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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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( 1298 letture )
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A volte ritornano. Molte, moltissime volte, forse troppe. Sarà anche il caso degli Stash? Prevedibili battute su Amici a parte, abbiamo ripetutamente affrontato il discorso relativo ai gruppi che si riformano dopo aver vissuto un momento di celebrità decenni prima, i quali poi, sfruttando il mai sopito interesse per il metal, tornano sulla scena all’improvviso. Altrettanto spesso, però, si tratta di gruppi che la celebrità non l’hanno nemmeno sfiorata, restando confinati nella rispettabile condizione di cult band (qualunque cosa significhi davvero) conosciuti ed amati da una ristretta schiera di fan, o addirittura di musicisti che non hanno mai fatto nulla di veramente concreto al di fuori di un ambito locale, che poi tornano alla ribalta. Tanto, chi può davvero smentire che fossero importanti all’interno di una scena ben definita ed ormai non più rappresentata da nessuno? Nel caso degli Stash, abbiamo da soppesare un gruppo olandese che produsse dei demo fino all’anno di grazia 1987, già abbastanza superato al momento dell’uscita autoprodotta, che divenne un punto di riferimento per la comunità metal della zona di Twente, potendo per di più vantare al microfono la presenza di Bert Kivits degli Emerald, a loro volta autori di un album dell’85 intitolato Down Town. Dopo essere tornati sulla scena un paio di anni fa, ecco dunque un vero album -il primo- composto dai vecchi pezzi del demo rimasterizzati, integrati con un po’ di materiale nuovo e, sulla versione CD, anche dal demo stesso.
Quello che gli Stash hanno da proporci è un heavy classico post N.W.O.B.H.M., non scevro da una buona dose di melodia che spesso lo sposta verso l’heavy-rock, e reso più interessante da assoli ed arrangiamenti dal retrogusto neoclassico. Insomma: un bel minestrone old-school of heavy metal. Fatta questa premessa è chiaro che in A Matter of Time non c’è assolutamente nulla da scoprire se non un nome nuovo alla grandissima parte degli ascoltatori odierni, o da riscoprire se appartenenti ad una fascia di età che termina in “anta” e maniaci dei demo di band underground. Veicolate da un discreto suono abbastanza in focus con lo spirito dello stile, ci sono undici canzoni più intro ed outro, delle quali sei sono nuove versioni di quelle contenute nel demo 87, più il demo stesso posto in coda al CD e non compreso nella versione vinile. Il tutto scorre via abbastanza piacevolmente, dato che quando si ha a che fare con melodia costruita senza inciampi ed a volte sostenuta da tastiere presenti in maniera adeguata alla situazione, ritornelli a volte anche solenni, arrangiamenti professionali per quanto non molto intricati, ed un tocco di neoclassicismo introdotto dal bravo Roel Nottrot ad aggiungere altra solennità senza appesantire più di tanto il tutto, è difficile che ci sia qualche vera e propria mancanza ad inficiare la fruizione della scaletta. In questo senso pezzi quali By the Light of Fire, Waiting for the Night e Born to Run -tre canzoni citate a mero titolo di esempio- possono piacere, ma solo se non si tiene conto che si tratta comunque del festival del già sentito; e molto. Per ciò che riguarda poi la parte aggiuntiva, ossia quella “demo”, poco da aggiungere se non che si tratta degli stessi brani in versione un po’ più cruda (tastierine anni 80, cori più sguaiati, etc.), nonostante il lavoro fatto in studio per svecchiarli, da quella che era la musicassetta di una volta, ed utili per far battere un po’ il cuore e tornare con la mente ai vecchi tempi.
Quello che alla fine salva gli Stash sono essenzialmente due fattori: un certo gusto antico e genuino e la loro appartenenza, pur tarda rispetto allo stile, all’epoca in cui questa musica era ancora semi-nuova ed attuale, cosa che permette loro di acquisire credibilità nel riproporla al giorno d’oggi quali “titolari” di un piccolissimo pezzettino di quella storia. Al di là di questo e della simpatia che possono ispirare gli olandesi, però, A Matter of Time è un disco un po’ troppo lungo rispetto ai contenuti effettivi e soprattutto non evidenzia nessuno spunto personale, risultando una gradevole citazione di varie citazioni, ma niente di più. Questo lavoro è probabilmente da considerare propedeutico ad un vero e proprio nuovo album da pianificare nel futuro immediato che potrebbe eventualmente consentire loro di riproporsi nel giro dei concerti, ma gli Stash non possiedono i requisiti per passare dall’oblio alla cosiddetta prima fascia, come fatto da alcuni “redivivi” in questi ultimi tempi. Molto carini, ma nulla più.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. By the Light of Fire 3. The Mountain 4. Waiting for the Night 5. Hold on the Line 6. A Matter of Time 7. Prelude 8. Born to Run 9. Blackout 10. There’s Another World 11. Don’t Let It End 12. Piece of the Action 13. Outro
Bonus Tracks (original 1987-1988 demo recordings): 14. By the Light of Fire (demo) 15. Hold on the Line (demo) 16. A Matter of Time (demo) 17. Born to Run (demo) 18. There’s Another World (demo) 19. Don’t Let It End (demo)
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Line Up
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Bert Kivits (Voce) Roel Nottrot (Chitarra) Edwin Woltering (Tastiere) Alfred Kers (Basso) Gosse Nieuwenhuis (Batteria)
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