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Illnath - Third Act In The Theatre Of Madness
( 3671 letture )
Terzo disco per i danesi Illnath, che tornano alla carica con un full lenght intitolato Third Act In The Theatre Of Madness. Terza produzione dopo il demo d'esordio Angelic Voices Calling, terzo album che prosegue imperterrito sulla direzione intrapresa a inizio carriera, avvicinando sempre di più il quartetto all'orlo del precipizio.
Da sempre autori di un black molto melodico, tanto da spingersi spesso verso lidi gothic per le proprie tastiere fortemente edulcorate, e fortemente debitori nei confronti del melodeath per il riffing chitarristico, che a tutti gli effetti di black possiede poco, ancora una volta i nostri non si smentiscono mantenendo in sostanza inalterata la propria proposta con la nuova uscita.

Facendo un passo indietro, si vede come negli ultimi anni non siano mancate le difficoltà in seno alla band, dovute principalmente ai numerosi cambi di line-up che hanno lasciato Pete Falk come unico membro della formazione originale. L'axeman, senza abbandonarsi allo sconforto dopo le numerose dipartite dei compagni, ha reclutato con l'aiuto del bassista la nuova vocalist Mona Beck in sostituzione del dimissionario Narrenschiff e ha completato la formazione assegnando lo sgabello dietro alle pelli a Dennis Stockmarr.
Un processo di rinnovamento della squadra porterebbe ad auspicare di conseguenza che questo cambiamento si rifletta, almeno in modo parziale, nel songwriting, grazie ai contributi dei nuovi elementi. Tuttavia, come anticipato in apertura, di passi in avanti se ne vedono da subito ben pochi, ritrovando anzi tutti gli elementi tipici made in Illnath riproposti dal debutto in poi: alte velocità scandite dalla doppia cassa, tastiere assolutamente melodiche e piuttosto semplici, assoli di chitarra al fulmicotone.
Spezzando una lancia in favore della band si può dire che chiunque abbia già sentito almeno un album dei danesi riconoscerà immediatamente il suono tipico delle loro composizioni: sapendo esattamente dove aspettarsi i ritornelli, l'assolo di Falk e gli stacchi. Ma si tratta di un gioco pericoloso: se da un lato si rispetta coerentemente il proprio trademark, creando continuità nella discografia, dall'altro si finisce per riproporre le stesse idee e soluzioni troppe volte, rischiando di appiattire l'interesse da parte dell'ascoltatore.
Ciò che si verifica con Third Act In The Theatre Of Madness calza a pennello con il secondo caso: ci troviamo di fronte a brani eseguiti senza sbavature e registrati professionalmente, ma poco graffianti. Inoltre il mix mette in primo piano il basso rispetto alle chitarre, facendo perdere mordente alle pennate delle asce, fattore che penalizza ulteriormente i brani di per sé non molto accattivanti.
Certamente non mancano episodi positivi in cui si ravvisano delle avvisaglie di novità: ne sono esempio Scarecrow, la cathchy Shorthanded e Fall Of Giants, il brano più vario e ricco anche per quanto riguarda i suoni di tastiera. Ancora una volta non ci troviamo di fronte a composizioni rivoluzionarie o particolarmente ricche di sperimentazioni, ma un intero album a questi livelli sarebbe pienamente sufficiente e soddisfacente.
Ciò che dispiace di più è che Third Act In The Theatre Of Madness presenta una produzione ed un'esecuzione assolutamente all'altezza degli standard di mercato, evidenziato dal fatto che i singoli membri -specie Pete Falk- si muovono agevolmente sui propri strumenti, senza incappare in alcuna traversia tecnica. Ancora una volta manca l'effetto sorpresa, e di conseguenza l'appeal, delle composizioni che viaggia assolutamente rasoterra, quasi privo di elementi di rinnovo.
Le poche occasioni in cui si distingue il timbro femminile della voce di Mona Beck potrebbero costituire un interessante punto da cui ripartire, provando a cambiare qualcosa in fase di composizione e lasciando ogni brano aperto al contributo di tutta la band. Sicuramente il risultato sarebbe quantomeno più eterogeneo.

In conclusione: se cercate tre quarti d'ora di compagnia senza troppe pretese allora fatevi avanti, altrimenti se puntate a qualcosa di più, troverete solo tanta perizia accompagnata da una grande aridità compositiva. Solo per veri patiti.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
26.17 su 17 voti [ VOTA]
Stagger Lee
Giovedì 10 Maggio 2018, 23.41.27
1
Per me un buon album. Non un capolavoro ma il 70 ci può stare.
INFORMAZIONI
2011
Pitch Black Records
Gothic/Black
Tracklist
1. Third Act
2. Scarecrow
3. Lead The Way
4. Snake Of Eden
5. Shorthanded
6. Spring Will Come
7. Tree Of Life And Death
8. Fall Of Giants
9. Vampiria
10. Kingship Incarnate
Line Up
Mona Beck: vocals
Pete Falk: guitars
Kenneth Frandsen: bass
Dennis Stockmarr: drums
 
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