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UNAUSSPRECHLICHEN KULTEN + ZOMBIEFICATION + INCARCERATION - BLUE ROSE SALOON, BRESSO (MI) - 02/09/14
07/09/2014 (2675 letture)
Serata death metal di qualità non indifferente al Blue Rose questo martedì 2 settembre: sotto il nome di The Hooded Bathomet 2014 sbarca in Europa, con prima tappa proprio a Bresso, il tour dei cileni Unaussprechlichen Kulten, superba creazione di death metal oscuro e devoto alle pagine di Lovecraft come alla musica di Immolation e Incantation. Assieme a loro i messicani Zombiefication, con il loro death metal in pieno stile anni ’90, e i brasiliani Incarceration, velocissimi e impietosi.

INCARCERATION
I brasiliani Incarceration aprono il concerto con un entusiasmo a dir poco strabordante e il grido del chitarrista/cantante “Milano, are you ready for the death metal devastation?” prima di attaccare con Cemeries of Lies, uno dei pezzi del loro EP Sacrifice, seguita dalla title-track dello stesso mini. Il suono degli Incarceration è quanto di più diretto vi possa venire in mente e si ispira fortemente al death metal della vecchia guardia: prendete i Nihilist (o i Repugnant, per restare in Svezia) e portate i loro riff a velocità inarrestabili, ed avrete un buon esempio di quello che intendo dire dicendo che questi ragazzi hanno un tiro micidiale, mantenuto peraltro per tutta la durata del concerto. Eccezion fatta per alcuni contenuti passaggi, la velocità è una costante inalienabile della loro formula compositiva, insieme a un drumming intenso e totalmente old school, nonché a quei riff di scuola Sadistic Intent e Mantas imbastarditi da richiami al thrash connazionale di Sepultura e Sarcofago, per lo meno nella struttura molto intuitiva e lineare dei pezzi. Anche la voce si mantiene incredibilmente prestante per tutta la durata del set, sebbene sembri che il frontman stia per sputare i polmoni da un momento all’altro, anche incitando gli astanti, subito coinvolti dall’esibizione appassionata dei loro beniamini. Numerosi i pezzi proposti non presenti sul 7”, che fanno pensare a lavori futuri su cui converrà buttare un occhio, almeno. Lasciano il palco con Forsaken and Forgotten, una bordata death/thrash di una violenza allucinante, presentata, tra l’altro, da un accanito fan del trio brasiliano, che lascia un sorrisone sulla faccia dei nostri.

SETLIST
Cemetery of Lies
Sacrifice
Obsessed by Death
Satanic Possession
Interlude
Neverending Agony
Infernal Suffering
Chaos and Blasphemy
Forsaken and Forgotten


ZOMBIEFICATION
Il turno successivo è quello del quintetto messicano Zombiefication, che ci rendono subito chiare le loro intenzioni con una distorsione a zanzara e un cantante che sembra vomitare le interioria sul microfono: puro death metal in stile anni ’90, con i dovuti richiami alla scena classica svedese, dagli Carnage ai Gorement, nonché dosi di putridume di death più oscuro, a tratti molto doom-oriented, come da lezione dei connazionali Cenotaph, ricordati peraltro dalla maglietta del frontman. A stupire subito è il batterista, un vero e proprio urgano, mescolando ai tupa-tupa tipici dell’old school notevoli fill su piatti e timpani, nonché mostrando una precisione notevole sulla cassa, soprattutto nelle parti più ritmate, sempre mantenendo una dinamica potentissima. Rispetto al gruppo precedente, la strutturazione dei pezzi è meno immediata, ma emerge ovviamente una maggiore complessità, soprattutto nelle parti mid-tempo o nella strutturazione delle sezioni melodiche, ispirate e mai fuori tema – si prenda per esempio Last Resting Place – un aspetto che mi ha riportato alla mente, con le giuste proporzioni, gli altri illustri connazionali, i messicani The Chasm. L’approccio al palco è frontale e statico, sono i riff dei nostri a compiere tutto lo sporco lavoro di agitare gli astanti, e ci riescono, anche se si conta qualche testa in meno rispetto allo show degli Incarceration. La scaletta estesa porta alla luce i diversi aspetti della proposta degli Zombiefication, virando dal classico incedere swedish death (come per I Am the Reaper), a sezioni lutulente e cupe, fino a situazioni melodiche e solistiche più ricercate. Giunti quest’estate al loro terzo full-lenght, dunque, i nostri sembrano aver maturato una solidità compositiva ed esecutiva notevole. Terminano lo show milanese salutando una delle più importanti realtà musicali meneghine (ed italiane), i Bulldozer, presenti alla serata, e suonando prima The Early Years, la closer del loro album di debutto Midnight Stench, e poi un enigmatico sipario in cui accennano la cover di Tobbaco Road dei The Nashville Teens (o almeno così ho scoperto essere).

SETLIST
Shining
Procession
Infestation
Last Resting Place
At the Caves of Eternal
I Am the Reaper
Crossing the Rite
In the Gallery of the Laments
The Blackest Light
In the Mist
The Early Years


UNAUSSPRECHLICHEN KULTEN
Le luci si spengono per il tetro incipit degli Unaussprechlichen Kulten, il cui frontman sceglie tre epiteti blasfemi in italiano per presentare la band, nell’attesa che i presenti si avvicinino. L’assalto dei quattro cileni è impietoso, spinto da un serrato avvicendarsi di blast e riff contorti, similarmente agli Immolation, o di aperture macabre e rallentamenti, che li avvicinano agli Incantation, due delle principali influenze che si possono sentire nella musica dei nostri. La precisione e l’intensità batteristica è travolgente e il drummer dimostra di possedere un’interpretazione eccellente dei pezzi, sia che si tratti di strutturare le parti più criptiche del loro songwriting, sia che si tratti di dare man forte alle ritmiche più incisive, ambito nel quale mantiene sempre una riconoscibile impronta old school, alla Sadistic Intent o simili, per intenderci. Il riffing si articola con eccellente efficacia sia nella ricerca del puro impatto, sia nelle sezioni atmosferiche, caratteristica che premia specialmente, tra gli altri, il terzo e ultimo lavoro della band, Bathomet Pan Shub-Niggurath, come dimostra l’accoppiata d’apertura Prologue/The Hooded Bathomet Bleated. Il gutturale di Joseph Curwen (nome d'arte lovecraftiano, ovviamente) è low-pitched e carico di potenza, ma si lancia spesso in parti più acute, acide e tormentate, accostando alla lingua inglese anche quella spagnola, per un contrasto che rende al meglio le narrazioni del ciclo di Cthulhu che fanno da sfondo a ognuna delle loro canzoni. Quanto detto raggiunge uno dei suoi apici nella maestosamente malsana Madness From The Sea, dallo scorso EP Lucifer Poseidon Cthulhu, che accompagna alla spettrale architettura sonora, generalmente lenta nell’incedere, una delle linee vocali più dense e terrificanti del gruppo, un vero inno all’orrore senza forma, che scatena l’energia degli astanti. Decisamente più veloce e serrato è un altro degli estratti dall’ultima fatica discografica, Yogge-Sothothe, più immediata, diretta e ispirata direttamente ai Morbid Angel. Un moshpit violento è aizzato nel piccolo Blue Rose dalla vena più prettamente old school degli Unaussprechlichen Kulten, la quale è peraltro manifesta nell’impressionante presentazione visiva che la band fa di sé sul palco. Peraltro le presentazioni dei pezzi sono ridotte al minimo delle confabulazioni impronunciabili (come da nome del gruppo, peraltro), rendendo più sentita l’atmosfera malsana che dal palco in penombra scende a permeare i presenti, mentre il gruppo osserva con rituale indifferenza gli adepti alla loro blasfemia musicale. Ancora diversi gli estratti dall’ottimo Bathomet Pan Shub-Niggurath, anche se il fatto che i nostri non abbiano usato alcuna scaletta cartacea mi rende purtroppo impossibile ricostruirne l’ordine. Tra queste l’oscura La Recta Provincia e la contorta e turbolenta Ceremonial of Belial, che protraggono la dimostrazione della preparazione esecutiva della formazione e, tra tutte, quella dell’imponente batterista, che mantiene una dinamica eccellente nonostante la velocità, i frequenti cambi di tempo e la sua apparente immobilità dietro alle pelli. Sul finale, l’accoppiata Spirals of Acrid Smoke/Epilogue manifestano ancora la compattezza compositiva maturata anche sulle tempistiche meno veloci e sul carattere evocativo, molto più riconoscibile negli ultimi due editi che nei primi due full-lenght. Tirando le somme, si è trattata di un’esibizione spettacolare di death metal portato agli estremi di oscurità e follia, ma con uno scheletro musicale eccellente, un’abilità esecutiva maturata in tre lustri di esperienza e una capacità evocativa difficilmente riscontrabile in altri acts odierni. Semplicemente impressionanti.



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BLUE ROSE SALOON, BRESSO (MI) - 02/09/14
 
 
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