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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Old Man`s Child - The Pagan Prosperity
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15/03/2025
( 587 letture )
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Riprendere in mano un disco dopo più di venti anni e analizzarlo bidirezionalmente ossia come se fosse appena uscito e parallelamente contestualizzato al periodo storico in cui esso appartiene offre spunti ideologici plurimi e contrastanti; ad esempio, in questo caso si può pensare immediatamente a quanto sia sottile la linea di confine tra il black mainstream e il black underground. Già perché The Pagan Prosperity considerato dai più come la vetta massima dei Old Man’s Child è altresì considerato come prodotto per le masse e poco fedele all’essenza chiusa e raccolta del mondo black.
Il secondo disco del progetto, porta con sé grosse novità soprattutto a livello di distribuzione (Century Media) che ovviamente di produzione: il suono è nitido, pulito e amplificato, chiaro e potente; in sintesi il contrario di ciò che ci si immagina da una produzione black, ma Galder aveva l’intenzione di far le cose molto in grande e, quindi, così fu. Nonostante una scelta di produzione del genere le atmosfere non ne hanno risentito così come la sezione ritmica, troppo spesso ingiustamente messa in disparte, qui invece ottimamente bilanciata e la scelta porta notevoli vantaggi alla completezza d’insieme.
Probabilmente è più corretto parlare di The Pagan Prosperity come di un disco di metal estremo, la band infatti non disdegna incursioni in diversi lidi come death, folk, thrash, facendo propria l’influenza di questi stili amalgamandola alla propria esperienza nel mondo del black. Saggia e dosata è la scelta di bilanciare melodia e aggressività, pendendo più da una che dall’altra in base ai momenti musicali evocati; certo va sottolineato che il disco è permeato di melodia percepibile anche nei momenti più ritmici e cadenzati. A dispetto dei più serrati tradizionalismi anche l’uso delle voci è personale e sfaccettato il che rende le dinamiche dei brani molto interessanti e appunto “movimentate” dando più costanza all’ascolto. Selezionare un brano migliore di un altro risulta missione ardua in quanto non si percepiscono picchi più elevati o momenti di calo di tensione anzi si ha quasi l’idea di aver un mastodonte che si muove all’unisono e ok, forse ancora oggi sembra di avere una sorta di ibrido tra i migliori Dissection che incontrano i migliori Dimmu Borgir, ma probabilmente è solo per la notorietà dei prima citati e/o per l’enorme influenza volontaria e non che da sempre hanno somministrato.
Bisogna approcciarsi a The Pagan Prosperity con mente aperta e senza pregiudizi di sorta, carpirne l’essenza poiché racchiude del materiale musicale veramente valido, che suona tutt’ora moderno e completo. Solo allora si potrà contestualizzare tutto ciò come l’apice di ciò che gli Old Man’s Child furono.
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2
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Be, discone. Riff, atmosfere, melodie. C\'ê tutto |
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1
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Bel disco, anche se per me il top rimane il debut, e tutto sommato nella loro non vastissima discografia potrei preferire anche un paio degli album successivi. Comunque un album compatto, che non ha cali di tensione e che si ascolta ancora volentieri. Il mio pezzo preferito: la molto epica Doommaker. Concordo col voto. 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Millenium King 2. Behind the Mask 3. Soul Possessed 4. My Demonic Figures 5. Doom Maker 6. My Kingdom Will Come 7. Return of the Night Creatures 8. What Malice Embrace
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Line Up
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Galder (Voce, Chitarra, Tastiera) Jardar (Chitarra) Gonde (Basso) Tony (Batteria)
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RECENSIONI |
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