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REASONS BEHIND - Una Lettera all'Umanità
23/04/2023 (552 letture)
Fumo, pioggia… Lampi di luce artificiale al neon a irradiare un’umanità affogata nel grigio. Queste le immagini proiettate nella testa mentre si ascolta il terzo album dei bolognesi Reasons Behind, Architecture of an Ego, in uscita il 26 maggio 2023. Abbiamo raggiunto la cantante Elisa Bonafè e il chitarrista, tastierista e compositore Gabriele Sapori per parlare della loro ultima fatica in studio, giocata tra metal, symphonic ed elettronica.

McCallon: Ciao ragazzi, benvenuti su Metallized! Come state? Quando parlo per la prima volta con una band che non è mai stata intervistata sul nostro sito, chiedo sempre una breve presentazione per quei lettori ed ascoltatori che ancora non vi conoscono.

Elisa: Ciao Simone e ciao ai lettori di Metallized! La band nasce ufficialmente nel 2010 e da allora, con un EP e due full-length, ha progressivamente abbandonato i tratti symphonic delle origini a favore di atmosfere più elettroniche, che comunque erano presenti fin dalle prime canzoni. Con l’ultimo disco, Project: M.I.S.T., uscito poco meno di tre anni fa in piena pandemia, siamo entrati nella grande famiglia Scarlet Records, e ora stiamo per pubblicare la nostra seconda fatica di questo nuovo ciclo, sperando di poterla portare presto sul palco.

McCallon: Prima di parlare nello specifico del vostro nuovo album, Architecture of an Ego, una domanda sul vostro genere musicale. Combinando stili diversi come musica elettronica e metal, quali sono le vostre fonti di ispirazione?

Gabriele: Ciascuno di noi ascolta generi musicali diversi, taluni anche molto distanti dai canoni classici del metal, e inevitabilmente queste influenze emergono quando componiamo. Per quanto riguarda la sezione ritmica attingiamo dal metal svedese, dall’alternative, talvolta perfino dal J-rock, mentre per l’elettronica le nostre fonti principali sono sicuramente l’Eurodance degli anni ‘90 e la Trance: dovendo fare dei nomi, ti diremmo da una parte InFlames - sia vecchia maniera che quelli più moderni – oppure, probabilmente suscitando qualche perplessità, Falling in Reverse, mentre dall’altra Datura, U.s.u.r.a. e 2 Unlimited.

McCallon: È evidente che non siamo più agli inizi dei vari movimenti alternative metal, nu metal, quindi certamente chi ascolta rock e metal è già avvezzo da decenni a sentire sonorità “alternative” accostate a quelle più classiche del genere. Detto questo, come si conquista l’orecchio di chi ancora oggi “accusa” una band come la vostra di non suonare “vero” metal? I Nanowar hanno appena dedicato una canzone a questo tipo di ascoltatori

Elisa: Come dici tu, rispetto a dieci o quindici anni fa la contaminazione tra metal e generi più distanti è stata ormai sdoganata, le persone si sono lentamente abituate a un certo tipo di sonorità e certi pregiudizi si sono pian piano indeboliti. Lo si può notare osservando come si sono evolute le reazioni e i commenti ai video di gruppi come Amaranthe o Baby Metal, che dopo un primo periodo di scetticismo ora hanno una fan base in continuo aumento, tra metallari e non. Francamente, il problema del genere non ce lo siamo mai posti. Il bello della musica è proprio questo: se ti piace o comunque ti trasmette qualcosa l’ascolti, senza restare ancorato al concetto di genere, che secondo noi al giorno d’oggi lascia un po’ il tempo che trova. Un tempo poteva avere più senso, per districarsi tra le varie uscite, ma, con l’avvento delle piattaforme di streaming audio e video, se vuoi sapere come suona un gruppo ti bastano pochi click e lo ascolti direttamente.

McCallon: Guardando il video del primo singolo da Architecture of an Ego, Heart Begins to Break, ho notato come abbiate ricevuto più di centomila visualizzazioni e più di cento commenti! Innanzitutto complimenti; volevo porre anche a voi una domanda che feci non molto tempo fa ai nostri connazionali Stranger Vision: in un contesto come quello attuale, con la diffusione dello streaming digitale, è più facile o difficile emergere e farsi notare dal pubblico?

Elisa: Effettivamente il video è partito piuttosto bene, speriamo che continui così ancora a lungo. L’attuale diffusione dello streaming digitale ha lati positivi e negativi come quasi tutte le cose: da una parte senz’altro è più facile essere presenti e arrivare anche al di fuori del proprio Paese, cosa impensabile prima per band di dimensioni contenute come la nostra. Questo ha invertito l’iter classico, nel quale ci si faceva conoscere suonando ai concerti e data dopo data si accresceva il proprio pubblico: ora si può costruire la fan base online, per poi ritrovarla sotto al palco quando si suona dal vivo. Il lato negativo, se così si può dire, è che in un mercato facilmente aperto a tutti il numero di proposte è altissimo e questo ti costringe a trovare modi di promuovere il tuo progetto che con la musica c’entrano fino a un certo punto: un video particolare, un’idea virale… occorre escogitare qualcosa per emergere dalla massa e far sì che, tra tutti video suggeriti, una persona decida di cliccare proprio sul tuo.

McCallon: Parliamo del disco, finalmente. Ci parlereste del processo compositivo per Architecture of an Ego? Come avete lavorato per scrivere e registrare questa nuova uscita?

Gabriele: Architecture of an Ego è il terzo concept album su tre full-length che abbiamo pubblicato, e anche lui ha seguito il nostro solito processo: la storia prima di tutto. Normalmente partiamo dal soggetto e lo sviluppiamo in capitoli, in modo da avere un’idea di quante tracce verranno fuori alla fine. In questa prima fase è possibile che non venga scritta una sola nota, oppure, se siamo particolarmente ispirati, lavoriamo parallelamente anche alle singole tracce. Scendendo più nel dettaglio, in genere ogni canzone ha una storia a sé: qualche volta partiamo dal riff principale, qualche volta dall’intro, in alcuni casi addirittura dalla voce… l’ispirazione è una compagna capricciosa. Gli unici due step per i quale oramai seguiamo un metodo fisso sono quello delle armonizzazioni vocali, per le quali restiamo fedeli alle solite regole secolari, e dei testi che vengono sempre scritti per ultimi sulla base delle melodie definitive.
Per quanto riguarda la fase di registrazione, invece, siamo molto più canonici: dopo aver completato le preproduzioni, che ci servono sia da riferimento in studio che per valutare l’impatto delle tastiere e scegliere i suoni giusti, partiamo dalle batterie e poi di seguito con tutti gli altri strumenti fino ad arrivare alla voce.

McCallon: Nei testi delle canzoni parlate di una razza umana che ha perso ormai la propria… umanità. Questo è certamente uno dei topoi della narrativa distopica: abbiamo letto di società e civiltà che hanno perso la libertà, la cultura, la pace, l’empatia… quello che mi ha colpito del vostro disco è che l’attenzione, stavolta, mi è sembrata essere posta sulla capacità di vivere quelle piccole cose, quelle sfumature che rendono ogni vita diversa da quella di un altro individuo. Temete che l’uomo stia andando oggi in quella direzione?

Gabriele: La storia di Architecture of an Ego è ovviamente romanzata, ma ci è servita per interrogarci su cosa ci rende quello che siamo, nel bene e nel male. La vita normalmente non è fatta di grandi eventi, le giornate non sono quasi mai completamente bianche o nere, ma galleggiano tra varie sfumature intermedie, le piccole cose che hai citato tu. Ovviamente non facciamo allarmismi, però nel ritmo frenetico dei social, dove se non fai sensazione non esisti, forse stiamo perdendo un po’ il senso di alcuni aspetti [della vita] che abbiamo sempre dato per scontati. Architecture of an Ego è semplicemente l’estremizzazione di questo dubbio: se il genere umano fosse “ripulito” da certi suoi tratti, che cosa potrebbe diventare?

McCallon: Una domanda più leggera: Zero Dawn, The Phantom Pain, (Letter to) The Last of Us… Coincidenze, o qualcuno è appassionato di videogiochi?

Gabriele: Tana per noi! Ebbene sì, qualcuno di noi nel (poco) tempo libero è anche videogiocatore e un po’ nerd. In realtà questa scelta non è propriamente una citazione: noi ai titoli dei dischi e delle singole canzoni dedichiamo la stessa attenzione che riserviamo alla musica, ai testi e all’artwork, perché ognuno di questi aspetti contribuisce a trasmettere qualcosa. Nel caso specifico, i titoli delle tre tracce sopracitate li abbiamo scelti perché rappresentano efficacemente i rispettivi capitoli della storia che raccontano, racchiudendo in poche parole un concetto profondo e a volte complesso da sintetizzare.

McCallon: Architecture of an Ego, a partire dalla copertina, si rifà a una chiara estetica cyberpunk, che ovviamente ben si sposa con la musica e i testi che proponete. Trasporrete questo tipo di estetica anche nei vostri concerti a supporto del disco?

Elisa: L’idea sarebbe quella. Negli ultimi mesi, parallelamente alle registrazioni e allo shooting dei video, ci siamo dati da fare per capire come portare anche sul palco un certo immaginario visivo, tenendo presente che siamo una piccola band e che, come tale, non possiamo contare su grossi budget né su un’organizzazione mastodontica. Ci siamo concentrati su quegli aspetti che possiamo gestire facilmente su palchi di piccole e medie dimensioni e trasportare comodamente in caso di tour, riuscendo però a replicare il più possibile le atmosfere che abbiamo espresso nel video di Heart Begins to Break. Presto vedrete se ci siamo riusciti…

McCallon: Una curiosità per finire: qual è la canzone di cui siete maggiormente soddisfatti su questo nuovo album?

Elisa: Ah qui ognuno ha la sua preferita, per le motivazioni più disparate. Di certo il singolo che abbiamo scelto come apripista convince tutti e quattro, ma la musica è anche fatta di emozioni, sensazioni personali e magari una canzone meno “commerciale” tocca certe corde e ti rimane dentro più di una che a livello di ascolto funziona meglio. Al di là dei gusti personali, ogni traccia contiene qualcosa per il quale essere soddisfatti. Il prossimo singolo che uscirà [I3, ndr], ad esempio, pensiamo sarà una sorpresa sotto certi punti di vista: è stato un esperimento dettato da esigenze di trama, ma il risultato finale ci è parso davvero interessante.

McCallon: Grazie per il vostro tempo, e in bocca al lupo per l’uscita del disco! Volete dire qualcosa ai lettori di Metallized prima di salutarci?

Gabriele: Grazie a te per lo spazio che ci hai dedicato! Invitiamo chi ancora non ci conosce ad ascoltare il primo singolo e quelli che lo seguiranno prima dell’uscita del disco, in modo farsi un’idea di quello che sarà Architecture of an Ego, e magari a venire a vedere quello che abbiamo preparato in sede live!



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