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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Hanoi Rocks - Oriental Beat
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( 4037 letture )
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Registrato agli Advision Studios di Londra e pubblicato nell’ormai lontano 1982, Oriental Beat è il secondo album dei glam-punk-pop rocker finlandesi Hanoi Rocks ed insieme il disco che, degno successore di un Bangkok Shocks, Saigon Shakes, Hanoi Rocks pubblicato solo in Svezia e Finlandia, avrebbe contribuito a confermare la personalità del loro stile, la forza dell’immagine e le qualità del frontman Michael Monroe, qui autore anche di un paio di testi. Da un punto di vista commerciale, il disco aprì alla band le porte di una distribuzione internazionale che vide Regno Unito (grazie all’attenzione ricevuta dal settimanale Kerrang!) e Giappone accogliere particolarmente bene la proposta, anche grazie alla ruvida e criticatissima produzione di un Peter Wooliscroft - che poteva annoverare Frank Zappa tra gli artisti con i quali aveva collaborato in precedenza-, solo al comando del mixing mentre la band era in tour.
Quella che sulla carta, o sulla censurata copertina, si potrebbe presentare come una miscela esplosiva di sex drugs & rock’n’roll si apre in realtà con una Motorvatin’ catchy e melodica, che affida più alla portata del basso-colonna di Sam Yaffa che non ai timidi inserti di chitarra (pretenzioso sarebbe chiamarli assoli) e fisarmonica la forza della sua dorsale portante. Il ritornello è la parte attorno la quale ruota una canzone semplice e diretta, di quella stessa ingenuità acerba ritrovata nella successiva Don’t Follow Me. Nonostante un’attitudine rock sulla cui sincerità non è dato dubitare (il batterista Gyp Casino fu allontanato dalla band alla fine del tour, per problemi di droga piuttosto seri e reali), quello degli Hanoi Rocks suona in effetti come un punk ricco, talvolta d’atmosfera e sempre molto ben arrangiato (Visitor), che trova nel sax suonato da Monroe e nei cori di Katrina Leskanich elementi di puntualità inattesa, calibrati e coerenti, persino di una qualche rustica preziosità, in grado di allontanarlo dal rischio di un’espressione disordinata, feroce o anarchica nel senso antimelodico del termine. La sorpresa di Oriental Beat sta quindi nei suoi ammiccamenti sixties (la separazione stereo tra le chitarre, gli stacchetti di batteria, i coretti ribelli di M.C. Baby e Lightnin’ Bar Blues), in un carattere dalla scorrevolezza swing che invita più al ballo che non al movimento ed al sentimento scomposto del punk, quello vero, che lo aveva preceduto solamente di qualche anno. Nell’esperienza controllata di queste undici tracce si segnalano anche un Monroe che riesce ad essere espressivo senza tralasciare di metterci un minimo-abbondante di tecnica (Fallen Star offre un’interpretazione convincente, da cantante vero) ed una band dotata di personalità sufficiente per prendersi pause interlocutorie come Sweet Home Suburbia, dimostrando sicurezza e ricerca di uno stile proprio, citazionista eppure solido nei confronti delle sue giovani pulsioni. Al disco dei finlandesi non si può rimproverare certo una mancanza di varietà, non solo per la concreta alternanza di soluzioni parzialmente diverse tra loro (il levare di No Law Or Order è un irresistibile invito ad una trasgressione gioiosa, in salsa reggae), ma anche per una formula che -considerata nella sua globalità- presenta essa stessa un carattere di forte novità. Gli Hanoi Rocks, che negli anni successivi sarebbero stati piuttosto critici nei confronti del disco, riescono infatti a coniugare un’immagine colorata con una produzione ponderata, componendo gli elementi per restituire una musica fresca e diretta, prevedibile nelle sue strutture derivative ma capace di salvarsi con quel tocco che la rende unica, pur nel suo contesto storico. Il segreto è la rifinitura che non diventa artificio, il drive costante a trentatre giri e mai spompato (come confermato dalle dirompenti esibizioni live), un’evasione quotidiana e possibile a portata di agenzia viaggi (come quella celebrata nella title-track), la semplicità di una canzone che la rende immediatamente accessibile senza dare l’impressione di essere stata creata con fretta o eseguita con trascuratezza contrattuale.
Ascoltato oggi, il secondo disco della band di Helsinki non sorprende ma conquista, ponendosi quale ideale progenitore dell’hair-metal prima, dello street e di realtà odierne poi, che, a distanza di trent’anni, hanno saputo cogliere anch’esse quello sweet spot tra semplicità e stile, evolvendosi senza tradire. Penso all’ultimo disco dei The Poodles, ad esempio, fresco ed accattivante ma con quella dose di tecnica, con la licenza stilistica di passaggi quasi prog, che solo il talento, l’esperienza e l’idea precisa di dove si vuole arrivare possono portare in dote. E’ proprio in virtù di queste considerazioni universali e dei suoi pregi fuori dal tempo, strutturali ed intrinseci, che Oriental Beat rappresenta ancora oggi un valido ascolto, disimpegnato e dimenticato come si conviene ad una vera lost gem, eppure capace di condurci sulla soglia di un passato divertito e fervido, che canticchiando questi ritornelli ritorniamo a sentire vicino.
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15
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Da avere in vinile, cassetta, cd in duplice copia. Fondamentale! |
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14
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Semplcemente uno dei dischi più belli di Hard rock di tutti i tempi. La stessa cosa vale anche per i 4 dischi che lo precedono. Il Live at the Marquee è un altro disco da possedere e custodire gelosamente.
Chi non li conosce si dia da fare al più presto!! Voto: 100/100 tutta la vita |
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13
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Bellissimo,anche se leggermente inferiore al debutto e al successivo ( che son da 100/100)... 90 ci sta tutto |
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12
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Per me voto troppo basso: ok sono di parte ma a questo disco non riesco a scendere sotto il 90. Una canzone come Motorvatin, pur nella semplicita`, e` un capolavoro straordinario e mi fa sballare ogni volta che la sento. E Visitor, Oriental beat, Lightning bar blues da orgasmo |
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11
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L'essenza del rock. Magnifico 80 |
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10
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ehm... Se ricordo bene, in fallen star canta Andy mcCoy, mentre Monroe suona il piano... Se è una convincente prova canora, lo è per il chitarrista... |
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9
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GRANDE ALBUM GRANDI HANOI ROCKS DA AVERE ASSOLUTAMENTE ALTRIMENTI CAVOLI VOSTRI |
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8
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Per me la più grande band hard rock glam di sempre. Album stupendo, anche se tra i primi 5 stranamente è quello che mi piace di meno. Concordo col voto e buona recensione. |
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7
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Discone e veramente, come dice Andy@ sono l'ABC nel loro campo! Band grandissima ma sfortunata che ha scritto veramente pagine memorabili. Monroe peraltro appare nella bellissima cover Ain't It Fun come guest vocalist nell'album dei Guns n Roses The Spaghetti Incident... se non sbaglio dedicata proprio a Razzle ed alla sua tragica scomparsa... |
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5
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Gran disco e band immensa,la base dello street/glam un bel 85 ci stà alla grande! |
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4
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si jeffwaters, il buon Michael Monroe (Matti Antero Kristian Fagerholm) è vivo e vegeto...fu il povero Razzle Dingley a morire nell'84! |
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3
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Fu il batterista Razzle a morire nell'incidente causato da Vince Neil: erano insieme in macchina di Neil fatti come dei babbuini, e fecero un frontale con un'altra macchina. |
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2
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Il cantante non mori in un incidente provocato da Vince dei Motley...Peccato erano una grande band e grandi personaggi da baldoria |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Motorvatin’ 2. Don’t Follow Me 3. Visitor 4. Teenangels Outsiders 5. Sweet Home Suburbia 6. M.C. Baby 7. No Law Or Order 8. Oriental Beat 9. Devil Woman 10. Lightnin’ Bar Blues 11. Fallen Sta
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Line Up
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Michael Monroe (Voce, Sassofono, Armonica) Andy McCoy (Chitarra) Nasty Suicide (Chitarra) Sam Yaffa (Basso) Gyp Casino (Batteria)
Musicista Ospite Katrina Leskanich (Cori)
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RECENSIONI |
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