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06/05/24
YES
TEATRO ARCIMBOLDI, VIALE DELL’INNOVAZIONE 20 - MILANO
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Djevel - Tanker som rir natten
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11/05/2021
( 1655 letture )
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Tra Djevel, Nordjevel e Djevelkult ci vuole poco a confondersi, anche perché tutti e tre i progetti fanno black metal con influenze molto simili. Se c’è una cosa che distingue i Djevel, è che col tempo questo gruppo ha cominciato ad assumere sempre più le connotazioni di un side project, a partire dall’entrata di Bård Guldvik Eithun, meglio noto come Faust, ex-batterista degli Emperor (compreso per un periodo nel tour di reunion 2013-2014), oltre che membro di altri progetti passati (Aborym, Mongo Ninja) e attuali (Blood Tsunami e questo progetto a partire dal 2017). Fresca di quest’anno è anche l’entrata di Eskil Bli, già fondatore di progetti come Mare, Black Majesty e Vemod, confermando quindi la natura eterogenea (e sicuramente etilista) del progetto. Un’altra stranezza che salta all’occhio sono i titoli delle canzoni del disco, lunghi, descrittivi e con un’iconografia romantica.
Noi conosciamo i Djevel come un gruppo che ha saputo coniugare l’essenza del black metal classico anni Novanta con influenze varie tendenti un po’ alla variante psichedelica della decade successiva e un po’ ad influenze vicine ai primi dischi dei Satyricon, ma quei tempi sono ormai lontani. Col tempo, il gruppo è diventato sempre più simile ad un progetto solista, e il songwriting lo dimostra, poiché nessuna traccia del disco a parte una (che guarda caso, è un interludio in acustico) dura meno di nove minuti e quaranta secondi. Quando si dice “estrema precisione”. L’opener Englene som falt ned i min seng, skal jeg sette fri med brukne vinger og torneglorier inizia direttamente con un riff minimale preso direttamente da Filosofem di Burzum, proseguendo il suo andamento funereo perfino quando i ritmi si fanno più veloci nelle strofe e le melodie variano. Maanen skal være mine øine, den skinnende stierne mine ben, og her skal jeg vandre til evig tid e En krone for et øie som ser alt, tusind torner for en sønn som var alt proseguono il proprio corso sulla stessa scia della precedente, sciorinando riff similmente ripetitivi ma estesi, rivelando una non indifferente influenza dal blackgaze più moderno anni 2000. Le restanti due tracce sono virtualmente indistinguibili dal trio di apertura. La produzione è chiara e bilanciata, favorendo la distorsione/fuzz delle chitarre e penalizzando leggermente il basso, tenuto in tono clean, mentre i piatti della batteria risultano eccessivamente saturi.
Tanker som rir natten è una leggera variazione degli album precedenti del gruppo, favorendo un songwriting più vicino alla scena atmospheric/depressive più lenta e melanconica con poche sfuriate di violenza. Se da un lato risulta quindi più ascoltabile e meno dispersivo, dall’altro non solo risulta monotono, ma segnala in qualche modo che gli Djevel sono arrivati al capolinea, poiché l’ispirazione comincia a latitare a favore di una dose di “atmosfera” sempre più alta. Dopo sette album, il gruppo sembra avere già raggiunto il proprio apice compositivo, anche se continuiamo a tenere riserve per la prossima pubblicazione.
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7
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Tutto molto bello, tutto molto già ascoltato. Basta per carità... |
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6
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Sulla scia del Commento precedente.. Melodie coinvolgenti che fan la differenza.. Qualche Punto in più non faceva male... |
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5
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Totalmente in disaccordo col recensore. Questo è un gran disco, pregno di atmosfere norvegesi autentiche del genere di appartenenza . Ispirato, ben suonato, scelta dei suoni azzeccata e produzione evocativa. |
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4
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Ma dai anche qui il 6,5 politico? E vabbè ce ne faremo una ragione, ma questo è davvero un bel disco. |
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3
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I Djevel non tradiscono, altro che capolinea. Datevi all'ippica |
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2
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Per me è un bel disco, più riflessivo..e il titolo racchiude bene quanto I Djevel vogliono esprimere. Li ho conosciuti e seguiti dall'esordio, poi persi di vista e ripresi con questo. Che dire, li ritrovo alla grande. Gran bel disco che trasuda Norvegia da tutti i poro, ma quella che si può ammirare è sentire dopo il crepuscolo. Voto tirato e recensione non totalmente centrata secondo me, ad ogni modo già ordinato LP. |
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1
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I Djevel mi stanno veramente troppo simpatici (sarà l'assonanza del nome con il "diavolo" dialettale modenese) e i loro dischi mi piacciono sempre molto; li considero un gruppo ottimo per ascoltare del black metal "tradizionale" e "fedele alla linea", sulla stessa riga dei Mork. In generale tutti i loro dischi a mio parere sono sempre sul 7 e so benissimo cosa aspettarmi. Il discorso non cambia per questo Tanker som rir natten, che reputo piacevole, ma ovviamente non imprescindibile. Vero quel che dice nell'ultimo paragrafo Simone sulla deriva maggiormente atmosferica (che ho apprezzato), ma non credo che ascolteremo mai un album definibile come "apice compositivo" da parte dei Djevel. Loro continueranno a fare esattamente la stessa cosa e alla fine, perlomeno per me, va bene così. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Englene som falt ned i min seng, skal jeg sette fri med brukne vinger og torneglorier 2. Maanen skal være mine øine, den skinnende stierne mine ben, og her skal jeg vandre til evig tid 3. En krone for et øie som ser alt, tusind torner for en sønn som var alt 4. Tanker som rir natten 5. Naar maanen formørker solen i en dødelig dans, ber jeg moder jord opp til en siste vals 6. Vinger som tok oss over en brennende himmel, vinger som tok oss hjem
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Line Up
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Trond Ciekals (Voce, Chitarra) Eskil Blix (Voce, Basso) Bård Guldvik Eithun (Batteria)
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RECENSIONI |
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