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A PERFECT CIRCLE + CHELSEA WOLFE - Palalottomatica, Roma, 19/12/2018
23/12/2018 (1724 letture)
TALKTALK SHOW
E' il 23 aprile, quando viene annunciata una data romana invernale degli A Perfect Circle, band capitanata da Maynard Janes Keenan e Billy Howerdel; in quanto loro grande fan, nonché sull'onda dell'entusiasmo per la pubblicazione del bellissimo Eat the Elephant, primo album del gruppo dopo quattordici anni di silenzio, decido praticamente subito di acquistare i biglietti assieme all'amico Lorenzo, compagno di mille concerti da ormai un decennio. Ovviamente optiamo per il parterre: avremo tanti anni per preferire un comodo sedile, in futuro!
E' il 19 dicembre quando, in una fredda ma splendida serata, ci muoviamo con ampio anticipo verso il Palalottomatica, per evitare di rimanere bloccati nel traffico delirante di questi giorni pre-natalizi romani. Lungo il tragitto, la curiosità si fa sempre maggiore: in che forma vocale sarà Maynard? Eseguiranno questa o quella canzone? Ci sarà una buona affluenza di pubblico? Riuscirò a scattare buone foto, anche per “condire” questo report? A tutte le nostre domande, naturalmente, verrà presto data risposta. Ma, prima degli A Perfect Circle, è il turno di Chelsea Wolfe.

CHELSEA WOLFE
Mi trovo onestamente un po' in difficoltà nel raccontare lo show di Chelsea Wolfe: l'artista californiana è fautrice di un genere non facilmente descrivibile con precisione, che spazia dal doom al drone, con saltuari echi folk, chitarre accordate più che al ribasso e voce estremamente pulita, a tratti quasi operistica. Con riguardo alla voce, si tratta sicuramente dell'aspetto migliore della performance: la cantante possiede un'ugola davvero valida, in grado di toccare note alte e basse con facilità; in aggiunta, le sue movenze estremamente cadenzate e sinuose la fanno assomigliare quasi ad una sirena di omerica memoria, in attesa del malcapitato Ulisse di turno. Anche la performance dei compagni di band, quantomeno sul piano tecnico, pare inappuntabile, con una particolare menzione per la batterista Jess Gowrie. Non riesco viceversa a dare un giudizio completamente positivo sulle canzoni: premettendo necessariamente che non rientrano nel mio genere, mi paiono un po' troppo simili l'una all'altra e, quel che è peggio, piuttosto monocordi, con l'eccezione dell'interessante 16 Psyche. Il mio amico Lorenzo, impietosamente, definisce la loro proposta musicale la versione pippa dei Type 0 Negative; personalmente, al di là dell'atmosfera dark intrigante e della bella voce di Chelsea, dubito che porterò nel cuore questa esibizione. Il pubblico, ad ogni modo, che nel frattempo aumenta sensibilmente, rispetto ad una consistenza iniziale davvero risicata, sembra tutto sommato apprezzare.

A PERFECT CIRCLE
Nella mezz'ora che separa l'oscuro show di Chelsea Wolfe da quello degli headliner, viene più volte fatto presente, anche tramite un simpaticissimo addetto al palco, che è fatto assoluto divieto di scattare foto o registrare video, pena addirittura l'interruzione del concerto. Di base, confesso di non amare particolarmente questi “diktat”: anche io, come tutti, non sopporto di vedere una selva di schermi per l'intera durata di un concerto, ma mi piace molto scattare qualche foto, anche solo per avere un ricordo della serata, cui dopotutto non partecipiamo gratis. A posteriori, tuttavia, devo dire di aver provato una sensazione piuttosto piacevole nel godermi uno show “al naturale”, come doveva essere prima dell'avvento degli smartphone. Ma bando alle ciance, passiamo alle cose davvero importanti.
Alle 21 in punto, le luci si spengono di nuovo ed un boato accoglie l'ingresso in scena dei primi musicisti, dai quali inizialmente manca Billy Howerdel; la prima traccia eseguita, title-track del nuovo album, per una buona metà è infatti esclusivo appannaggio dell'ugola di Keenan e della batteria di Jeff Friedl. Fin da subito notiamo due cose, entrambe decisamente positive: la voce del cantante, a mio parere una delle più intense ed espressive dell'intero panorama musicale, è in splendida forma, ma soprattutto i suoni sono pressoché perfetti; trovandoci al Palalottomatica, da sempre tutt'altro che rinomato per la sua acustica, tale circostanza è oltremodo gradita! Ben presto, anche Howerdel, musicista a mio parere incredibilmente sottovalutato, raggiunge il palco, ricevendo la sua meritata dose di ovazioni. Nel corso dello show, peraltro, Maynard si mantiene come di consueto in secondo piano, nell'ombra, lasciando che sia il chitarrista, davvero indiavolato, a muoversi lungo il palco; si può davvero dire, al di là della ben nota eccentricità di Keenan, che sia proprio Howerdel il vero frontman del gruppo. Anche gli altri musicisti, il chitarrista/tastierista Greg Edwards ed il bassista Matt McJunkins, fanno a meraviglia il loro lavoro, regalando un tappeto musicale impeccabile, esaltato dalla voce del cantante. La scaletta, come era facile immaginare, propone numerosi estratti dall'ultimo album, ma non manca di regalare perle dai precedenti lavori: dopo l'ammaliante Eat the Elephant e l'ariosa Disillusioned, la Gibson LesPaul del chitarrista (regalo, pare, di Trent Reznor) tesse il riff della splendida The Hollow e sono davvero gioie per occhi ed orecchie; il modo in cui le linee vocali di Keenan si intersecano con le ritmiche di Howerdel è semplicemente da brividi, al pari dell'interpretazione offerta dal cantante sul ritornello. Si prosegue poi agevolmente, senza pause e senza troppi convenevoli: la band sfodera Weak and Powerless, tratta da Thirteenth Step, con le sue intricate linee di basso, prima di tornare al nuovo album, con So Long, and Thanks for all the Fish; devo dire che quest'ultima canzone, che non mi aveva particolarmente colpito su disco, dal vivo acquista una bellezza del tutto differente e peculiare. E' il prossimo pezzo, però, che mi fa davvero sciogliere: Howerdel attacca infatti le lugubri note iniziali di Rose, il mio brano preferito di Mer de Noms, che come tale canto a squarciagola, imitato da buona parte dei presenti. Per me il concerto potrebbe anche concludersi qui (no, non è vero), ma per fortuna ci sono ancora molte frecce all'arco degli A Perfect Circle: una di queste, per la verità, una pur valida cover di People are People dei Depeche Mode, mi lascia abbastanza indifferente ed accolgo molto volentieri l'arrivo di Vanishing e, soprattutto, di Blue, una delle canzoni che preferisco di Thirteenth Step; la mia preferita in assoluto, la malinconica The Noose, non verrà purtroppo eseguita, ma mi “consolo” con 3 Libras, altro immancabile estratto da Mer de Noms. Pur rapiti dall'esibizione e dai raffinati giochi di luce, notiamo che Maynard, quando non canta, compie giri su se stesso; che voglia tracciare un cerchio perfetto? Non è dato saperlo. Tracciata questa nota di colore, riprendiamo a parlare del concerto: dopo 3 Libras la band decide di tornare con prepotenza ad Eat the Elephant, da cui vengono eseguite ben quattro tracce in rapida successione; si comincia da The Contrarian, canzone che ai primi ascolti non mi aveva convinto, salvo poi divenire una delle mie preferite: il pubblico apprezza molto, ma tributa un'accoglienza ancora migliore alla splendida TalkTalk, sulla quale Keenan fornisce una delle migliori interpretazioni della sua pur eccellente serata. Il mini-ciclo di estratti dal quarto album prosegue con la marziale Hourglass, una delle tracce più elettroniche e sperimentali del lavoro, per poi chiudersi con The Doomed, che fa la felicità dei fan amanti di sonorità più dure; in questa parte quasi conclusiva del concerto, peraltro, gli A Perfect Circle hanno chiaramente voglia di menare le mani e lo dimostrano prima con l'alienante Counting Bodies Like Sheep to the Rhythm of the War Drums, uno dei due inediti dell'album di cover eMOTIVe, poi con Judith, probabilmente la loro canzone più nota: si era a lungo vociferato -con orrore- di una possibile esclusione dalla setlist di tale pezzo, quindi, quando batteria e chitarra attaccano la celebre intro, il pubblico va più in visibilio che mai. Apprenderò solo in seguito che, effettivamente, nel concerto milanese Judith non è stata eseguita, a vantaggio di The Noose; tutto sommato, pur adorando quest'ultima canzone come ho già fatto notare, il cambio mi sta bene! Urlare in faccia a Maynard (più a Billy, in realtà) il verso Fuck Your God! non ha semplicemente prezzo. Solo a questo punto, dopo appena una manciata di parole rivolte al pubblico nel corso dell'intero show, il cantante prende la parola per ricordare come quella romana sia l'ultima data del tour, appropriato visto che, come noto, tutte le strade portano a Roma; presenta inoltre la band, evitando accuratamente di menzionare se stesso, per poi accompagnarci attraverso gli ultimi pezzi della setlist, tratti da Thirteenth Step e da Eat the Elephant: tocca infatti alla lunga The Package ed a Delicious chiudere un'ora e mezza abbondante di eccellente musica, terminata la quale Maynard, oltre a mostrarsi finalmente alla luce, ci ringrazia nuovamente e ci “permette” di fare foto: all'annuncio, una piccola ovazione precede la levata di una miriade di telefoni e macchine, finalmente libere di fare il loro “mestiere”. Howerdel, che pare sinceramente commosso per gli applausi e l'accoglienza tributata al suo gruppo, si trattiene un po' più a lungo sul palco, prima di congedarsi a sua volta.

LA CHIUSURA DEL CERCHIO
Lo splendido show a cui abbiamo appena assistito ha dimostrato, se ve ne fosse stato ulteriore bisogno, quanto sia sbagliato considerare gli A Perfect Circle una versione “semplificata” dei Tool: pur presentando innegabilmente degli elementi in comune con questi ultimi, la creatura di Billy Howerdel ha una sua identità ben precisa, che affonda le sue radici nel post-grunge, nel rock psichedelico, nell'alternative. Si tratta, insomma, di due band differenti, entrambe più che meritevoli di essere ascoltate, apprezzate, ma soprattutto viste dal vivo. L'unica controindicazione di questa magnifica serata, per l'appunto, è che difficilmente resisterò alla tentazione di organizzare una gita fiorentina a giugno 2019...


SETLIST A PERFECT CIRCLE
1. Eat the Elephant
2. Disillusioned
3. The Hollow
4. Weak and Powerless
5. So Long, and Thanks for all the Fish
6. Rose
7. People Are People (Depeche Mode cover)
8. Vanishing
9. Blue
10. 3 Libras
11. The Contrarian
12. TalkTalk
13. Hourglass
14. The Doomed
15. Counting Bodies Like Sheep to the Rhythm of the War Drums
16. Judith
17. The Package
18. Delicious



Barry
Mercoledì 26 Dicembre 2018, 14.10.33
4
Ho premesso che non rientra nel mio genere ed ho fornito una impressione, peraltro non lesinando complimenti a certi aspetti della performance, cosa ci sarebbe di imbarazzante?
Hank
Lunedì 24 Dicembre 2018, 8.16.23
3
Imbarazzanti i commenti su Chelsea Wolfe. Se non conosci o non capisci, non scrivere nulla piuttosto.
Mo67
Domenica 23 Dicembre 2018, 22.15.45
2
Presente a Milano. Confermo sensazioni di Barry. Chelsea Wolfe piaciuta meno di zero. APC superlativi e suoni ottimi.
Daniele
Domenica 23 Dicembre 2018, 21.09.02
1
Bellissima recensione complimenti e tra l'altro The Noose è anche la mia canzone preferita . Reputo l'ultimo loro album veramente bellissimo al punto che l'ho consumato .
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