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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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Cut Up - Wherever They May Rot
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19/08/2017
( 1143 letture )
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Scimmiottando il titolo del noto singolo dei Metallica, giunge alle stampe il secondo capitolo discografico degli svedesi Cut Up per Metal Blade Records. Improntata su tematiche gore/splatter fin dal precedente album d’esordio (Forensic Nightmares, 2015), la band crea un ponte interessante tra il tradizionale death svedese e altre manifestazioni estreme, come per esempio il goregrind specializzato in patologie mediche suonato da gruppi quali Carcass, General Surgery o Dead Infection, solo per citarne alcuni.
La copertina non riserva alcun dubbio su quali siano le tematiche trattate dall’album: l’artwork raffigura infatti un lago putrescente, dove il marciume la fa da padrone assoluto. Fin qui esso rappresenta un vero gioiello per ogni amante dell’immaginario gore. Ma le sonorità del gruppo convincono davvero? Non del tutto, vediamo perché. Prima di tutto, pur ascoltando e riascoltando più volte il disco, è molto difficile che una o più canzoni sappiano imprimersi nell’ascoltatore più delle altre. Le tracce sono equiparate tra loro forse eccessivamente: simili le strutture, la durata, il senso. La produzione è certamente di ottimo livello, ma fornisce una compattezza così elevata all’intero prodotto che già dopo i primi tre o quattro brani nega il piacere del colpo di scena. L’album ne risente relativamente, dal momento che ha dalla sua la carta vincente della durata totale: una quarantina scarsa di minuti che, nonostante tutto, riesce ancora a garantire una certa freschezza d’ascolto, che sarebbe stata altrimenti negata se il tutto fosse durato maggiormente. Un punto a favore è sicuramente dato da una valida alternanza di due voci, che da un lato sfrutta il growl per narrare la sporcizia, e dall’altro urla verso gli inferi tutta la pazzia più selvaggia. Invece, l’elemento che suona davvero del tutto fuori luogo in un simile album death sono gli assoli di chitarra. A partire da quelle di Behead the Dead, le parti solistiche risultano essere eccessivamente melodiche e pulite, tanto che sembrano forzate, prese di peso da una qualunque canzone di metal sinfonico. Degli assoli così puliti e imbellettati sono a tutti gli effetti dei fiori nella fanghiglia, senz’altro belli in altri contesti, ma in un disco come Wherever They May Rot che ruolo svolgono? Proprio non lo si comprende… La quinta traccia, Vermin Funeral, è forse quella che di tutto l’album meglio si presta a un contesto live, visto il suo bel groove in grado di scatenare anche l’headbanger più restio. Segue a ruota la veloce e violentissima By Hatred Bound, che letteralmente scoperchia i sepolcri di un intero cimitero. Il vero cuore granitico dell’album è dato proprio dal combo di canzoni citate, per il resto non si notano invece ulteriori parti salienti.
Tutto sommato, Wherever They May Rot risulta essere un disco piacevole, non merita una stroncatura, così come non merita particolari premi o riconoscimenti. Valutandolo complessivamente, il disco possiede una grande compattezza sonora e una spiccata omogeneità, e rimane perfettamente in linea con quanto proposto dalla band nel precedente Forensic Nightmares. Che dire, un po’ insipido, ma non brutto.
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8
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@Mulo, anch'io spesso uso il tuo metro di giudizio -si dice così?, booo- ,per me i dischi che hai citato sono tra i top dei loro generi, davvero da massimo dei voti, quindi ai Cut-Up va dato indubbiamente meno, 20 punti in meno mi sembrano giusti, visto che a me piacciono davvero tanto, roba che so non mi stanca facilmente, tutto lì.. |
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7
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i dischi dei Cut Up non sono brutti, ma neanche 'sto granché e se li mettiamo a paragone alla stessa "pasta e cocuzza" prodotta nel corso degli anni dai Vomitory, che personalmente adoro, ne escono decisamente ridimensionati, sufficienti sì e il sette, e non di più, secondo me, sarebbe il voto massimo assegnabile. |
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6
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Se dai 80 a questo, a Cause of death o Legion quanto dai? 666? |
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5
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Per me voto recensione troppo basso, bel disco che non inventa niente ma è davvero efficace, come il precedente, 80 senza alcun dubbio. Io rivorrei i Vomitory, comunque. |
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3
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Non ce l'ho..e visto che come dice Mulo, è l'anno del Death (con mia immensa gioia!!!!) li darò un'ascolto... |
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2
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Io invece non sono molto d'accordo. Non e' niente di clamoroso, ma l'album e' una bella mazzata, ben suonato e con la giusta passione e attitudine. Non lo metto tra le migliori uscite Death dell'anno ma nemmeno tra quella della sufficienza e piu. Per me da 7 quasi 7,5. |
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1
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È l'anno del death questo nn c'è dubbio,il disco ce l'ho e concordo con il recensore. Album discreto che alla lunga stanca.... A mio avviso (visto che sono gli ex Vomitory),Primal Massacre è di bel altro livello. Voto giusto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. From Ear to Ear 2. Necrophagic Madness 3. Behead the Dead 4. Wherever They May Rot 5. Vermin Funeral 6. By Hatred Bound 7. Psychosurgery 8. In the Aftermath 9. Master Dissector 10. Cranium Crusher 11. Raped by the Blade
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Line Up
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Erik Rundqvist (Voce, Basso) Andreas Bjӧrnson (Voce, Chitarra) Anders Bertilsson (Chitarra) Tobias Gustafsson (Batteria)
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RECENSIONI |
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