|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
Product of Hate - Buried in Violence
|
17/03/2016
( 2256 letture )
|
"Americans do it better"? Questa breve domanda introduttiva è uno dei quesiti che più attanaglia il sottoscritto sin da quando ha iniziato a masticare ascolti di heavy metal e sottogeneri vari. La risposta finora articolata potrebbe essere "sì, e anche se non in modo assoluto ci vanno dannatamente vicini", e a questa semplice conclusione si può tranquillamente arrivare dopo l’ascolto degli americanissimi Product Of Hate e del loro album d’esordio intitolato Buried In Violence, con mix e mastering da una leggenda del thrash e del death quale James Murphy e pubblicato dall’austriaca Napalm Records. Ci si fermasse qua nella lettura si avrebbe già una certa garanzia di qualità del prodotto, ma la cosa stupefacente è che la musica creata dal quintetto di Kenosha, in Wisconsin, supera di gran lunga le più rosee aspettative della seppur breve biografia. Sarà l’aria che si respira sulla riva sud-occidentale del lago Michigan, sarà che la città in cui vivono i nostri sta esattamente a metà strada tra due delle "bad town" più rinomate di tutti gli Stati Uniti d’America, cioè Milwaukee e Chicago, sarà che in questo mondo bisogna dimostrare tutto e subito, colpendo duro e in fretta, per poter emergere dalle sabbie mobili della discografia globale: fatto sta che i Product Of Hate fanno subito centro e in undici tracce sciorinano aggressività, potenza, precisione, perizia tecnica da professionisti navigati ma soprattutto un gusto non indifferente nel far progredire la lezione imparata da mostri sacri del genere quali Pantera, Testament, Lamb Of God prima maniera e Meshuggah, rendendola assolutamente personale con una facilità disarmante.
L’attacco frontale di Kill. You. Now., già dal titolo tutto un programma, è così violento da destare splendidi ricordi di assalti all’arma bianca di novantiana memoria in quella The Great Southern Trendkill che mostrò il lato più feroce dei Pantera: la voce iper abrasiva di Adam Gilley si staglia come un mostro infernale sulle mitragliate sparate dai fratelli Cody e Gene Rathbone alle chitarre e dall’impeccabile sezione ritmica formata da Mark Campbell al basso e Mike McGuire alla batteria, creando un brano che non si limita però alla violenza d’impatto fine a se stessa ma che ci regala anche orchestrazioni vocali pulite nei bridge e un’assolo così ficcante da far saltare sulla sedia. La successiva Annihilation non fa altro che confermare quanto appena scritto: Adam Gilley ha un tiro e una timbrica molto simili a quelli di Randy Blythe dei Lamb Of God ma con una freschezza d’insieme che non si sentiva proprio dagli esordi degli Agnelli di Dio e con l’aggiunta di una notevole estensione vocale in fase pulita, fattore questo di certo non comune tra le band inerenti al genere. ...As Your Kingdom Falls è un mid tempo che sembra uscito direttamente da Sacrament ma con un ritornello in doppia voce moderno che ne incattivisce ulteriormente il risultato, sottolineato e impreziosito da uno splendido assolo di Gene Rathbone, vero mastermind della musica dei Product Of Hate. Con Blood Coated Concrete si scomodano ritmicamente mostri sacri del thrash americano come Exodus e Testament con l’aggiunta di bridge e chorus decisamente groove e al passo coi tempi moderni, soprattutto nel rallentamento tellurico a metà brano che scardinerebbe i rivetti di una portaerei tanto è corposo nel suo incedere, mentre la successiva Monster, oltre al solito mix perfetto di thrash e groove curati nei minimi particolari negli arrangiamenti e negli assoli, ci offre un ritornello pulito in stile Soilwork da cantare a squarciagola. Se la title-track è quanto di più incessantemente violento e musicalmente sferzante si possa richiedere al giorno d’oggi, in questo caso il merito non va solo ai soliti lavori precisi e taglienti del cantato e delle chitarre ma anche e soprattutto alla devastante prestazione di Mike Mcguire dietro le pelli, un vero e proprio fenomeno in grado di articolarsi come una piovra senza perdere un’oncia in cattiveria. I Product Of Hate sanno il fatto loro sotto ogni punto di vista e lo dimostrano anche nella seconda parte dell’album, facendo illusoriamente riprendere il fiato all’ascoltatore con Vindicare, una breve strumentale dall’alto tasso tecnico che fa da intro di lusso alla successiva Nemesis, un brano che sa tanto delle band finora citate ma che rivela anche una matrice death tipicamente scandinava, segno questo che gli americani sanno anche guardare oltreoceano e integrare le proprie conoscenze con stili proveniente da ambienti geograficamente da loro lontani. Revolution Of Destruction continua a pestare le orecchie del povero ascoltatore malcapitato come se non ci fosse un domani e ci regala un ritornello arioso e molto deathcore che in sede live farà cantare parecchio, ma è con la successiva Unholy Manipulator che i cinque terroristi sonori del Wisconsin scoccano la freccia letale dal loro arco: una canzone al limite della perfezione, con cambi di tempi grintosi da circle pit, rallentamenti e accelerazioni dosati nei tempi e nei modi giusti quasi fossero una droga quotidiana da assumere senza ricetta medica. Chiude infine l’album l’anomala Perry Mason, un mid tempo dai ritmi lenti e cadenzati che a dire il vero mostra un po’ il fianco a causa delle sue influenze derivative di certo metalcore innocuo, insomma un piccolo peccato veniale che non inficia in nessun modo il risultato finale del lavoro e che riesce a strappare la sufficienza solo grazie a un pregevole assolo del solito Gene Rathbone alla sei corde.
In definitiva, l’esordio dei Product Of Hate è un fulmine a ciel sereno nell’affollato panorama metal underground mondiale: unico appunto da fare forse alla poca spinta del prodotto in fase di mixaggio finale, ma è solo una personale questione di gusti quando si ascolta thrash moderno influenzato dal cosiddetto groove metal e non è da escludere che tale scelta sia stata voluta dalla band stessa per differenziarsi dalla massa dei prodotti similari. L’esordio rappresentato da Buried In Violence è da leccarsi i baffi e se la band manterrà queste coordinate di base articolando ulteriormente la propria proposta senza perdersi in facili soluzioni come altri prima di loro, soprattutto in Europa, perchè attirati dalle sirene del successo garantito a parole dai soliti squali, allora potremo dire di aver trovato un nuovo punto di riferimento per le nuove generazioni. Ai posteri l’ardua sentenza.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Questo album è una bomba. Finalmente una band nuova di thrash come si deve, simile ai Lamb of God ma di tutt'altra caratura. Chi ama il thrash non dovrebbe sfarsi sfuggire questo disco!!! |
|
|
|
|
|
|
1
|
che debutto , la napalm sta diventando comel la roadrunner dei tempi d'oro fucina di talenti . |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Kill. You. Now. 2. Annihilation 3. ...As Your Kingdom Falls 4. Blood Coated Concrete 5. Monster 6. Buried In Violence 7. Vindicare 8. Nemesis 9. Revolution Of Destruction 10. Unholy Manipulator 11. Perry Mason
|
|
Line Up
|
Adam Gilley (Voce) Cody Rathbone (Chitarra) Gene Rathbone (Chitarra) Mark Campbell (Basso) Mike McGuire (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|