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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 5200 letture )
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Morten Veland, non giriamoci troppo intorno, nel suo spicchio musicale d'elezione è uomo di indubbia, ma non eccezionale, abilità compositiva. I Mortemia, suo ultimo act, sono il tripudio di questa sua attitudine da “primouomo” del gothic norvegese, trattasi infatti di progetto in cui Veland raggiunge la massima glorificazione del proprio ego: non solo compositore e cantante come già era solito fare, in Misere Mortem si spinge oltre, andando a vestire i panni di produttore e di esecutote di tutti gli strumenti. Ma forse proprio in questa sua inclinazione al voler strafare risiede la ragione del suo essere sempre asintotico al pieno e completo successo. Nel nostro piccolo di gothster disorientati e affollati da uscite tra loro molto simili, Veland si presenta come sorta di salvatore della patria che suggerisce ricette per stare meglio con il nostro modo di vedere questo indefinibile stile musicale, ci propone situazioni verosimili e, dulcis in fundo, ci riconferma su ciò di cui siamo perfettamente convinti. Insiste ad esempio sulla necessità delle orchestrazioni e dei cori, del sound compresso e boombastico, delle harsch vocals (non c'è alcuna traccia di clean qua dentro) e della forzata immediatezza dei pezzi: idee giustissime, ma abbastanza inflazionate, visto che siamo continuamente bombardati da dischi che si fondano su analoghe premesse. Nel nostro genere, maestro nel mantecare ogni clichè e portarlo al gradino più basso, idee del genere hanno perso gran parte della loro forza per ripiegarsi sulla banalità di un dèja vu. Ma Morten, si sa, non è certo un novellino, ed in tutto ciò in cui si imbarca non si può non riconoscere una qualità media di fondo sotto la quale non è praticamente mai sceso: parlo di gusto nella melodia, di eleganza negli arrangiamenti sinfonici, di riff ficcanti e ritornelli incisivi. Però, voglio dire, la storia è sempre quella, i Mortemia suonano difatti come dei Sirenia orfani della voce femminile. Laddove però i Sirenia, forti del loro appeal commerciale, un ascolto sbrigativo di quando in quando se lo meritavano anche, qua siamo al cospetto di un disco ripetitivo e noioso, privo di hit e carico, a mo' di spot, di tutti i marchi di fabbrica Veland: dai solo di chitarra che riprendono pari pari la linea melodica dei refrain, ai cori stile gregoriano (qui ancora più invadenti che altrove), alla più patinata pomposità orchestrale, fino al mood dark solo di facciata, se mai a effetto caricato. Un coacervo di idee messe insieme per il semplice gusto di farlo, come da smania di onnipotenza. Gesti di nulla, insomma, che anelano, per via di suggestione, al tutto, al disco perfetto; ma che al nulla inevitabilmente ritornano.
A questo punto una domanda sorge spontanea: a che pro un nuovo progetto che nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera ed al repertorio stilistico di un artista già affermato? Sfizio personale, non so darmi altra risposta plausibile, visto e considerato anche il fatto che Misere Mortem non attirerà certo nuovi fan alla causa di Veland ma stuzzicherà solamente chi lo segue già da tempo. Irrigidire il giudizio nella fissità di una sola dimensione significa smarrire il senso autentico degli avvenimenti: da un progetto solista parallelo ci si aspetterebbe il colpo di coda, la prova di una maturità artistica capace di svincolarsi dai ruoli prefissati, di staccarsi dal guscio protettivo e devitalizzante cui ci si tiene, un po' troppo opportunisticamente, ancorati. Invece Veland rimane fisso e rigido sulle sue posizioni; “contento lui....” mi verrebbe da dire. Come tutti gli altri dischi in cui Veland ha messo mano, il giudizio finale è sempre quello: pulito, potente, patinato, suonato con cognizione di causa ma decisamente artefatto: passato il notevole (questo va detto) impatto iniziale il disco ha la spiacevole tendenza a prendere polvere davvero troppo in fretta. Come dicevo poc'anzi le idee ci sono, ma queste idee sono già state fatte proprie in modo minimale da decine di cloni e concetti che un tempo potevano essere di rottura ora sono stati abilmente triturati ed omogeneizzati e costituiscono le nostre quotidiane pappine.
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20
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50 per questo album?? mi dispiace caro recensore ma non sei adatto ... io un 80 non lo negherei nemmeno a pagamento |
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50 per questo album?? mi dispiace caro recensore ma non sei adatto ... io un 80 non lo negherei nemmeno a pagamento |
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sotto l'aspetto dark/melodico il disco è ottimo; se fosse stato recensito da qualcuno competente al riguardo sarebbe stato più corretto nei confronti dell'autore ed eventuali lettori. del resto nn sono cazzi miei, quindi la chiudo qui. |
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Il bello è che se c'è una cosa che mi ha sempre fatto ridere è proprio questa del true non true. Il mio è un giudizio personale sul disco, niente più. E il Metal è uno generi che ascolto, al pari di certa Electro e di certo Neo-folk. Altro che true...Ovviamente concordo con Undercover, Veland ha fatto due grandi dischi con i Tristania e un discreto (ad esser buoni) debut con i Sirenia. Stop. |
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@Franco non conosco il recensore ma se avessi dato per un misero secondo uno sguardo alla sua scheda tecnica e agli ascolti che predilige questa sparata dei "true headbangers" te la saresti quantomeno risparmiata. Ah io ascolto gothic dal 1993, Veland oltre i due Tristania di gran valore ha prodotto tanta di quel liquame da inondare l'arido deserto del Texas. |
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beh, chiaramente questo gothic melodico è un genere che non ha preso piede, però già qualcuno appassionato di synphonic sarebbe stato più adatto a recensirlo, rispetto ai voi true headbangers. a me sembra che vogliate fare i fighi... |
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Qui non è questione di essere true. E' questione di conoscere il genere e la sua genesi. Quando uscì Misere Mortem provai anch'io a farmelo piacere... invano. |
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enry: ma acchiappi tanto ad essere così true? no, perché altrimenti sei solo n pappagallo che ripete le stesse cose...stammi bene. |
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anche io sono d'accordo con stefano e il suo voto: il disco è piatto, monotono e noioso. |
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Boh, sarà, a me il gothic piace così come il Black, lo seguo dai tempi di 'Gothic' dei PL. Detto questo, il disco in questione è stato stroncato quasi ovunque, cosa che dovrebbe fare proprio chi si intende di Gothic (e Stefano di Gothic se ne intende). Goticume plastificato da supermercato, lontano secoli luce dai capisaldi del genere. Voto giusto. |
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chiedo scusa x i toni. Fate un po come ve pare. |
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che palle...ma nn ce l'avete un cristo in redazione che s'intede di gothic????ogni volta bocciate dischi a cazzo brutti dementi. i metallari puzzolenti si recensiscano le loro schifezze black metal no...o ci vuole tanto? |
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@Thygawd: Hai ragione, meglio un "coccodrillo" di circostanza...fa più italiano! |
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Ottimo album, si sente che viene dal cuore per la perdita di un amico. Voi idioti imparate ad ascoltare oltre le note. |
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Se si salvano i Sirenia è perchè c'è Ailyn, si ricordi questo Veland... e Ailyn stessa è sprecata a lavorare con questo incapace di musicista |
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Se si salvano i Sirenia è perchè c'è Ailyn, si ricordi questo Veland... e Ailyn stessa è sprecata a lavorare con questo incapace di musicista |
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Mortemia? Visto come sta messo Veland direi Mortesua... |
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Ero curioso ed aspettavo questo disco da quando cominciai a sentir parlare del progetto solista di Morten, di cui sono fan. Già le prime tracce rilasciate sul suo MySpace avevano presagito il "gusto" dell'album, in effetti questo è un disco dei Sirenia senza Aylin... A me non dispiace, però è un peccato, Morten poteva fare sicuramente qualcosa di diverso, stupirci chessò... La sufficienza, non fosse altro per l'impegno, la precisione e la buona fattura, secondo me lo merita, ma non più di 60 |
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Questo signore vive ancora di rendita grazie a quello che ha fatto nei primi due album dei Tristania. Dopo la separazione...declino per i Tristania, noia con i Sirenia e iper-noia con i Mortemia. Tutto molto bello. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The One I Once Was 2. The Pain Infernal And The Fall Eternal 3. The Eye Of The Storm 4. The Malice Of Life's Cruel Ways 5. The Wheel Of Fire 6. The Chains That Weld My Mind 7. The New Desire 8. The Vile Bringer Of Self Destructive Thoughts 9. The Candle At The Tunnel's End
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Line Up
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Morten Veland - Vocals, All Instruments, Drum Programming
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RECENSIONI |
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