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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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( 3417 letture )
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Dopo aver già avuto occasione di ascoltare la band dal vivo, riceviamo con vero piacere questo disco, album d’esordio dei Thrangh (edito da Altipiani) che vede questo quartetto per la prima volta in full-length dopo l’interessante demo d’esordio Il Castigo Esemplare, prodotto nel 2005. La band propone 12 tracce di “cristallina” musica jazz, e con questo non ci riferiamo affatto a ciò che potrebbe balenare nella mente di ogni lettore immediatamente dopo aver letto il termine “jazz”, bensì ad una evoluzione coerente e storicamente verosimile del genere stesso, che tiene presenti non solo i contenuti espressi dalla musica rock dagli anni ’60 in avanti, ma anche quelli del noise, della musica elettronica, della musica jazz d’avanguardia e della musica contemporanea: la sintesi di tutto questo risulta essere pregevolmente distillata dai Thrangh in Erzefilisch. Il disco, sebbene suddiviso in tracce (solo alcune delle quali, comunque, caratterizzate da un titolo e costituenti dei veri episodi a sé) è in realtà concepito come un continuum unico, in modo da rispecchiare maggiormente l’abituale impostazione live del quartetto, i cui show si protraggono tra un brano e l’altro senza soluzione di continuità. La produzione, forse l’aspetto del disco che palesa maggiormente l’impronta jazzistica del lavoro, (naturalmente fatta salva l’impostazione compositiva generale) dona alla musica il necessario calore, pur conservando una buona definizione nei piatti ed in generale nelle alte frequenze. Il sound dei Thrangh mostra un virtuoso equilibrio tra il basso di Alessandro (con un uso estensivo di effetti di ogni sorta, che talvolta conferiscono allo strumento le “dimensioni” di una sorta di chitarra elettrica ribassata e moderatamente distorta) il sassofono, il drumming di Tommaso ed i costanti interventi di Fabrizio alla chitarra elettrica ed al guitar synth, tesi ad assicurare profondità ed organicità agli arrangiamenti, e quasi mai invadenti o “cantati”, come tradizionalmente si addice alla struttura riscontrabile in un disco di standards. Non mancano riferimenti ed echi di “zappiana” memoria, specialmente nei passaggi addirittura vagamente funkeggianti delle prime tracce (Cobra Verde) ed in generale nelle parti più tirate e “rock” del disco, ma sarebbe comunque estremamente riduttivo analizzare un disco come Erzefilisch, alla sola luce delle influenze riscontrabili in parte di ciò che propone. In realtà la band romana riesce ad esprimere la schizofrenia culturale e psichica della propria musica in un modo del tutto originale e, mettendo i Thrangh a confronto con altre realtà blasonate della scena post-jazz nostrana, sarebbe facile riscontrare differenze e peculiarità che rendono questa band estremamente riconoscibile, dotandola di un sound davvero interessante e personale e del tutto adatto all’eterogeneità della proposta. A livello compositivo, i Thrangh mostrano di aver maturato metodi altrettanto interessanti e personali per dare forma alla propria musica; metodi che si riflettono nella struttura dei brani, donando al disco parte dell’appeal di un improvvisazione, nonostante la notevole pulizia esecutiva mostrata e l’ottima definizione di ogni dettaglio d’arrangiamento e produzione. Tutto questo, insieme ad un pacchetto-artwork di davvero notevole qualità e del tutto in linea con il sound e le sinistre atmosfere del disco, rende l’acquisto di questa piccola gemma assolutamente consigliato a tutti gli amanti della musica originale ed inedita, indipendentemente dal genere, e ci permette di inserire i Thrangh nel non ampio novero delle band italiane realmente interessanti ed innovative. Evidentemente, nonostante alcune grosse difficoltà legate alla scena musicale del nostro paese, l’underground nostrano non riesce a smettere di proporre musica valida, interessante e soprattutto bella. Probabilmente non sarebbe una brutta cosa se realtà di questo tipo avessero modo di poter essere conosciute e citate, soprattutto al di fuori dei nostri confini. Se non altro, questo renderebbe più appetibile, per i nostri stessi musicisti, il fatto di puntare sulla creatività per ottenere un prodotto che risulti originale ed inedito, piuttosto che cercare di indovinare da che parte tira il vento, magari ancora prima di iniziare a suonare.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1) Sagapa 2) Cobra Verde 3) 4) Asa Nisi Masa 5) Erzefilisch 6) 7) Camadogi 8) 9) Agghlartagh 10) 11) Menelicche 12)
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Line Up
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Tommaso Moretti - drums, percussion Alessandro Bonanni - bass, guitar Fabrizio Colelli - guitar, guitar synth Gabriele Mengoli - sax, didjeridù, bombard, flute
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