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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 2742 letture )
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Senz’ombra di dubbio, questo è un disco che non vorreste mai voluto porre sul lettore. Senz’ombra di dubbio, questo è un disco che non vorreste mai nemmeno aver conosciuto. Non eravate pronti, non eravamo pronti per un’ondata noise di tali dimensioni: abituati al confortante suono di strumenti conosciuti, giammai ci saremmo esposti, di nostra sponte, alla pioggia infuocata comandata dagli impietosi canadesi di Regina, che stanno sotto il nome di Wold. Un duo totalmente fuori dalla comune concezione di musica, estromesso da qualsiasi circolo forgiato sull’abitudine, sul piacere effimero. Un duo che vaga per immensi deserti, vomitando odio, disperazione, glaciali maledizioni.
Al quinto full lenght in studio,registrato in varie location, fra cui l’evocativa Providence (e vedremo il motivo implicito), invece di adagiarsi su comodi allori, i Wold creano un altro, vorticoso e maledetto, capitolo della loro discografia. Dimenticatevi riff, progressioni armoniche, batteria udibile. Obliate il basso, le tastiere, gli effetti, i pedali. Dimenticate, se potete, tutto quello che per voi significata black metal. E affidatevi al divin rumore. Un boato che, incessante, sferza le orecchie per quasi un’interminabile ora. Feedback, fruscii, percussioni lontane, risucchiate nello spazio cosmico sono gli unici mezzi di cui si avvale il master mind Forstress Crookedjaw, aiutato nella sua distruzione della convenzione dal (forse, non è facile comprenderlo!), chitarrista Obey, impegnato in due sole tracce (SOL and Free Eyes, una delle poche ad avere qualche accordo sullo sfondo). Premetto immediatamente: parlar di produzione, mixaggio, ispirazione non ha alcun senso. Le chitarre, quando sono perlomeno intuibili, sembrano tormentare la stessa nota con sadismo estremo, senza preoccuparsi di incontrare minimamente il gusto dell’ascoltatore, la batteria, elettronica of course, intesse un tappeto ritmico che mi ha rammentato quei tamburi percossi da divinità innominabili, al cui tempo danzavano in stato di ineluttabile trance, adoratori di un culto talmente oscuro e disumano da non poter essere immaginato (Freermansonry ne è un esempio incalzante). La voce, scream sottoposto ad effetti tendenti ad esacerbare la sua già abbondante dose di marciume, rigetta, incomprensibili, versi di quello che potrebbe essere un testo sacro alla Massoneria (fortissimi, almeno nei titoli, i richiami all’esoterico). Ma se da un lato, tutto quanto descritto possa far desistere chiunque a impossessarsi del prodotto, sorge quasi subito dopo il termine dell’ascolto, un nero desiderio di reiterare il rito, quasi con attitudine masochistica, in quanto la forza dell’ipnosi psicotica del gruppo canadese, indiscusso re delle terre funestate dal tremendo inverno post-apocalittico, rende il disco una delle uscite più criptiche degli ultimi anni. Un interesse perverso, malato, distorto per la religione, inoltre, (Dragon and Owl Didacticism richiama un passo della Bibbia, precisamente Isaia), dona un’ulteriore aurea aliena, alienata ed asettica. È pari alla sensazione di osservare un corpo in progressiva decomposizione: da un lato i nostri sensi fisici hanno fortissimi conati, dall’altro, la nostra mente è attratta dal mistero del disfacimento umano. Una sorta di paranoico anelare al sublime macabro, spaventoso.
Cosa spinga, infatti, a diventare, letteralmente, dipendenti di un disco impossibile da definire tale sotto punti di vista molteplici, è un arcano indecifrabile. Dal lato tecnico, ribadisco, un muro granitico di fumi indistinti uscenti dagli amplificatori, ingovernabili e guidati da una logica trascendente al nostro mondo comune disegnerebbe su qualsivoglia volto una smorfia di disgusto mischiata a sano scetticismo. Qui non accade. Più distopico di un luogo plasmato dal demiurgo olandese dietro agli Aderlating, più folle di un film di Jorg Buttgereit, l’Enneade dei Wold porta a compimento la sua missione: entrare sotto la sfera inconscia del fruitore e proliferare, generando orrende visioni, svelando la sua dimensione onirica, secondaria solo alla connotazione “sacra” (nell’accezione lovecraftiana del termine). Chiudo, sospirando, questa recensione, smanioso di ritornare ad errare, sperduto, sanguinante, congelato, per città vecchie di Eoni, incrociando l’empia Babilonia, edifici costruiti per “farsi un nome”, pianure funestate da venti mefitici, in attesa del giungere della manifestazione di un Dio, crudele e sanguinario. Una volta scesi nei vicoli della città dormiente, non v’è nessuna via per liberarsi del proprio peccato, se non il sacrificio estremo.
Levitico 16:21 Aaronne poserà ambedue le mani sui capo del capro vivo, confesserà sopra esso tutte le iniquità dei figliuoli d’Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di questo, lo manderà via nel deserto.
Levitico 16:22 E quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria, e sarà lasciato andare nel deserto.
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4
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DI certo non è per cuori sensibili,ma comunque devo dire che è croccante al punto giusto xD! |
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3
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Kupu: nel 2011 è uscita roba molto più interessante nel genere noise... e poi penso che il cantato/urlato sia troppo monocorde e ripetitivo. Per me non vanno molto oltre la sufficienza! |
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2
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Angosciante... e devo ammettere che al primo ascolto stavo per mandarli a quel paese, poi mi sono ricordato di Lovecraft... e tutto ha avuto più senso... |
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1
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SOL mi sembra il pezzo più riuscito, in effetti è uno dei pochi con un barlume di melodia, ma questo vuol dir poco. Cmq nel genere lo trovo un gran disco, uno di quelli che mi è piaciuto di più in questo 2011. Per me 80 ci sta tutto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Opening 2. SOL 3. Free Goat of Leviticus 4. Annex Axe 5. Dragon Owl Didacticism 6. Dry Love 7. Working Tool for Praxis 8. Free Eyes 9. Freermasonry
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Line Up
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Obey - guitar on SOL and Free Eyes Fortress Crookedjaw - guitars, vocal, drum programming Acrimonia - programming and guitar on Annex Axe
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RECENSIONI |
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