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Drive She Said - Pedal to the Metal
18/04/2016
( 3087 letture )
La leggenda ritorna! Finalmente anche i Drive She Said fanno uscire un nuovo seguito discografico alla loro carriera ammantata di epica. Le forze messe in campo, a questo giro, sono a dir poco imponenti e magniloquenti, basta far balzare la pupilla sui musicisti impegnati in studio e le varie guest star che hanno prestato la loro opera: semplicemente un esercito intrecciato di talento, esperienza e capacità, melodicamente da paradiso, che hanno impresso pagine storiche dell'Hard Rock/AOR americano. Citarli tutti sarebbe chilometrico e un pochino stucchevole, ma ascoltando il CD verrete rapiti da tanta maestria. Facciamo però un salto a ritroso nel tempo: la band vede le sue origini nei tardi eighties grazie all’unione del fantastico key-player Mark Mangold (Valhalla, American Tears, Touch, Michael Bolton), che dopo l’esperienza vissuta con Fran Cosmo (che di lì a poco diverrà il cantante degli incomparabili Boston) sceglie di forgiare un nuovo combo con l’amico cantante e songwriter, Al Fritsch, fuoriuscito dai TZR. Demo, contratto con la Cbs, e con l’aiuto di alcuni prestigiosi amici: Tony Bruno, Bob, Bruce Kulick (Kiss), Kenny Aronoff, Benny Mardones, Fiona e tanti altri, il debutto eponimo è bell’e pronto, peccato che per cause di riorganizzazione della label, il disco non ottenga promozione e supporto negli States, mentre in Europa la musica dei Drive She Said smuove le acque e diventa una sorta di culto underground, con parecchie riviste specializzate che li esaltano a manetta, facendo girare vorticosamente il monicker nel circuito. La band cambia etichetta (Music For Nations) e pubblica due album (Drivin’ Wheel e Excelerator), suonando anche dal vivo e calcare le assi dello stage apporta sangue fresco e maggiore aggressività nelle stesure in sala di registrazione. L’attività del duo subisce anche degli stop prolungati, visto l’impegno di Mangold in svariati altri progetti, però dopo due best of usciti nel ‘97 e nel 2010, e Real Life, marchiato 2003, il duetto ritorna a tutti gli effetti con questo nuovo, sconvolgente e guerresco Pedal to the Metal.

Copertina raffinata e ingraziante, poi si parte con una libidine sonora che percuote l’ipofisi. Scocca l’apertura affidata a Touch e si configura la perfetta song AOR, con key in evidenza e la sfavillante voce di Fritsch che acquerella vita eterna, cori incalzanti e atmosfere che più americane di così solo la bandiera a stelle e strisce, solo centrale delle tastiere pompose e fantastiche che emozionano. Wow, che sontuoso schiaffone di melodic rock. La title track,Pedal to the Metal, distilla ancora tastiere eteree in apertura, con Mangold che fa il fenomeno, qual è d’altronde, poi incipit di robustezza spessa e vocalità regali, accompagnate da chitarre muscolose e un ritornello anthemico da grandi viaggi “on the road” in terra americana, sempre in compagnia delle radio rock che incendiano l’aria: per chi pensa che il genere sia solo “gnegne gne pimpim pim” si becchi il solo acrobatico dei tasti d’avorio, di un livello superiore che ricorda il Jon Lord dei grandi tempi aurei, contrassegnati Deep Purple. In R Blood brilla della voce atomica di Fritsch, supportata da un tessuto strumentale di nobiltà assoluta, solo della guitar a cascata, mentre le tastiere assorbono ed eruttano sensazioni e perizie musicali straordinarie, primi tre pezzi da empireo galvanizzante! Se Said It All tratteggia una ballatona romantica con sferzate non indifferenti da gustarsi in una sera d’estate con una bella signorina a portata di mano e con il brivido del poi, il solo-guitar impetuoso e la vocalità di Al Fritsch colorano di misticismo; Writing On The Wall appare serrata ed ha qualcosa che ricorda le ritmiche di colonne sonore andate, Rocky su tutte: i cori, manco a dirlo, sono ghiaccio puro nel cuba libre a quaranta gradi, ennesimo solo delle tastiere a dir poco estasiante. Si scatta con Rainbows And Hurricanes, bel titolo, per un pezzo che cresce e si dilata nel timing, scoppiando di accenti duri di puro hard rock, tra fraseggi vocali e strumentali, con un pianoforte dotto che si integra alla perfezione su una batteria che picchia dannatamente, poi Love Will Win In The End, che si apre con suoni porosi derivanti da altri mondi incorporei per l’intro, spacca di brutto con le asce che cavalcano e le vocalità decollano unitamente ai synth che assumono derive aspre e cattive. Rain Of Fire è un altro brano vigoroso che mena mazzate con il pugno di ferro, e la voce del frontman impegnata ad acutizzare e a solcare vette considerevoli, solo dei tasti d’avorio straordinariamente solenne, palleggiato con la chitarra. Si va verso la conclusione; In Your Arms è uno slow duettato a due voci che lascia il segno, IM The Nite invece, rappresenta uno stralcio tanto strano quanto particolare, che ha in sè matrici elettroniche e soft-noise nella strofa, con un ritornello pulito; molto gradevole la commistione di generi e assai fortunato l’esperimento, una vera novità con i crismi dell’originalità. Uno dei top assoluti nella tracklist. Ultime due song, ahinoi, con Lost In You che fa comparire fantasmi dei Toto palesi, ma il pezzo sterza su linee stilistiche personali e il puzzle magico si compie ancora una volta, intanto che All I Wanna Do chiude il platter con una traccia acustica molto ispirata che vorrebbe ripercorrere la More Than Words degli Extreme, classe e immenso gusto per le melodie trapelano anche su questo ritaglio anomalo, ma riuscitissimo.

Potete girarci attorno quanto volete, ma questa nuova uscita dei Drive She Said è un capolavoro assoluto che rimarrà scolpito nel basalto per tante decadi, siamo pronti a scommetterci. Una vota per una nuova uscita c’era un motto storico, si diceva Buy or Die, ebbene mai tale formula appare più azzeccata. Pedal to the Metal…impossibile smettere di ascoltarlo, che band, che disco gente!!



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
59.75 su 8 voti [ VOTA]
marietto
Lunedì 9 Maggio 2016, 21.03.19
11
90? mah! vedendo anche la performance altamente imbarazzante di Fritsch al Frontiers................
InvictuSteele
Venerdì 22 Aprile 2016, 12.17.13
10
Sono un patito di AOR e ho sempre considerato i Drive She Said una band minore, e anche in questo caso il mio giudizio non cambia; In campo AOR c'è molto di meglio che è uscito recentemente e che spazza via questo disco in un colpo solo. Resta un album piacevole, a volte presenta sonorità troppo moderne per i miei gusti e che strizzano l'occhio alla disco pop, ma oltre il discreto non andiamo. La qualità dell'hard melodico è elevatissima e questo lavoro viene letteralmente fagocitato dalla concorrenza. Voto 65
VERGINELLA SUPERPORCELLA
Venerdì 22 Aprile 2016, 11.27.43
9
curioso di ascoltarlo...ma temo che i 90 di frenkiss sono pari a certi votoni roboanti su dischi dei kiss assolutamente secondari
dave hill
Mercoledì 20 Aprile 2016, 9.40.16
8
@graziano: volevo esprimere in modo ironico una mia personalissima preferenza musicale @simo: anche tu eri ironico/a, spero! @metal shock: adoro il black, atmospheric e space, il pagan, etc... @rob fleming: "rasenti la ficcanasaggine"...ahah
Frankiss
Mercoledì 20 Aprile 2016, 1.06.28
7
Grazie Metal Shock
Rob Fleming
Martedì 19 Aprile 2016, 22.47.56
6
@Dave Hill:l'immagine é colorita e mi ha strappato un sorriso sebbene mi tocchi pure l'hard rock. Però adesso completa il quadretto: Tu con chi ti fai vedere in giro?
simo
Martedì 19 Aprile 2016, 21.59.03
5
Dave hill, qualcuno invece dovrebbe portare te...da qualche parte
Metal Shock
Martedì 19 Aprile 2016, 21.23.23
4
@ Dave hill: se vedi cosi` l`Aor glam, chissa` come vedi il black metal!!!!! Frankiss cominci a diventare il mio recensore preferito.
Graziano
Martedì 19 Aprile 2016, 21.17.39
3
Il primo commento penso che sia il più stupido che abbia letto negli ultimi vent'anni!!!! Bella rece, mi hai convinto. Sarà mio!!!!!
Frankiss
Martedì 19 Aprile 2016, 18.12.15
2
grazie dave hill...rispetto il tuo punto di vista, ci mancherebbe..questo disco è un vero capolavoro..
dave hill
Martedì 19 Aprile 2016, 18.03.28
1
caro frankiss, bella la rece, entisuasmante, ma sai come vedo l'aor, l'hard rock, il glam? come una ragazza dai capelli cotonati biondo platino, tacchi alti su fuseaux colorati, spalline e mascara viola a profusione...non è neanche brutta, anzi...ma non puoi portarla in giro!
INFORMAZIONI
2016
Frontiers Records
Hard Rock
Tracklist
1. Touch
2. Pedal to the Metal
3. In R Blood
4. Said It All
5. Writing On The Wall
6. Rainbows And Hurricanes
7. Love Will Win In The End
8. Rain Of Fire
9. In Your Arms
10. IM The Nite
11. Lost In You
12. All I Wanna Do
Line Up
Al Fritsch (Voce, Chitarra, Tastiere, Basso)
Mark Mangold (Tastiere, Cori)

Musicisti Ospiti
Tommy Denander (Chitarra)
Daniel Palmqvist (Chitarra)
Alessandro Del Vecchio (Basso)
Ken Sandin (Basso)
Paul St. James (Basso)
Kenny Aronoff (Batteria)
Pontus Engborg (Batteria)
Peter Yttergren (Batteria)
Francesco Jovino (Batteria)
Goran Edman (Cori)
Chandler Mogel (Cori)
Ted Poley (Cori)
Randy Jackson (Cori)
James Jackson (Cori)
Kevin Osborne (Cori)
Thomas Vikstrom (Cori)
Peppy Castro (Cori)
 
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