritornelli diretti e gli assoli spettacolari dell’irrefrenabile Rod Price, che conclude in bellezza trastullando la sua chitarra. My Babe, brano dei The Righteous Brothers, viene qui elettrificata col solito encomiabile contributo del chitarrista solista, ma anche tramite ritmiche conturbanti, che rinforzano la struttura di una track originariamente pop. Ma è con la celeberrima Slow Ride che i nostri conquistano il pubblico americano e si riempiono le tasce di verdoni. Ecco come nasce il brano attraverso le parole del sempre disponibile batterista:
Nick aveva un mangianastri e registrava tutto ciò che suonavamo lì. Per come la ricordo, l'intera canzone era scritta: la parte centrale, la parte di basso e il finale sono state tutte idee di Nick. In pratica Nick scrisse la canzone, noi ci abbiamo semplicemente improvvisato sopra e Nick tagliò il materiale in modo che avesse un senso.
E infatti la versione edulcorata e accorciata che scala le classifiche è di 3 minuti e 56 secondi, rispetto alla jam di oltre 8 minuti inclusa nell’LP. Il successo della traccia risiede nell’immediato ritornello, un tormentone immortale cantato a squarciagola e sorretto dai cori. Le strofe cariche di basso, così come i riverberi della chitarra sono caratteristici tanto quanto il chorus, ma è con l’assolo centrale che il brano entra di diritto fra i classici rock degli anni ‘70. Nel Lato B sono degne di nota Drive Me Home: puro rock pianistico che ricorda i bei tempi andati (gli anni’50 rock and roll) e la ballata finale Take It or Leave It, veramente bellissima, soft rock passionale e melodico con finale in dissolvenza che fa godere; mentre Save Your Loving (For Me) è boogie rock orecchiabile con poche pretese e la cover di Terrapane Blues di Robert Johnson, nonostante la maggiore durata, rispetta abbastanza fedelmente il blues originale, seppur con una massiccia dose di assoli.
Il compianto "mago dello slide" è il fulcro delle canzoni e gli album dei Foghat vale la pena ascoltarli anche solo per la sua maestria nell’utilizzo della chitarra; inoltre, va ribadito che in Fool for the City i Foghat trovano il pezzone da 90 Slow Ride, che ancora oggi, a distanza di 50 anni, rimane il loro maggior successo commerciale.
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3
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Uno dei dischi migliori dei mitici Foghat nati da una costola degli altrettanto mitici ma più blues oriented Savoy Brown.. Cover assurda... Voto 82 |
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2
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Se nella prima fascia dell\'hard rock abbiamo i soliti nomi e nella seconda troviamo gente quali UFO, Golden Earring e Thin Lizzy allora possiamo dire che i Foghat stanno in terza fascia. Lì, però sono i sovrani con una serie di dischi bellissimi tra cui Energized, Fool..., il live. Del resto Slow ride, Fool for the city, Drive Me Home sono pezzi da 10. La slide in My babe ti taglia a fette; il basso di Stevens ti ribalta in Save your loving. Giusto un pò di riposo in Take It or Leave It anomale e bella. Aggiungo al commento di @Fabio che anche Peverett era nei Savoy Brown. E tra la fine degli anni 60 e l\'inizio degli anni 70 i Savoy Brown erano Enormi! 85 |
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1
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una band di grande piglio con brani in prevalenza heavy boogie rock, come detto in rece è il disco della consacrazione e per me sta alla pari di Energized ( 74 ). Musicisti navigati, Earl e Stevens provenivano dai grandi Savoy Brown. Band sicuramente da riscoprire per me |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Fool for the City 2. My Babe 3. Slow Ride 4. Terraplane Blues 5. Save Your Loving (For Me) 6. Drive Me Home 7. Take It or Leave It
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Line Up
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Lonesome Dave Peverett (Voce, Chitarra ritmica) Rod "The Bottle" Price (Chitarre, Voce) Nick Jameson (Basso, Tastiera, Chitarra, Voce) Roger Earl (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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