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Metaprism - Catalyst to Awakening
15/04/2018
( 1112 letture )
Da sempre l’industria musicale lotta con un dualismo che non è possibile risolvere, quello tra la volontà delle nuove leve -ma non solo- di distinguersi dalla massa proponendo uno stile “moderno”, a tal punto da non poterlo catalogare in etichette prestabilite, e la necessità da parte della critica, dei promoter e del mercato musicale nel suo complesso di individuare un’area ben definita entro la quale poter inserire i vari artisti. Da parte degli utenti finali del prodotto in questione, siano essi fan di lunga data o ascoltatori occasionali, esiste talvolta lo stesso tipo di dualismo, che vede scontrarsi la volontà di trovare nuovi stimoli in settori spesso riempiti fino allo sfinimento di band tutte uguali tra loro, ma spacciate per “novità” e il bisogno di trovare un indirizzo preciso a ciò che si ascolta. Certo, questo discorso non vale per tutti, ma può diventare interessante al fine di comprendere meglio ciò con cui, da semplici appassionati, abbiamo a che fare tutti i giorni. Uno dei tanti nomi nuovi che hanno invaso il mercato del metal cosiddetto “moderno” è quello degli inglesi Metaprism. Originari di Bournemoth e formatisi nel 2012, il loro tratto distintivo consiste nell’utilizzo di due voci principali, una maschile e una femminile, che alternano parti in pulito e in growl, quest’ultimo ad uso esclusivo del cantante Joey Draper, mentre il ruolo di Theresa Smith è incentrato sulle melodie più leggere. Niente di nuovo, direte voi, ed effettivamente quante band propongono questo tipo di format? Innumerevoli, lo sappiamo bene. Così, per aggiungere pepe ad una ricetta altrimenti poco invitante, i Metaprism hanno pensato bene di mischiare anche i generi, proponendo un curioso mix di heavy, thrash e death melodico, con nessuno di questi a prevalere nettamente sull’altro. Fondamentale quindi, oltre al reparto vocale, è la sezione strumentale, con le due chitarre di Ollie Roberts e Callum Downing chiamate a svolgere il non facile compito di dar vita a riff ora aggressivi, ora più melodici; compito non sempre andato a buon fine, come vedremo. Anche il tappeto ritmico formato dal basso di Matt Hudson e dalle pelli di James Clarke ha un certo peso -nel vero senso del termine- e nel complesso i due riescono a mantenere sempre alto il livello d’intensità ritmica. Ad aggiungere punti in termini d’interesse segnaliamo la presenza di tre ospiti di riguardo: l’ex cantante dei Temperance Chiara Tricarico; il chitarrista Marco Pastorino, che dei Temperance fa invece ancora parte; e infine Timo Somers, suo omologo nei Delain.

Il disco si rivela fin da un primo ascolto compatto e lineare, con dieci brani dalle caratteristiche molto simili tra loro, quasi un blocco unico spezzato soltanto da un brano più contenuto come Aftermath. L’iniziale Codex Regius, che si lega direttamente alla breve intro The Awakening, è già ideale per comprendere le dinamiche cui andremo incontro. Ciò che ne emerge è però soprattutto la poca presa delle due voci, mai veramente incisive e anzi piuttosto fiacche. Le cose non migliorano granché con la successiva Unleash the Fire, che conferma le caratteristiche sopracitate. Qualcosa cambia con Incarcerate, ma il merito va tutto agli ospiti presenti, Chiara Tricarico e Marco Pastorino, che innalzano non di poco il livello qualitativo di un brano che altrimenti si sarebbe perso esattamente come gli altri nella mediocrità generale. Una sezione ritmica sempre molto presente e abbastanza varia mantiene alto il nostro livello di attenzione su brani altrimenti privi di grande significato come Anomalous I: Illogical Era e Anomalous II: Ghost of Asylum, La formula delle due voci funziona solo a tratti, dimostrando generalmente di possedere ben poca sostanza. Arrivati a questo punto, il più è venuto a galla e l’album non ha più molto da offrire. Qualche altro brano, come Carve the Stone e Catharsis, riesce ancora a dire qualcosa, ma ciò non basta a variare il giudizio complessivo di questo lavoro.

Catalyst to Awakening, secondo disco in studio per la band inglese, è un album di cui non faticheremo a dimenticarci. Privo del mordente necessario per farsi strada in un mercato discografico sempre più ampio e privo anche dell’originalità minima per potersi in qualche modo distinguere dalla massa. I Metaprism non hanno ancora i numeri per permettersi di rendersi protagonisti, ma la strada da percorrere non è comunque delle più lunghe, perché qualcosa di buono come abbiamo visto c’è e si tratta solo di non sbagliare strada alla prossima uscita.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
63.33 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2018
Graviton Music
Heavy/Thrash
Tracklist
1. The Awakening
2. Codex Regius
3. Unleash the Fire
4. Incarcerate
5. Anomalous I: Illogical Era
6. Anomalous II: Ghost of Asylum
7. Living by Proxy
8. Carve the Stone
9. Aftermath
10. Unanimous
11. Catharsis
Line Up
Theresa Smith (Voce)
Joey Draper (Voce)
Ollie Roberts (Chitarra)
Callum Downing (Chitarra)
Matt Hudson (Basso)
James Clarke (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Chiara Tricarico (Traccia 4)
Marco Pastorino (Traccia 4)
Timo Somers (Traccia 6)
 
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