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Atkins / May Project - Serpents Kiss
( 1214 letture )
LA RIVINCITA DEGLI EX
Al Atkins non è un artista conosciuto dalle folle, tutt’altro. La sua grande occasione, che allo stesso tempo è divenuto il suo biglietto da visita nonché unica voce significativa nel suo curriculum musicale, è quella di aver fatto parte dei Judas Priest dal 1969 al 1973, quando fu sostituito da quel Rob Halford di cui tutti conosciamo la storia. Sono i casi della vita, ce ne sono infiniti esempi. Si entra in una band, si suona, ci si diverte, si hanno grandi sogni e aspettative, ma quando il gioco si fa duro e serio bisogna prendere delle decisioni, fare delle scelte importanti: buttarsi, provarci, col rischio di tornare a casa con le pive nel sacco e tanta delusione o salutare i compagni di band e augurare loro tanta fortuna; e quando si hanno una moglie e una figlia, quindi una famiglia da mantenere e a cui garantire uno stipendio sicuro, spesso il sogno va interrotto. È la storia di Al Atkins, essere il cantante di quella che diverrà la più grande band heavy metal del mondo, ma dover fare una scelta di vita. E di fronte alla propria famiglia tutto passa in secondo piano. Forse la storia non è stata esattamente questa, forse i Judas avrebbero comunque assunto un cavallo di razza come Halford, decisamente più carismatico e dotato di Atkins, ma poco importa a conti fatti. Dopo un lunghissimo periodo lontano dalle scene, Atkins si rimette in gioco e prova ad attirare su di se un po’ di luce dei riflettori, complice anche un certo revival degli anni passati e l’interesse del pubblico a reunion e nomi di un certo peso. Così negli anni 90 pubblica una serie di dischi a suo nome e collabora con progetti più che dignitosi, fino ad arrivare al qui recensito Serpents Kiss, pubblicato nel 2011 sotto il moniker di Atkins / May Project, che vede la collaborazione con il talentuoso chitarrista Paul May.

Serpents Kiss è un album di heavy metal tradizionale, ma estremamente raffinato e di classe. Al Atkins è sicuramente il nome di richiamo, anche se va detto che la mente ed il vero protagonista è il chitarrista Paul May, autentico funambolo delle sei corde oltre che autore principale dei brani. Shredder sconosciuto ai più nonostante un curriculum invidiabile, dal tocco e dalla tecnica paragonabile ai mostri sacri della chitarra. Dal canto suo l’ex Judas Priest è autore di una prova buona al microfono; ma non aspettatevi paragoni con Halford, perché il timbro ed il modo di cantare dei due è completamente diverso. Atkins predilige infatti tonalità medio basse, leggermente roche e graffianti, ed in alcuni frangenti ricorda Bon Scott o Chris Boltental quando spinge un po’ sulla voce più sporca. Non mancano brani davvero interessanti e ben costruiti, fin dalla opener The Shallowing, martellante e possente nel suo incedere, con numerosi richiami al metal proprio di Judas Priest, Maiden ed Accept, coordinate musicali su cui si muove tutto il disco, pur senza mai risultare derivativo. Ottimo il riffing di chitarra e le trame melodiche, peccato per la mancanza di un ritornello davvero incisivo che avrebbe reso il brano una killer song. Più oscura e maligna Dream Maker, in cui il lavoro di May alle chitarre è davvero impressionante, con soli e fill che si susseguono con una naturalezza che non ha nulla da invidiare alla coppia Tipton/Downing, ed anche il brano non avrebbe sfigurato su un album dei Judas. Singz si sposta su territori ai limiti del doom e dell’epic metal di Manilla Road e Omen, mentre Fight dà una nuova iniezione di energia e potenza, in cui l’unico neo è il ritornello poco incisivo. Presente anche la cover di Cold Gin dei Kiss, riproposta senza stravolgerne la versione originale, riuscita ma senza dare un gran valore aggiunto al disco. Chiude l’album la lunga Theatre of Fools e si tratta di una chiusura in grande stile: riff stoppati di chitarra su cui si appoggia l’ennesimo solo magistrale e poi la voce roca e cupa di Atkins; i toni epici sono enfatizzati da arrangiamenti curati e azzeccati e da un crescendo nel ritornello davvero vincente. La sezione solista di May è davvero incontenibile e stupisce che un tale mostro delle sei corde non sia stato corteggiato da band ben più blasonate.

La rivincita di Atkins la si può intendere con la pubblicazione di una serie di album più che meritevoli, come questo Serpents Kiss, che non sarà certo ricordato dal grande pubblico, ma sul livello qualitativo se la batte con molte pubblicazioni targate Judas Priest post Painkiller. Un album di classe, di metal che sa essere raffinato ma anche aggressivo e potente, impreziosito dalla prestazione di un fuoriclasse come Paul May e da un nome da rivalutare come Al Atkins. Promosso e consigliato.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2011
Gonzo Multimedia
Heavy
Tracklist
1. The Shallowing
2. Traitors Hand
3. Dream Maker
4. Can You Hear Me?
5. Singz
6. Fight
7. Judge
8. Betta Than Twisted
9. Cold Gin (Kiss cover)
10. Theatre of Fools
Line Up
Al Atkins (Voce)
Paul May (Chitarra, tutti gli strumenti)
 
RECENSIONI
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