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Kadabra - Umbra
08/12/2023
( 1185 letture )
Il 2021 è stato un anno che, complice il lungo stop dovuto alla pandemia, ha assistito alla pubblicazioni di innumerevoli album da parte di artisti più o meno consolidati, trovatisi improvvisamente senza impegni in sede live e con del tempo da dedicare alla stesura e composizione di brani inediti. Una produzione del tutto eccezionale che ha portato ad una saturazione delle uscite discografiche in più o meno tutti i generi musicali. Ad affiancare lavori di assoluto valore sono stati immessi sul mercato prodotti di dubbia qualità, a volte puri e semplici escamotage per tenere vivo e attivo sui social il nome di un artista e nulla più. Questo prolifico susseguirsi di pubblicazioni più o meno degne ha rischiato di affossare o per lo meno adombrare, i progetti nati ex novo proprio in questi burrascosi anni. La genesi degli americani Kadabra, avvenuta nel 2020, grazie alla nostrana Heavy Psych Sounds Records, per fortuna non è passata inosservata, e nonostante l’esordio intitolato Ultra abbia dovuto sgomitare non poco per emergere, a fine anno si è piazzato tra le migliori uscite in ambito stoner, doom e psych rock di quasi tutti i siti specializzati. L’album di debutto dei Kadabra è stato in grado di proporre composizioni e arrangiamenti tutt’altro che banali, conquistando proseliti grazie ad una riuscita commistione di più generi, alternando ma spesso fondendo e miscelando stili e colori che costituiscono un ideale arcobaleno i cui estremi vanno dal desert rock da un lato al doom più intransigente dall’altro. La capacità innata di interpretare come autentici e credibili veterani del rock queste diverse musicalità non ha fatto che accrescere l’attesa e le aspettative per il seguito di Ultra, divenuto nel frattempo un piccolo cult dello stoner a stelle e strisce. Una fama consolidata e ribadita da incendiarie prestazioni dal vivo, dove i Kadabra hanno saputo raccogliere ulteriori consensi ed incassare nuovi elogi.

Non a caso la stesura e la registrazione del seguito di Ultra sono avvenute all’insegna della continuità: nessun cambio di lineup, se non l’arruolamento di Blake Braley alle tastiere e all’organo, promosso in pianta stabile a quarto effettivo della band e la rinnovata collaborazione con il produttore Dawson Scholz, artefice almeno in parte del magistrale debutto. Lo stesso titolo, Umbra, richiama quello dell’esordio, così come la cover, una fotografia dai colori sbiaditi, sembra rispecchiare quella del primo album, quasi a raffigurare dall’esterno la chiesa della quale, forse, era proposta come copertina di Ultra il dettaglio della vetrata. Stilisticamente il copione recitato dai quattro musicisti non è dissimile dalle trame proposte nel debutto: stoner, psych ed un doom energizzato sono gli ingredienti alchemici che costituiscono un fumoso distillato dal gusto ricco di sapori diversi ma sapientemente bilanciati tra di loro. Brani come High Priestess e Midnight Hour, posti in apertura del disco, ricalcano fin troppo fedelmente quanto già proposto in Ultra: sezione ritmica terremotante, riff belligeranti alternati da parte solistiche psichedeliche e su tutto la svettante voce ammaliante e vagamente androgina di Garrett Zanol, in grado di lanciarsi tanto in disperate grida d’angoscia quanto in ammalianti nenie occulte. Neanche il tempo di interrogarsi se i Kadabra si siano accontentati di rimanere saldamente all’interno della propria comfort zone, che la band americana piazza il primo colpo con The Serpent. Il brano si articola su una struttura sinuosa dove riff di matrice doom e occult rock così caratteristici degli anni Settanta avvolgono e avvinghiano l’ascoltatore con spire musicali intrise di ipnotica psichedelia. La voce cantilenante di Garrett Zanol sembra intonare un oscuro rituale mistico, narrando dello scontro primordiale tra la strega e il serpente, due aspetti della psiche dell’artista come spiegato dallo stesso cantante, dove la prima rappresenta la stasi intellettuale che deve essere uccisa e soppressa dal secondo, simbolo della rottura con il passato e della forza creativa latente che risiede nell’artista stesso. Riuscito in questo senso anche il video promozionale, che gioca con riprese e inquadrature dei grandi classici horror del film muto, tingendone il bianconero con sovraimpressioni e guizzi cromatici squisitamente psichedelici. Neanche il tempo di assaporare la tumultuosa The Devil, degno e riuscito omaggio ai maestri Black Sabbath, che si entra nelle atmosfere epiche della lunga suite The Battle of Avalon. Un arpeggio iniziale è il preludio ad un brano complesso che trascende i confini tra i generi e mostra un aspetto del songwriting dei Kadabra solamente intravisto e mai pienamente realizzato fino ad ora. Mai come in questa composizione la musica è grado di proiettare suggestioni visive che immergono chi ascolta nel vivo della battaglia, grazie al susseguirsi di riff marziali e momenti di reflusso dove i fraseggi melodici intrisi di malinconia e l’organo fanno da contraltare alla furia delle distorsioni. La successiva Mountain Tamer è un riflesso oscuro e distorto di The Battle of Avalon e forse, tra tutti, il brano più marcatamente doom, mantenendo arrangiamenti più articolati e dando rilievo al lavoro delle tastiere del nuovo entrato Blake Braley, senza tuttavia riuscire a raggiungere le vette emozionali del brano precedente. E’ comunque evidente come anche in questa circostanza il quartetto americano cerchi di percorrere nuove strade dove indirizzare la propria creatività.

Il nuovo Umbra conferma quanto di buono espresso dai Kadabra nell’esordio, mutuando dal debutto quella rara capacità di far convergere stili e generi diversi in una proposta coesa e credibile. Ad una prima sezione di album forse troppo vincolata alle formule utilizzate nel primo album segue una seconda parte contenente composizioni che letteralmente spiccano il volo, una prova del nove che i Kadabra hanno ancora tanto potenziale inespresso ed una creatività latente in grado di portarli in alto, tra i migliori del genere. Se nel terzo lavoro sulla lunga distanza saranno in grado di realizzare un intero album sul livello delle ultime canzoni di Umbra, allora saremo davvero al cospetto di un potenziale capolavoro, ma nel frattempo godiamoci uno dei migliori album di questo 2023.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
78 su 1 voti [ VOTA]
Matteo
Giovedì 11 Gennaio 2024, 18.49.31
9
Anche io ho comprato il disco oggi stesso dopo averlo ascoltato. Grazie per la recensione
Graziano
Lunedì 1 Gennaio 2024, 21.46.58
8
Ciao Duke, ottimo!! Grazie a te.
duke
Lunedì 1 Gennaio 2024, 18.36.24
7
....grazie azog...per la recensione...ho acquistato il cd.....e lo sto ascoltando spesso....
LUCIO 77
Martedì 19 Dicembre 2023, 14.04.47
6
Bella la Copertina, accattivante la Musica.. Promossi!
duke
Domenica 17 Dicembre 2023, 17.25.30
5
...concordo con il commento 4......disco affascinante.....
DaveHC
Domenica 10 Dicembre 2023, 20.23.26
4
Gran bel disco... Atmosfere settantiane ma rivisitate con personalità e modernità
Spirit of the forest
Sabato 9 Dicembre 2023, 16.18.46
3
Davvero bella la copertina del disco..
Graziano
Sabato 9 Dicembre 2023, 15.17.53
2
Ciao Duke, felice di averti incuriosito. Attendo tuo responso.
duke
Sabato 9 Dicembre 2023, 9.00.28
1
...messo nella lista degli ascolti....mi hai incuriosito...azog....
INFORMAZIONI
2023
Heavy Psych Sounds Records
Stoner/Doom
Tracklist
1. White Willows
2. High Priestess
3. Midnight Hour
4. The Serpent
5. The Devil
6. Battle of Avalon
7. Mountain Tamer
8. The Serpent II
Line Up
Garrett Zanol (Voce, Chitarra)
Blake Braley (Tastiera, Organo)
Ian Nelson (Basso)
Chase Howard (Batteria)
 
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