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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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28/02/2018
( 2411 letture )
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Esordio per questi ragazzi croati e Bite! sferra subito l’attacco frontale. Gli Animal Drive sfoggiano una bella copertina d’impatto ma soprattutto una mistura musicale di alto “wattaggio” heavy, con chitarre sciogli-asfalto in stile-panteriano e un tiro da band già navigata e pronta a ottenere successi, senza se e senza alcun ma. Originario di Zagabria, capitale del loro Paese, il quartetto si forma nel 2012, creato dal maestoso singer Dino Jelusic, songwriter e punto di riferimento, con gli altri ad aggiungersi un po’ alla volta; il vocalist, tra l’altro, è stato scelto da Paul O'Neill per toureggiare, dietro al microfono, con la Trans-Siberian Orchestra negli Stati Uniti, in compagnia di Jeff Scott Soto, e proprio Soto ha introdotto e fatto conoscere il gruppo qui presente all’etichetta italiana Frontiers. Di lì a poco, contratto e album di debutto fresco di stampa.
Il CD è stato prodotto da Dino Jelusic e Andreas Sala, con quest’ultimo che ha anche registrato e mixato gli undici primi pezzi nella carriera di questi ragazzi a scacchi rossi e bianchi. Goddamn Marathon è una ouverture di tutto rispetto con una breve intro dove fanno capolino anche le tastiere con un hammond in stile Deep Purple, per poi sfociare in una song da mattonata in faccia con chitarre compresse, violente, taglieggianti e la voce del frontman che mostra una potenza inaudita, con Jelusic che mostra subito di che pasta è fatto, e credetemi è pasta di alto lignaggio vocale, una sorta di mix tra il fantastico John Gioeli e venature indimenticabili alla Ronnie James Dio. Le melodie sono vivaci, la batteria sconquassa, il ritornello si ricorda per la sua durezza metallica, e il concetto viene bissato dalla seguente Tower Of Lies (I Walk Alone) che diventa subito un armageddon metallico, con la sei corde che distrugge e polverizza tutto ciò che capita a tiro: i tamburi di Adrian Boric pestano come bombe a grappolo mentre il singer direziona la traccia con maestria e muscoli, per una riuscita davvero bombastica, un duetto da goduria per ogni ascoltatore. Se Had Enough si sposta su un versante meno furioso e sciorina un ritornello più hard, tenendo fede alle capacità scrittorie e performanti del quartetto, vetrificato da un solo-guitar funambolico e sussultante, Hands Of Time regala un incipit a mo’ di lento che con il prosieguo del timing prende forma, regalando uno spaccato pienamente da rock duro con influenze epiche, tipiche del nord Europa, una buona traccia ma nulla di più. Lights Of The Damned appare ruvida, contraddistinta dal drumming selvaggio e mitragliante di Boric, una vera forza della natura, mentre le scansioni melodiche aprono al meglio verso soleggiature aguzze e senza tregua, così come i reticolati chitarristici che inseguono ogni forma di vita, braccandole. Time Machine pone sugli scudi le doti vocali di un cantante dalle grandissime qualità e la chitarra indomabile e fluorescente di Ivan Keller, il tutto accompagnato da un finale pianistico di grande pathos. Father dimostra la versatilità dell’ugola del cantante con un singing liscio senza arrochimenti, adatto ad una ballad power di buon effetto ed emozioni correlate, davvero una grande traccia, con il solismo dell’ascia che non tracima mai, dispensando brividi; Fade Away massacra l’aere con proiettili di lava incandescenti e un ritornello orecchiabile e Carry On è un ennesimo lento che rimembra i Whitesnake di Sailing Ships da Slip Of The Tongue, un pezzo molto intenso dove il vocalist svetta su picchi siderali e le chitarre piovono come granate sugli speaker accompagnati dal pianoforte. Devil Took My Beer Again, gran titolo, inquadra una chitarra con una distorsione strana ma azzeccata, tastiere, e un ritornello casinista, stacchi quasi jazz, controstacchi solidi e un solo devastante da polpastrelli in fiamme, poi Deliver Me chiude al meglio il disco, proponendo un accerchiamento sonoro demolito da sei corde spesse e pompate, con le key a colorare l’intessitura musicale e la solita prova maiuscola dietro al microfono, con partiture epiche da pollice altissimo.
Una band che mena fendenti come fossero bollicine da bersi a canna da una bottiglia magnum di champagne, anche se la birra pare essere bevanda più attinente alle abitudini del quartetto. Gli Animal Drive hanno tutti i numeri per suscitare nel panorama hard un nuovo tremolio, ensemble dalle risorse musicali di ottimo livello, perfomer, almeno in studio, di elevato spessore e magnificenza, chiaro che vederli live sarà la prova del nove, ma il quartetto sfoggia grandi numeri e un esordio tale non capita proprio tutti i giorni. Se sapranno affinare ulteriormente la scrittura dei brani, prevedo traguardi importanti per loro. La voce è stellare, le chitarre anche, gli inserti di tastiere non sono mai esagerati ma dosati con sapienza e capacità, il batterista spara a raffica e la sezione ritmica risulta precisa, pesante e pressofusa con l’acciaio. Grande disco, grande inizio di carriera per questi ragazzi croati: dategli un morso, non rimarrete scontenti.
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9
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Che disco e che voce Dino! |
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8
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Veramente un album molto bello. Hard rock puro che non inventa niente, ma con un cantante degno di essere chiamato tale. Dino impreziosisce ogni traccia con la sua voce maschia come il miglior Coverdale. Tra l'inizio alla Speed king di Goddamn Marathon alla maestosità di Deliver me ogni brano, comprese le ballate, è una gioia per le orecchie di chi ama certe sonorità. 80 |
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7
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E infatti l'ho ordinato. |
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6
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@Rob: le influenze sono sempre quelle, e come dici tu qui è come fossero dopati, molto più loud, però la differenza la fa la voce di Dino, veramente un grande! |
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5
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Grazie a Spotify li sto ascoltando a manetta per decidere se procedere all'acquisto. Visto che in più di un'occasione con @Metal Shock ci siamo trovati in sintonia mi sa che alla fine compererò. Però al di là delle capacità del gruppo mi sembrano una versione vitaminizzata degli Inglorious. O sbaglio? |
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4
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Sono troppo di parte in questo caso. Rock e croati? Devo ascoltarlo! |
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3
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Ascoltato qualcosa ma non fanno per me. Molto bravi ma i miei gusti, con molti generi heavy e hard rock, sono ai ferri corti. |
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2
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Non voglio fare polemiche, ma questo è un lavoro da 85/90.
Potrei anche dire che se la band fosse stata americana, scandinava o britannica qui parleremmo di miracolo
Ma cazzo che disco! |
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1
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Primo album stupendo di questa band!!! Una bomba sonica che riprende il sound di band come WhiteSnake e Skid Row ma sotto dose di steroidi. E poi arriva lui, Dino Jelusic, voce STELLARE, che completa il tutto ed ecco servito un signor disco!! Per me 85 ed un futuro tutto da scrivere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Goddamn Marathon 2. Tower Of Lies (I Walk Alone) 3. Had Enough 4. Hands Of Time 5. Lights Of The Damned 6. Time Machine 7. Father 8. Fade Away 9. Carry On 10. Devil Took My Beer Again 11. Deliver Me
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Line Up
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Dino Jelusic (Voce) Ivan Keller (Chitarra) Roko Rokindja Nikolic (Basso) Adrian Boric (Batteria)
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RECENSIONI |
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