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Mythic Sunship - Wildfire
26/06/2021
( 1343 letture )
I Myhtic Sunship sono un quintetto danese nato nel 2010 a Copenhagen. Agli albori questi musicisti, di estrazioni musicali parecchio diverse tra loro, scelgono il nome della band creando un mashup tra i titoli di due classici del free jazz, Of Mythic Worlds di Sun Ra e Sun Ship di John Coltrane. Così come il monicker, anche l’intento musicale all’origine è quello di realizzare una fusione tra il rock psichedelico, il metal e il free jazz, ovviamente. Dopo vari tentativi autoprodotti e distribuiti ai concerti tenuti nella scena live underground di Copenhagen, arriva finalmente la svolta: il tanto agognato esordio, Ouroboros, viene pubblicato dalla danese El Paraiso Records nel 2016 e da allora, come un fiume in piena, i Mythic Sunship hanno prodotto una media di un album all’anno. Questa inesauribile vena creativa non conosce battute d’arresto nemmeno durante la pandemia Covid, e puntualmente l’etichetta californiana Tee Pee Records ha pubblicato a fine Aprile 2021 il nuovo nato, Wildfire, quinto album in studio.

A chi potesse spaventarsi nel leggere i succitati nomi in un sito che tratta prevalentemente di metal e affini, è bene precisare che i Mythic Sunship non sono un ensemble jazz, le loro composizioni partono da un’ossatura che spazia dal metal al rock psichedelico, passando per il progressive, per poi divagare in un flusso di coscienza musicale che va a toccare numerosi generi. Le affinità con il free jazz sono comunque molto forti, non sono certo leggere contaminazioni, e si manifestano in una pluralità di forme. In primis i cinque brani che compongono Wildfire sono tutti strumentali e di lunghezza medio lunga, andando con regolarità a toccare i dieci minuti di durata, e spesso e volentieri il sassofono di Soren Skov è protagonista tanto quanto le chitarre funamboliche di Kasper Stougaard Andersen e Emil Thorenfeldt.

Maelstrom in apertura esemplifica quanto scritto. L’incipit strutturato, con la ripetizione continuativa del riff portante in sottofondo, altro non è che il telaio sul quale le due chitarre possono tessere una fitta rete di assoli psichedelici che nulla toglie e nulla aggiunge a tanto psych rock ascoltato fino ad ora. D’improvviso verso il terzo minuto irrompe il sassofono, che prima si amalgama all’incedere della progressione ritmica per poi librarsi in solitaria. Da questo momento in poi inizia quasi un altro brano dove chitarre e sassofono sembrano duellare per poter primeggiare, in una lotta a colpi di virtuosismi per conquistare spazio e le luci della ribalta nel brano. Maeltrom, mai titolo fu più azzeccato, si conclude in una coda dove i ritmi finalmente rallentano ed la forma canzone ritrova coerenza. La parte centrale dell’album, con Olympia (anticipata sul live Changing Shapes del 2020) e Landfall, è più riflessiva e d’atmosfera, andando a richiamare i paesaggi sonori degli Hawkwind più sperimentali e le digressioni strumentali di Frank Zappa, senza però riuscire mai a creare quel motivo, quella melodia da fare da collante al brano. Ancora peggio accade con Redwood Grove, componimento destrutturato che pare più una jam session priva di direzione, dove predomina la mancanza di concertazione e gli strumenti sembrano seguire ognuno una strada diversa. Il risultato sfiora la cacofonia. Going Up raddrizza parzialmente l’andamento sconclusionato e caotico dei pezzi precedenti, i fraseggi chitarristici sono in armonia tra di loro ed è possibile sentire un motivo di note che nasce, cresce e si spegne in una struttura coesa, seppur d’ampio respiro. Peccato solo che il sassofono sia relegato in sottofondo, quando avrebbe potuto creare una contro melodia molto suggestiva, così come accade invece nella riuscita Maelstrom.

Wildfire è indubbiamente un titolo che è una dichiarazione d’intenti. I cinque musicisti danesi nel tentativo di ricreare in musica e note la magia irripetibile ed imprevedibile del fuoco a cui fanno riferimento, compiono forse il passo più lungo della gamba. E’ chiara l’intenzione di seguire i dettami del free jazz, proponendo brani fuori dagli schemi, seguendo più l’ispirazione del momento che una vera e propria partitura, tuttavia non sempre la tecnica e le capacità interpretative sopperiscono alla mancanza d’idee in fase compositiva.
La produzione purtroppo non aiuta l’ascolto, trattandosi di un disco strumentale poi, i suoni non possono essere così impastati e fangosi. Il volume delle chitarre eccessivamente alto sovrasta sia i riff portanti e la sezione ritmica (il basso sovente scompare proprio), che i ricami del sax, un potenziale valore aggiungo spesso inespresso o male utilizzato. Gli assoli e gli onnipresenti fraseggi di chitarra si mantengono quasi sempre su note alte, acute, arrivando addirittura ad infastidire alla lunga distanza. Un peggioramento inspiegabile, considerato che il precedente album in studio, Upheaval, gode di una produzione molto meglio bilanciata e di un songwriting riuscito ed ispirato.

In conclusione non si può che constatare, con l’amaro in bocca, come Wildfire sia un mezzo passo falso nella carriera dei Mythic Sunship, (cosa che ci può benissimo stare). Un segno inequivocabile che è necessario un momento di pausa e riflessione per raccogliere le idee, senza bisogno di produrre necessariamente album a ritmi così forsennati a scapito della qualità finale.
Rimandati alla prossima pubblicazione.



VOTO RECENSORE
57
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2021
Tee Pee Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Maelstrom
2. Olympia
3. Landfall
4. Redwood Grove
5. Going Up
Line Up
Kasper Stougaard Andersen (Chitarra)
Emil Thorenfeldt (Chitarra)
Rasmus Cleve Christensen (Basso)
Soren Skov (Sassofono)
Frederik Denning (Batteria)
 
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