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Sombria - Chirographon Dei
07/02/2021
( 813 letture )
Il debutto dei norvegesi Sombria, band gothic che ha trovato casa presso la finnica Inverse Records, ci consegna una nuova band di indubbio valore e da seguire con attenzione. Formati da due musicisti non di primo pelo, come la cantante Dimi De San, che assume qui lo pseudonimo di Valentina Devin, già nei Caelestia e il misterioso chitarrista/compositore Raven Seven, i Sombria dimostrano fin da subito di essere in grado di giocare un ruolo importante nel panorama di genere, realizzando un disco di ottimo livello e spessore, seppure ancora con qualcosa da limare qua e là, come si conviene a un’opera prima di una formazione che comunque vede la sua nascita appena nel 2019. Pare che la decisione di dar vita a un progetto proprio sia nata da Valentina Devin, la quale dopo aver girato come corista per Vulture industries, Hellheim e Madder Mortem, ha realizzato che il futuro doveva portarla a esprimere la propria musica e le proprie idee, in particolare con riferimento a tematiche non propriamente identificabili nel genere come sfruttamento e povertà dei minori, istanze ambientali, uguaglianza e altri argomenti "difficili". Il risultato di questa volontà si riflette quindi in Chirographon Dei (traducibile come "manoscritto degli Dei"), disco composto di nove brani per un’ora di musica.

Come detto, l’album si muove essenzialmente all’interno del genere gothic, ribadendone quindi tutti le caratteristiche e le peculiarità, con una personalità che consente comunque ai Sombria di non apparire dei meri cloni e che anzi dimostra fin da subito una elevata qualità di scrittura. Appare intanto evidente fin da subito che la componente metal del lavoro sia tutt’altro che secondaria: il riffing si avvicina spesso al doom metal vero e proprio, con tanto di sovraincisioni di chitarra e fraseggi malinconici di matrice death/doom che si sposano con l’utilizzo di pianoforte, tastiera e archi, che vanno a costituire l’ossatura sinfonica delle canzoni. Elemento questo che comunque non prende mai il sopravvento, anche se in qualche frangente si fa notare in maniera più marcata, finendo per essere completamento e arricchimento di arrangiamenti comunque piuttosto ricercati, seppure fortemente centrati sulle chitarre e, naturalmente, sulla voce di Valentina Devin, protagonista assoluta. La cantante dimostra non solo di possedere una bellissima voce, dal registro di contralto/mezzo soprano, capace di alternare l’utilizzo della tecnica classica a un cantato più sobrio e tipicamente gotico e malinconico, ma di saper intessere delle melodie spesso vincenti, cariche di malia e tormento, assolvendo in pieno al compito di catturare l’ascoltatore e trascinarlo nelle nere e satinate trame dei brani. Come detto, ci troviamo di fronte a canzoni mediamente piuttosto lunghe e strutturate, un elemento che viene spesso volto a vantaggio dello sviluppo di atmosfere decadenti ed eleganti, che immagineremo cariche di drappi neri e viola, se non scarlatti, di velluti e sete, trine e fiori dall’inebriante quanto intorpidente, se non mortale, odore. La mutevolezza dei brani, che non rinunciano anche a momenti di potente dinamica vuoto/pieno, come nel caso del clamoroso intermezzo di Sarcophagus of Roses, brano di cui è stato girato anche un video, è uno dei punti di forza dell’album, che non sembra voler dare troppi punti di riferimento all’ascoltatore, immergendolo invece nelle proprie spire, salvo donare qualche appiglio qua e là che consente di identificare in maniera più chiara i singoli episodi. Purtroppo, in questo sontuoso e regale affresco, qualcosa ancora resta che non sembra funzionare al meglio: in particolare, seppur da plaudire come intento, le accelerazioni simil/black sinfonico alla Cradle of Filth contenute a esempio in Black December, nella citata Sarcophagus of Roses e nella successiva Mirror of God, non sempre sembrano ben amalgamate al resto e appaiono invece piuttosto slegate. Un difetto evidente, in particolare nel primo brano, nel quale nulla cambierebbe se il passaggio fosse tolto di netto. Giusta la volontà di dare maggior dinamicità ai brani, ma resta comunque più che la sensazione che queste soluzioni non siano state sfruttate al meglio. In ogni caso, da Ballet of Sadness, bella ballata e proscenio per l’interpretazione della Devin, fino alla conclusiva Poetry from the Dead Gardens, i Sombria danno il loro meglio, con una sequela di brani emozionanti, che dimostrano appieno il talento del gruppo. Davvero difficile tra le quattro tracce conclusive una ipotetica migliore assieme all’opener Voyage Into Lethe, ma certo Wine of Lunacy e l’ultra-doom Penitence sono da applausi, mentre l’ultima traccia con i suoi nove minuti rappresenta un’ottima summa dell’intero lavoro.

Un debutto che saprà farsi apprezzare questo dei Sombria, che con Chirographon Dei piazzano fin da subito un colpo di alto livello, seppur come detto con qualcosa da rivedere e limare. Sicuramente i brani potrebbero funzionare meglio con una durata appena più contenuta e con degli sviluppi che sfruttino meglio la componente black sinfonica e non la facciano apparire come pretestuosa e incastrata a forza. Eppure, la sontuosità degli arrangiamenti, la genuina capacità di evocare emozioni e la stupenda interpretazione di Valentina Devin, meritano senza dubbio tutta l’attenzione dei fan del genere e non solo. Il disco, infatti, potrà essere ben apprezzato anche dagli amanti del doom, dato che l’appartenenza al genere gothic di Chirographon Dei non passa per leziosità orchestrali e pesantezze barocche, ma per atmosfere e capacità tecnico-espressive di buonissima levatura, con una forte centralità della chitarra e dei riffing, che mai finiscono annegati negli arrangiamenti. Non resta a questo punto che fare i complimenti alla band e aspettare le prossime mosse discografiche, in assenza per il momento della possibilità di avere un riscontro live della bontà del materiale contenuto in Chirographon Dei.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
30 su 5 voti [ VOTA]
Claudio
Domenica 7 Febbraio 2021, 18.56.53
1
Disco molto bello
INFORMAZIONI
2020
Inverse Records
Gothic
Tracklist
1. Voyage Into Lethe
2. Black December
3. Sarcophagus of Roses
4. Mirror of God
5. Ballet of Sadness
6. The Soul’s Manoscript
7. Wine of Lunacy
8. Penitence
9. Poetry from the Dead Gardens
Line Up
Valentina Devin (Voce)
Raven Seven (Chitarra, Orchestrazioni)

Musicisti Ospiti
Lucien Keir (Chitarra)
Saber Thorn (Basso)
Winter Cain (Batteria)
 
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