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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 5259 letture )
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Bentrovati! Se non ricordo male ci si era lasciati poco più di un anno addietro, con l’album omonimo Revocation, eppure ora sono nuovamente qui. Sogno o son desto? Il 2015 non è neanche spuntato da dietro l’angolo e un nuovo album dei Revocation è già sul mercato? Cinque album nel giro di soli sette anni: appena scoperti questi dati si penserebbe ad una accozzaglia di idee improvvisate l’una dietro l’altra, come pretesto per tornare in tour e sfornare platter su platter. Mi dispiace deludervi, perché questi ragazzi sanno il fatto loro e quella che sto per descrivervi è definibile come la prestazione più matura a livello stilistico di questa giovane band statunitense; in più, parliamo senza ombra di dubbio del miglior album dal famigerato Existence is Futile. Mi rivolgo a te che leggi; vuoi che ti racconti altro sulla band, per caso? Se stai leggendo questa recensione lo fai per uno tra tre motivi fondamentali: hai sbagliato a selezionare il disco che ti interessava (se fai parte di questa categoria continua: magari scopri una band nuova, allettante e quasi sexy!); conosci il nome e stai valutando se e come commentare l'articolo (possibilmente pensaci bene: questi ragazzi ci sanno fare, non affrettare la mano sulla tastiera e non cadere in errore!); in ultima circostanza sai già tutto del disco, conosci questo nuovo Deathless a menadito e vuoi vedere se me medesimo, il recensore, la pensa come te o sta dicendo una marea di cavolate (allora sai già della vena jazz e degli studi dei membri della band, per cui che te lo dico a fare?). Nel primo caso, sei libero di scegliere; nel secondo scenario leggi, che non fa mai male condividere opinioni; nell'ultima casistica, vediamo un po' che mi racconti dopo l’analisi.
Cosa si trova di diverso in questo quinto album? Normalmente un gruppo rilascia una nuova fatica quando ha qualcosa di nuovo da dire, cerca di progredire musicalmente proseguendo il discorso musicale precedentemente intrapreso. Nulla di più vero: in questo album, quelle che fino ad un anno addietro erano le fatiscenti e indubbie influenze thrash vengono lasciate in un angolo a far capolino solo in momenti specifici; la musica è oggi nelle mani di una verve prettamente progressiva e dedita all’esplorazione di nuovi istinti sonori. La mano è sempre quella, David Davidson è un musicista con i controcosiddetti e l’impostazione jazz è diventata un marchio di fabbrica che separa i Revocation da qualsiasi altra band nel panorama moderno. Un motivo per cui questi ragazzi sono riusciti ad accaparrarsi un contratto con la Metal Blade ci sarà pure, no? Ascoltare canzoni come Madness Opus o Scorced Earth Policy è disarmante: la perizia tecnica è di un livello così elevato che in molti potrebbero andare a casa e mettere fine alla propria carriera. Stacchi, bridge armonici, tutto è un rollercoaster di timbriche che ordinariamente coesisterebbero ben di rado: la sezione centrale, con solo annesso, di The Blackest Reaches è prog nel vero senso della parola. Progressione che fa rima con ispirazione: le due cose sono unite per forgiare album dopo album una band che sicuramente non cambierà il panorama mondiale, ma ha molto da dire e merita il proprio piccolo angolo di fama nella cultura contemporanea del death metal. Piuttosto, parlare di death risulta limitativo se analizzato il registro tecnico qui in essere: se non sono ubriaco mentre vi scrivo (ore 11:40 di mattina), possiamo definitivamente annoverare i Revocation nel calderone prog death. O death prog? Scegliete quale dei due preferite, al sottoscritto poco cambia, purché si realizzi che di death puro in Deathless ne compare in percentuale minima, tanto irrisoria che in alcuni passaggi il esso scompare definitivamente: ascoltare United in Helotry da 2:00 a 2:50 per credere. Probabilmente nelle preview, quando una voce pulita compariva all’interno di Labyrinth of Eyes, un po’ di timore si è insediato negli ascoltatori, ma che male c’è nel testare territori che in molti non hanno voglia e possibilità di provare, spesso a causa di una preparazione scarna e pressappochista? Molti sono gli elementi che fanno di quest’album un bagliore nella melma qualunquista e iperprodotta della staticità contemporanea. La conclusiva Witch Trial è insieme a Madness Opus la chicca del disco, la prima più di matrice progressive con un finale molto coinvolgente, una partitura iniziale a tratti black e una durata che, seppur superi i sei minuti, lascia la voglia di proseguire il cammino armati di tizzoni ardenti, in cerca delle eretiche meretrici; la seconda invece è il lato oscuro della band che porta a compimento la matrice dell’improvvisazione a favore di uno stile tanto personale quanto ricercato: il doppio stacco jazz spezza la cattiveria della traccia andando ad offrire un dinamismo mai raggiunto in precedenza. Aggiungiamo che la produzione è finalmente decente, non di plastica e non artificiale: si riesce finalmente a percepire una persona dietro ai microfoni, non dei robot finti e laccati come in certi prodotti degli ultimi mesi. Aggiungiamo, per concludere, che la cover è molto ben realizzata prestandosi molto bene alle tematiche trattate all’interno del misticismo letterario-culturale.
Che dire, siamo di fronte ad un’ennesima dimostrazione di forza da parte dei Revocation, possono piacere o meno a seconda del vostro gusto personale (ehi tu che sei capitato qui per caso ci sei ancora?) probabilmente ai puristi non piaceranno mai e ai newbie faranno venire la pelle d’oca, attizzandoli come non mai. Impossibile non notare la capacità tecnica qui manifestata definitivamente attraverso soluzioni stilistiche prima d'ora mai testate: il futuro è roseo per questa band e sono sicuro che dal vivo spacchino di brutto! Non è un capolavoro, ma il suo porco dovere lo fa, e anche bene. Chiudiamo le pagine di questa recensione con un solo consiglio da amico:
Mai fidarsi di un uomo in tuta. Charles Bukowsky
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11
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Secondo me sta band si sta infilando in un cul de sac dal punto di vista stilistico. Gli album, ormi cinque, si assomigliano tutti, sia dal punto di vista di sound che di contenuto. Sebbene la qualità rimanga comunque abbastanza buona, d'altronde la preparazione tecnica c'è, non si può non notare una sostanziale scontatezza ormai nella loro proposta. Poi una parola andrebbe spesa sulla produzione ancorata ad un digitale a mio avviso eccessivo, che trovo in genere difficile da digerire sulla durata non dico di un album, ma di un intero pezzo. Non a caso li ho davvero poco graditi live, segno forse di una demarcazione tra studio e prova concerto. Per me i loro migliori sono Existence is Futile e Chaos of Forms. Poi viene questo che, pur essendo un discreto lavoro, purtroppo non decolla a causa delle critiche sopra mentionate. Urge rinnovamento e progressione stilistica, non una rivoluzione ma senza secondo me potrebbere stancare facilmente. Evviva! |
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10
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Si scrive Bukowski, non Bukowsky. |
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9
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Un bel disco, potente e dinamico, ma anche ben rifinito in diversi passaggi, concordo con Andre. |
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8
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L'album in questione è ottimo...ma li ho visti dal vivo.....un pò deludenti... |
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7
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Bella recensione!Sicuramente tra i dischi dell'anno,i Revocation si confermano ancora una volta.Personalmente il disco che mi prende di più è l'EP Teratogenesis,che ritengo un mini capolavoro...non so se questi ragazzi scriveranno mai qualcosa di memorabile,ma per ora è un bel sentire! |
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6
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Bravi, bello , bis! Voto 83 |
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5
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Sono arrivato a leggere per caso...e approfondirò  |
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4
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Concordo per filo e per segno con il recensore. Disco bellissimo. Fra i miei preferiti di quest'anno. Da solo l'assolo finale di "Scorced Earth Policy " vale l'acquisto. |
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3
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Nulla da aggiungere all'ottima recensione di sopra. Deathless è un ottimo disco, che si fa acscoltare per la ventata di aria fresca che i ragazzi hanno apportato al loro sound. Grandissimi Revocation. Una delle band giovani più interessanti del panorama attuale. Voto: 80 |
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2
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Finora penso anch'io che il migliore sia Existence, questo non l'ho ancora ascoltato, comunque questa band fa davvero paura, anche dal vivo... |
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1
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Ottimo disco, probabilmente il loro migliore con Existence is Futile, sicuramente migliore del precedente e anche un gradino sopra a Chaos of Forms. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Debt Owed To The Grave 2. Deathless 3. Labyrinth Of Eyes 4. Madness Opus 5. Scorched Earth Policy 6. The Blackest Reaches 7. The Fix 8. United In Helotry 9. Apex 10. Witch Trials
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Line Up
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David Davidson (Voce, Chitarra) Dan Gargiulo (Chitarra, Voce) Brett Bamberger (Basso) Phil Dubois Coyne (Batteria)
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