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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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04/04/2019
( 1615 letture )
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Il concetto di peccato come perno della fallibilità dell’uomo; ce lo ricorda la religione, non esiste niente di così umano, troppo umano, come l’atto del peccare, indipendentemente dalle nostre credenze tutti commettiamo azioni che meriterebbero una severa espiazione per il fatto che, appunto, siamo fallibili. Difficile capire se la band di cui ci accingiamo a parlare abbia scelto questo nome associandolo al significato del peccato, certo fa piacere pensarlo ma i loro testi, letti attentamente, non ci danno una grossa mano. Tecnicamente sarebbe improprio parlare di questo gruppo definendolo un supergruppo, eppure ci si potrebbe andare molto vicino: i Sinbreed sono frutto della gestazione di Florian Laurin, detto Flo, avvenuta ben dieci anni fa e arruolano al loro interno artisti di prim’ordine, tra cui il batterista dei sempre siano lodati Blind Guardian, Frederik Ehmke, e la new entry già protagonista dell’ultima uscita targata Vicious Rumors, il cantante Nick Holleman. Già, new entry che non è la sola ad apparire su questo IV, titolo icastico se ce n’è uno per raffigurare il quarto LP dei tedeschi, poiché affiancata dal nuovo chitarrista Manuel Seoane, nuovo membro anche dei Mago de Oz, mentre Alexander Schulz chiude la line up nelle vesti di bassista, già visto all’opera su altri lidi sonori con gli Wound. D’altronde, si dirà, decennio nuovo equivale ad album e componenti nuovi, una sorta di restyling che, ci domandiamo, saprà innalzare la qualità del complesso in questione? Sveliamo subito il quesito, non ci riuscirà e nel migliore dei casi ci assestiamo sugli stessi binari passati; beh, in effetti sostituire Marcus Siepen ed Herbie Langhans (soprattutto il primo, tra l’altro già fuori dalla formazione di Master Creator) non è impresa da tutti i comuni musicisti quindi il risultato non si prefigura certo come un fulmine a ciel sereno. Tutto ciò per dire che IV è un più che discreto album, si assesta su livelli a cui i Sinbreed hanno meritatamente dimostrato di ambire in questi anni, il salto di qualità invece è rimandato a data da destinarsi, se mai tale data si paleserà.
Come probabilmente avrete già intuito, dati i vari nomi menzionati, i Sinbreed suonano un power metal molto “su di giri”, nel senso che le ritmiche non prevedono alcun cambio di passo rispetto al solito martellare di rullante e doppia cassa, al riffing efferato ma di gran gusto e qualità, capace di snocciolare momenti solistici artisticamente rilevanti. I fu Neoshine (monicker cambiato a causa di un contenzioso con una misconosciuta band americana) sanno il fatto loro e sono in grado di essere apprezzati non solo dagli aficionados del genere ma da chiunque ami la musica con la M; detto questo, la sensazione è che con IV vi sia un’importante flessione rispetto al precedente lavoro su un punto chiave, proprio lo stile usato dall’indiscutibilmente bravo Holleman dietro al microfono, il quale senza mezzi termini pare un cantante diverso da quello che abbiamo ascoltato sull’ultimo Concussion Protocol dei thrasher californiani. Chiaro, nessuno chiedeva che all’interno di un lavoro power si fosse sentito il bisogno di inserire passaggi di harsh vocals, ma in alcuni ritornelli l’ugola dell’olandese risulta davvero equipollente a quella usata negli anime per i bambini, una voce talmente acuta in senso infantile che sembra modificata ad hoc e che risulta fuori contesto (Falling Down ne è il fulgido esempio, che si tratti di un ottimo pezzo in tutto il resto aumenta il rammarico). Per quanto riguarda altri aspetti fondamentali i Sinbreed non deludono le aspettative, forti erano e forti rimangono grazie ad una nuova coppia di axemen in cui il nuovo arrivato è fondamentale per la tenuta ritmica del tutto. Come specificato dal leader, la loro musica si fonda sull’utilizzo obbligato di due chitarre, ed in passato è toccato allo stesso Flo il compito di registrarle entrambe; per quanto riguarda le canzoni, da citare su tutte Into the Arena per esemplificare le loro capacità di improvvisazione e di generare pathos mentre il trofeo della prima classificata in termini di bellezza probabilmente va a Pale-Hearted e alla sua melodia che si incastona nella mente dopo mezzo ascolto. Notevole, ma sarebbe anche inutile rimarcarla, la prova di Ehmke che non è un semplice metronomo ma molto di più, un Signore della variazione in grado di dominare praticamente ogni stile esistente e negli intro di diverse composizioni non fa altro che dimostrarlo. Nel complesso IV è un album fresco, pimpante e dal giusto tiro ma soprattutto non statico, non confinato nella torre d’avorio dello stereotipo power ma in continuo contatto con l’esterno, con il moderno e dalle più diverse sfaccettature: addirittura la bellissima traccia conclusiva, nella quale il buon Nick domina e quando va detto non abbiamo timore a farlo, immette le tastiere ultra retrò suonate da Laurin dentro una struttura che più classica non poteva essere. La produzione, affidata anch’essa al tuttofare mastermind, è perfetta e i suoni moderni in linea con i tempi.
I Nostri, in quanto ad esperienze live, sono ben messi avendo accompagnato svariate volte alcuni nomi altisonanti ed aver presenziato a festival importanti come il ProgPower, compatibilmente con gli impegni delle altre band di cui fanno parte alcuni componenti. I Sinbreed con questa nuova incarnazione sembrano molto affiatati, in sede di scrittura dei brani c’è stato l’apporto e il coinvolgimento di tutti e cinque ed è la maniera più facile per prendere coscienza del proprio potenziale e saperlo poi sprigionare sui palchi che verranno calcati in seguito. Al netto di pregi e difetti, questi ultimi nascono e muoiono con la particolare voce del vocalist, possiamo dire che IV conferma sostanzialmente la bontà del combo teutonico e le qualità che avevamo dedotto da Master Creator di un paio d’anni fa. Speriamo che riescano a strappare qualcosa in più nel prossimo futuro, magari in termini di originalità, in tal caso noi saremo sempre qui per parlarvene.
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@SKULLBENEATH: Io per US POWER METAL identifco piu di chiunque altro i californiani CAGE o i piu famosi Iced Earth . Ma credo che se gli Iced Earth, abbiano avuto una maggiore quantita di infiltrazioni nel corso dellaloro cariera, i CAGE di sicuro sono quelli che pesonalmente possono icoprire il posto di Icona US Power Metal. |
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Proprio loro! Allora fai così, ti consiglio di dare un occhio all'esauriente articolo #8 Secrets of Steel dedicato proprio alla storia dell'US metal (o Power US che dir si voglia). Lo trovi in archivio |
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Grazie Simone, Riot li ho sentiti solo nominare mentre i Saint non erano la band di Bush? Di quelli qualcosa avevo sentito... ma ai tempi del suo passaggio negli Anthrax... ripasseró perché non ricordo. Sul serio |
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Penso proprio che tu sappia cosa sia...Armored Saint e Riot ti dicono niente? |
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Ragazzi me lo fate un esempio di power metal americano please? Gli stilemi europei/teutonici li ho presenti, il power americano non saprei cosa sia.. qualche nome per favore? |
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A mio parere invece nei Vicious era proprio un altro cantante, grazie appunto ad una voce più aggressiva e di conseguenza accettabile. Non riesco a capire se sia stata una sua decisione quella di modificarsi oppure una richiesta dall'alto, fatto sta che il 70 deriva esclusivamente dalla prova strumentale e di songwriting |
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I PRIMI DUE PLATTER DELLA BAND, SONO DISCHI FONDAMENTALI PER IL POWER METAL DEL NUOVO MILLENNIO GRAIE A UN SONGWRITING CHE UNISCE LA TIPICITA' TEDESCA A QUELLA AMERICANA. COL TERZO DISCO UN CALO DI ISPIRAZIONEMA COMUNQUE UN LAVORO AL DI SOPRA DELLA SUFFICIENZA
QUESTO DISCO, TOGLIENDO GIUST DUE PEZZI POSITIVI, E' UNA PORCAT COLOSSALE COMPLICE IL NUOVO SINGER CHE RASENTA IL GROTTESCO. UNA VOCE STRIDULA E FASTIDIOSA CHE GIA SIE ERA MESSO IN MOSTRA (NEGATIVAMENTE) CON I VICIOUS RUMORS. ALBUM DA 45. NON DI PIU |
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voce che non convince e nessuna nota è originale...niente di nuovo sotto l'ombrellone..per chi se lo portasse al mare.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. First Under the Sun 2. Falling Down 3. Wanted Trust 4. Into the Arena 5- Pale-Hearted 6. Final Call 7. The Purge 8. Pride Strikes 9. At Least I Am 10. Through the Fire
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Line Up
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Nick Holleman (Voce) Flo Laurin (Chitarra, Tastiere) Manuel Seoane (Chitarra) Alex Schulz (Basso) Frederik Ehmke (Batteria)
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RECENSIONI |
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