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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Suidakra - Eternal Defiance
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( 3676 letture )
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Per una band arrivare all'undicesimo album in studio in sedici anni non è un traguardo da poco. Se da una parte una tale prolificità in tempi così stretti fa sicuramente la felicità dei fan, dall'altra spesso va ad intaccare il livello qualitativo delle uscite. I tedeschi Suidakra avevano già cominciato a vacillare con il mediocre Book of Dowth , che mostrava una band certamente esperta e matura nel sound e nel songwriting, ma priva di idee e di ispirazione. Attivi sin dal lontano 1994 sono tra i veterani della scena folk teutonica, pur non avendo mai toccato le vette di notorietà raggiunte invece da altre band, spesso e volentieri anche anagraficamente più giovani. Nonostante ciò possono vantare nella propria discografia due ottimi album come Lays from Afar del 1999 e The Arcanum del 2000, passati ingiustamente in sordina agli occhi del grande pubblico, causa anche vicinanza temporale con uscite monumentali come Voimasta Ja Kunniasta dei Moonsorrow, Midnattens Widunder dei Finntroll, l'omonimo degli Ensiferum e Sagovindars Bonin degli Otyg. Il sound della band, prima più accostabile al melodic black, si assesta appunto con Lays from Afar, presentandosi come un melodic death fortemente debitore alla scena di Goteborg, arricchito però da forti elementi folk nelle melodie e negli arrangiamenti. Le stesse liriche seguono appieno i canoni del folk metal, narrando di antichi eroi e battaglie, di dei e di paganesimo. Col passare degli anni (e dei dischi) la band, complice l'uscita di due dei membri fondatori, Stephan Möller e Daniela Voigt, continua ad evolvere il suo stile, avvicinandosi sempre di più al death e relegando in un angolo la componente folkeggiante che tanto aveva giovato ai capolavori della band. Il gruppo tra il 2001 e il 2010 è protagonista di diversi altri avvicendamenti nella line-up nei ruoli di bassista e chitarrista e passa prima sotto l'egida della Century per poi andare alla Wacken Records con la quale realizzano nel 2008 il cd\dvd 13 Years of Celtic Wartunes e l'album Crògacth, per poi cambiare nuovamente casa discografica nel 2011 passando all'AFM Records. Nonostante queste vicende la band mantiene un ritmo impressionante nelle uscite pubblicando un disco quasi ogni anno, che fino al già citato Book of Dowth si mantengono su buoni livelli qualitativi. I Suidakra questa volta si prendono due anni di pausa prima di dare alle stampe la loro nuova fatica, questo Eternal Defiance, che però si presenta purtroppo ancor meno ispirato e vario del precedente.
L'album inizia bene grazie all'intro sinfonica Storming the Walls, che si presenta addirittura come una delle tracce più godibili dell'intero lotto. Archi e ottoni si intracciano sull'incedere marziale della batteria per più di tre minuti, riuscendo però a non annoiare. La prima canzone vera e propria risponde al nome di Inner Sanctum. La prima cosa che si nota è una produzione talmente pompata e plasticosa da essere fastidiosa. I suoni risultano sin troppo limpidi e puliti e mal si adattano al tipo di proposta musicale dei Suidakra . Il pezzo è buono e si lascia ascoltare, le chitarre si muovono su lidi riconducibili prettamente al melodic death di scuola svedese e gli arrangiamenti sinfonici contribuiscono a non spezzare l'atmosfera venutasi a creare con l'intro. Si prosegue con Beneath the Red Eagle che dopo una breve introduzione orchestrale si lancia in una serie di buoni riff di chitarra alternando mid-tempos e brusche accellerazioni. Protagonista del brano è la voce della cantante Tina Stabel, alternata al solito scream di Arkadius, che, complice il violini, dona al pezzo un'atmsfera più folkeggiante. March of Conquest continua sui binari tracciati dalla precedente: duetto tra Tina e Arkadius, ritornello estremamente melodico e forte componente folk. La traccia scivola via senza aver nulla da dire, da segnalare solo il buon stacco di cornamusa a metà brano. Con Pair Dadeni la qualità del disco, fino a qui comunque discreta, inizia a crollare. Il pezzo è un susseguirsi di riff banali e le stesse melodie di bagpipe non riescono a lasciare il segno. La successiva The Midsong è una canzone acustica dai toni malinconici, affinada ancora una volta a Tina Stabel. Pur essendo sono una pallida imitazione della splendida Rise of Taliesin (appartenente a The Arcanum) è utile se non altro per prendersi cinque minuti di pausa dai chitarroni iperpompati che segnano il disco. Dopo la dolcezza della precedente i Suidakra cercano di proporre un pezzo violento e rapido, che scateni pogo ed headbanding in sede live. Rage for Revange parte bene su un riff che riprende il melodic black degli esordi, sorretto dal blast beat della batteria, per poi arenarsi sul tipico stile melodico del disco e tirando le somme risulta un altro brano decisamente trascurabile. La successiva Dragon's Head mette seriamente alla prova la resistenza dell'ascoltatore, non riuscendo ad apportare nulla di nuovo o di meritevole al CD. Stessa struttura delle precedenti, stesso appeal melodico e qualità anche inferiore. Defiant Dreams non esce fuori dai binari e, pur essendo più riuscita della precedente, merito anche dell'intermezzo in clean cantato dal chitarrista, non ragggiunge comunque il livello qualitativo che ci si aspetta da una band come i Suidakra. Damnatio Memoriae ha l'unico pregio di essere l'ultima traccia del disco, mentre per il resto non vi è nulla degno di notta. Pezzo acustico dai toni nostalgici per quasi tutta la sua durata, esplode in una chiusura orchestrale a circa mezzo minuto dalla fine.
Questo disco è probabilmente il meno riuscito della band teutonica, la qualità dei pezzi è bassa e anche quei pochi brani che riescono ad emergere dal piattume generale stancano dopo pochi ascolti. Per Arkadius e compagni sarebbe consigliabile prendersi più tempo per scrivere il nuovo album (in pieno stile Jari Menaapa per intenderci), evitando di scrivere canzoni "riempitive" come ce ne sono fin troppe in questo Eternal Defiance. Gli estimatori dei tedeschi diano un ascolto a questo album, anche solo per completezza, gli altri riservino il proprio tempo e le proprie orecchie ad uscite più meritevoli, magari andando a riscoprire quel The Arcanum che ha segnato probabilmente l'apice della carriera dei Suidakra.
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2
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march of conquest è l'unico pezzo che mi ispira, poi il nulla. peccato, spero che il prossimo album sia migliore. |
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1
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Ad un ascolto distratto sembrava passabile, però dopo un po'... boh, per me i suidakra dovrebbe quantomeno fermarsi o prendersi più tempo. Seriamente è da The Arcanum che non esce qualcosa degno di nota. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 Storming The Walls 2 Inner Sanctum 3 Beneath The Red Eagle 4 March Of Conquest 5 Pair Dadeni 6 The Mindsong 7 Rage For Revenge 8 Drangon’s Head 9 Defiant Dreams 10 Damnatio Memorie
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Line Up
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Arkadius Antonik: voce, chitarra Marius Pesch: chitarra Tim Siebrecht: basso Lars Wehner: batteria
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