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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Stick To Your Guns - The Hope Division
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( 4364 letture )
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Gli Stick To Your Guns sono un gruppo metalcore originaro di Orange County, California, e finora pare abbiano riscosso un successo tra gli ascoltatori del genere: uttavia, dopo aver prestato ascolto diverse volte a questo disco, proprio non riesco a capacitarmi del motivo di tale apprezzamento. Formatisi nel 2003, per volontà del cantante Jesse Barnett, due anni dopo danno alle stampe il loro primo disco, intitolato For What It’s Worth e caratterizzato dalla presenza di maggiori influenze punk. L’anno seguente vede la luce Comes From The Heart, realizzato dopo un cambio di line-up riguardante il bassista ed uno dei chitarristi; curioso è il fatto che per il loro terzo disco, The Hope Division, sia avvenuto un cambio radicale della formazione: della line-up originale è il solo Jesse Barnett, infatti, a rimanere nel gruppo. Tutti gli altri componenti sono dunque delle new entry.
L’album è composto da dodici brani, per una durata complessiva di circa quarantacinque (lunghissimi) minuti, e vi sfido a trovare delle sostanziali differenze tra un pezzo e l’altro. A parte la breve e pacata Erida, situata nella parte centrale, tutto il resto risulta alquanto pesante da ascoltare, e in generale non riesco davvero a trovare dei punti di maggior interesse rispetto a quanto qui contenuto. Non voglio essere troppo duro, poichè a favore della band giocano sicuramente alcuni fattori, come la capacità di alternare il cantato in scream con quello più pulito, in grado di allietare le orecchie dell’ascoltatore, o la qualità dei testi, scritti con ogni probabilità dal cantante Jesse Barnett, i quali trattano del mondo odierno, dell’odio, della speranza, dell’amore (solo per citare alcuni tra i temi affrontati), e sono molto diretti oltre che di forte impatto emotivo. Il primo nome a cui mi viene da associare questo gruppo è quello degli Hatebreed, e le due band hanno difatti molto in comune, forse anche troppo: velocità estreme, brevità dei brani, e tutte le altre caratteristiche tipiche di questo genere. Al giorno d’oggi il panorama musicale è esageratamente pieno di band che si assomigliano nello stile; personalmente penso che in questo modo sia molto difficile diventare “qualcuno”, nonostante ciò, l’originalità e la diversità, che dovrebbero porsi alla base della proposta di una band, sembrano non avere grande importanza per alcuni.
Entrando però nell’ambito dell’analisi strettamente musicale, non posso fare a meno di sottolineare come, dal primo all'ultimo minuto, l’ascolto mi risulta essere davvero molto faticoso. Le parti più aggressive, più rabbiose, più violente, sono la quasi totalità dell’album, mentre quelle melodiche -pur essendo buone- sono davvero poche. Where The Sun Never Sleeps può essere considerata come una sintesi dell’intero lavoro, in quanto presenta tutti gli elementi caratteristici della band: cantato che si alterna tra lo scream tipico del genere e il clean, rabbia, e un leggero accenno di melodia (ma relativa soltanto alle parti cantate in pulito); la seconda e la terza traccia non riesco praticamente a distinguerle tra loro, e sono tra i punti più estremi del disco; Amber invece è già un brano più piacevole da ascoltare, il testo parla d’amore (anche se non si direbbe basandosi sul solo ascolto della musica), ed è tra i più ispirati, i riff di chitarra sono molto ben pensati e ben eseguiti, e le parti vocali sono tra le migliori, grazie soprattutto alle backing vocals. Wolves At The Door è rabbia allo stato puro dall’inizio alla fine, con alcune parti di chitarra relativamente buone presenti al suo interno. Some Kind Of Hope ha un introduzione lenta, che spezza almeno un poco il sound generale, ed è tutto sommato una delle canzoni riuscite meglio. La breve Erida è preceduta e seguita da due pezzi ancora una volta simili tra loro e che non presentano nessuna variazione di tono. 3/60 è un’altra canzone che si salva in corner, grazie alla parte centrale di basso che ben spezza il brano, dando inizio ad un finale dal tono più drammatico e meno violento. Gli ultimi due pezzi tornano invece a suonare più consoni ai canoni principali della band. Al termine dell’ultimo brano, dopo cinque minuti di silenzio, si può ascoltare una traccia nascosta, che ben poco ha a che fare col resto dell’album: si sente infatti una voce femminile (molto bella, bisogna dirlo), cantare accompagnata da una chitarra classica.
The Hope Division piacerà molto, con ogni probabilità, a chi ama ascoltare questo tipo di musica, ma mi sento di sconsigliarne vivamente a chiunque altro l'acquisto. Il mio personalissimo giudizio non può dunque che essere negativo, e sono sempre aperti eventuali dibattiti sulla tendenza all'appiattimento stilistico di questo sottogenere del metal.
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9
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ripensandoci ancora alcuni intermezzi potevano risparmiarseli. ok questo è l'ultimo commento. |
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8
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devo correggere un po' il tiro, quasi un anno dopo. avevo completamente approcciato male questo album, perché probabilmente influenzato dall'ultimo che han fatto "disobedient" che è pessimo, in ogni senso. questo invece ha qualcosa da dire, dovrebbe essere il loro punto di partenza per esprimere un hardcore secco, senza fronzoli e robe strane. secondo me è buono, indica una buona strada, bisogna invece evitare cose come disobedient, album orrendo |
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7
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mi erano stati consigliati. nulla da dire, mi piacciono poco, non mi dicono essenzialmente niente. eppure seguo quel genere |
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6
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Dai Artu che ci confrontiamo le recensioni in sala prove XD !! |
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5
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Benvenuto anche da parte mia Arturo  |
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4
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Grazie ragazzi! Spero vi piaceranno anche le mie prossime recensioni...  |
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3
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Benvenuto parliamo di te visto che il disco è quello che è  |
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2
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Gran bella rece. Benvenuto! |
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1
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Grande Artu, ce l'hai fatta! |
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INFORMAZIONI |
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Century Media/Sumerian records
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Tracklist
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1 Where The Sun Never Sleeps 2 What Goes Around 3 Faith In The Untamed 4 Amber 5 Wolves At The Door 6 Some Kind Of Hope 7 Scarecrow 8 Erida 9 Life Through Western Eyes 10 3/60 11 No Cover 12 Sufferer/La Poderosa
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Line Up
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Jesse Barnett – Voce e chitarra Chris Rawson – Chitarra e backing vocals Andrew Rose – Basso e backing vocals George Schmitz – Batteria, percussioni e backing vocals Reid Haymond – Chitarra e backing vocals
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RECENSIONI |
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