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Sektemtum - Panacea
21/06/2016
( 1057 letture )
Sorti dal costato della blackened hardcore band Doctor Livingstone, i francesi Sektemtum giungono con Panacea al loro secondo full-length. Sebbene l’abbandono da parte del precedente vocalist li abbia resi di fatto un trio, i nostri, con la consueta verve, ci offrono una prova ideata e composta direttamente in studio, senza alcuna pianificazione di sorta, che affonda le proprie radici in uno sforzo creativo magmatico e genuino. Il caotico fluire attraverso il quale si dipana Panacea è inoltre esasperato dalla scelta, da parte del combo, di non cercare un sostituto al microfono bensì di frammentare le linee vocali tra tutti i componenti della band.

Ciò che ne risulta è un sound che, pur originando da una onnipresente matrice black, si protende sino a lambire crust, punk e rock. Tale amalgama, inoltre, sebbene non sia particolarmente innovativo in sé, è declinato ed interpretato in maniera tale da costituire un vero e proprio unicum in ambito estremo. I tratti appena delineati non sono tuttavia immediatamente deducibili dalla opener, Place à la Comédie. Quest’ultima è infatti dischiusa da blast beats e da riffing in tremolo marcatamente second wave black, se non fosse per la peculiare dinamicità delle linee vocali, ondeggianti tra uno screaming ora acido e sferzante, ora attenuato e sfumante nel pulito nonché dell’andamento ritmico ed a tratti sincopato, dominante la sezione conclusiva della traccia. Ed è con le successive Ebony Grand Master e Direction Cataclysme che il vaso di Pandora, per dir così, si scoperchia ed il sospetto di trovarsi dinanzi ad un lavoro tutto sommato ordinario svanisce. Siamo difatti travolti dall’anima più eterodossa della band che alterna un riffing cadenzato e muscolare ad intermezzi che mostrano quasi il fianco ad un punk che fa di refrain scanzonati e catchy il focus di un nichilismo annegato nell’abuso di stupefacenti. Un sommesso arpeggio in clean guitars – che ritornerà in maniera ricorsiva nel corso della traccia- ci introduce ad Empire la cui trascinante ritmica iniziale offre il destro a dilatazioni soffuse nonché al ritorno di frenetici blast beats. Questi ultimi dominano il tessuto dei della successiva Pantheon, brano più cupo e serrato, e, in qualche maniera, prevedibile della tracklist.

Si tratta tuttavia soltanto di un preludio al brano in cui brillano maggiormente tanto il genio quanto la sregolatezza del combo di Montpelier ovvero Le Crépuscule des Idoles. La composizione -dal titolo inequivocabilmente nietzschiano- sembrerebbe quasi una cavalcata di metal moderno se non fosse -con un andamento frammentario ed erratico che è il nodo essenziale del songwriting dei nostri- spezzata da una conclusione dal gusto post rockeggiante. E se Bad Winds non disdegna un certo gusto doom convivente con un refrain indubbiamente accattivante, 218’ ci ammalia con un inaspettato arabesco di dissonanze che fa quasi segno, contemporaneamente a Deathspell Omega e Meshuggah.

Menzione particolare merita anche la title track -per la quale, per altro, è stato realizzato un conturbante videoclip- il cui andamento, maggiormente orientato verso il post metal e il black di stampo avanguardista, risulta essere più sinuoso e studiato rispetto al resto dell’album.

Ciò che si potrebbe rimproverare ai Sektemtum, concluso l’ascolto di Panacea, è l’aver prodotto un lavoro disorganico e privo di qualsiasi significato ed effettivamente, come i nostri hanno dichiarato in sede di intervista, nulla anima il full-length se non un disordinato avvicendarsi di pulsioni di varia natura il cui fluire senza filtri di sorta ne plasma ogni episodio. Sostenute da un songwriting imprevedibile che rasenta la schizofrenia, le dodici tracce che compongono il platter necessitano di ripetuti ascolti per poter essere, se non assimilate e comprese, quantomeno apprezzate, attraverso la coltre di apparente banalità che le avvolge ad un approccio superficiale. Panacea costituisce, in ultima analisi, un lavoro senza dubbio interessante, sfuggente a qualsiasi classificazione di sorta nonché ad ogni tentativo di descriverne precisamente la natura. Il valore di una tale produzione sarà sicuramente riconosciuto da parte di chiunque non disdegni contaminazioni e sperimentazioni in seno al black.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2016
Osmose Productions
Inclassificabile
Tracklist
1. Place à la Comédie
2. Ebony Grand Master
3. Direction Cataclysme
4. Empire
5. Pantheon
6. Le Crépuscule des Idoles
7. Bad Winds
8. Lord Hear Our Prayers
9. 218’
10. Subsonic
11. Zero Bravo
12. Panacea
Line Up
REL (Chitarra, Voce)
Reverend Prick (Basso, Voce)
SIX (Batteria, Voce)
 
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