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Stijn Van Cauter - Infra Sub Ultra
( 1705 letture )
È schizofrenia!

Solo ipotizzando una malattia (mentale) mi spiego il modus operandi di Stijn Van Cauter. Al di là della sua produttività artistica (insolita per chiunque), ciò che mi sconvolge ogniqualvolta lo incrocio nelle mie ricerche tematiche è l’innumerevole quantità di impercettibili sfumature con le quali questo curioso musicista giustifica gli sterminati, differenti progetti a sua firma; ogni disco, ogni minima variazione stilistica viene battezzata con un marchio differente quasi a segnare, con la massima tenacia, lo sforzo mentale che egli conduce per spostare il proprio “volante” compositivo in una direzione o nell’altra. Nella realtà il risultato è abbastanza omogeneo e scoprire le dissomiglianze tra i vari Until Death Overtakes Me, Beyond Black Void, Fall of the Grey-Winged One e via discorrendo, è impresa da accademisti del doom; se poi a tutto ciò aggiungiamo che esistono filoni accomunati dai titoli delle opere, anziché dai nomi dei progetti (i Symphony, gli Interludium)… beh… comprendiamo per sul serio la mattana del personaggio con cui abbiamo a che fare, nonché la singolarità dell’odierna proposta.

Infra Sub Ultra, infatti, dall’ordinaria follia di Van Cauter non vuole assolutamente divergere: 4 brani e 3 differenti point of view concepiti per annichilire qualunque genere di ascoltatore; analizziamoli nell’ordine:

The Sad Sun (Twisted Funeral Doom): proposta finalizzata in collaborazione con EMH, mastemind di Torture Wheels e Wraith Of The Ropes, di cui Infra Sub Ultra propone ben due brani della durata complessiva di 30 minuti. Lo stile è influenzato da EMH soprattutto per quanto riguarda la sezione ritmica (splendido l’impiego della grancassa) e l’utilizzo delle tastiere. La costruzione tipologica dei brani prevede il contributo delle componenti tipiche del metal, sia in fatto di presenza, sia in fatto di principio esecutivo (sembrerà stano, ma per una volta le chitarre fanno le chitarre, il basso fa il basso, ecc…); vero è che il tutto è estremizzato come dilatazione cronometrica tanto da sembrare illogicamente lento. La sezione strumentale è dunque completata dal drumming pachidermico, la cui programmazione è del tutto paragonabile ad un reale set di pelli, sia per timbrica, sia per articolazione generale – tutt’altro che scarno. Di livello anche la produzione, i cui unici biasimi sono isolabili in un volume troppo alto applicato ai piatti ed in uno contrariamente bassissimo del cantato, ovviamente affidato a Van Cauter; il suo registro è quello tipico ed inimitabile: un grugnito poco potente ma talmente strascicato da far accapponare anche le pelli più spesse e ruvide. A completare la (dis)armonia del vocalism sono presenti sporadiche sovraincisioni abbinate ad effettistiche di delay che conferiscono una profondità mai sentita alla linea: alcuni di questi insoliti interventi (quelli nell’immediato intorno del 13° minuto) sono addirittura improntati in un simil-screaming lamentoso. Le tracce sono entrambe molto efficaci anche se il podio più alto lo merita la fantastica Parallel Seas, particolarissima anche grazie ai draculei sussurrati di Stijn.
Per quanto mi concerne i 30 minuti dedicati ai The Sad Sun vanno annoverati tra i migliori esperimenti di sempre nell’ultra-slow funeral doom; tranquillamente paragonabili a prodotti universalmente riconosciuti quali Ada e Prelude To Monolith, Seas That Swallowed The Night (già edita su una compilation del 2004 in cui figuravano anche i nostrani Malasangre) e Parallel Seas devono riuscire ad insinuarsi nel lettore di tutti gli extreme-doomster di razza.
Semplicemente spettacolari. Da 90.

Cold Aeon (Experimental Funeral Doom): band nata a seguito della grande stima di Stjin verso i primi lavori degli Esoteric; i suoni sono dilatati dall’utilizzo di chitarre pesantemente flagerate e multi-layerate; l’approccio è maggiormente ambient, reso tale anche dalla rinuncia del drumming e dai pochissimi interventi vocali, peraltro molto meno gutturali rispetto alla normalità del distorto di Van Cauter; anche in questo caso l’effettistica conta, e conta molto: le striminzite lyrics sono pronunciate con un angosciosa lentezza e suonano liquefatte sotto i colpi di un’elettronica davvero invasiva. I suoni sono avvolgenti, anche se la psichedelia degli Esoteric non è nemmeno sfiorata e mi parrebbe più centrato un paragone con il post-black alla Angst Skvadron. D’altra parte – e di ciò trovo facile conferma – è il miscuglio keyboards e chitarre (la cui restituzione è però ben lontana dall’apparire frutto di normali cordofoni) a monopolizzare il tutto; il progredire orizzontale è meno ricorsivo rispetto a quello delle “sorelle” marchiate The Sad Sun e The Ethereal, ma la pesantissima effettistica applicata al guitarism ne abbassa la percezione.
Personalmente trovo Shapes una traccia al limite dell’umana sopportazione, perché troppo soffocante ed inutilmente densa di risonanze e di passaggi di canale.
Esperimento deludente ed abbondantemente inferiore alla sufficienza. Da 50.

The Ethereal (Nihilistic Funeral Doom): il più pesante dei one-man-job di Stijn; percussioni limitate a pochi rintocchi sul timpano, keyboards assenti, cantato “umido” e dalla metrica ultra-slow, drone-guitars secche e sterentoree; depurando Nortt dal suo noto appeal black o gli Until Death Overtakes Me da quello “sinfonico” (si fa per dire), si otterrebbero i The Ethereal. La melodia, scarna ed inarticolata, è assicurata dall’uso della 6 corde in single-notes, ottimamente adagiata in un’architettura che si fa più strutturata e simile a quella del “normotipo” metal, non fosse per l’esasperata ricorsività delle battute che preclude logiche e sviluppi votati all’esaltazione del chorus (difatti inesistente). Carving The Angel, brano di chiusura dello split, è devastante – come da tradizione – e, per di più, pregno di emotività; il timing riservato al pianoforte solista conferisce quell’atmosfera tipicamente funeral che finalmente sgorga anche dai toni avvelenati di questi The Ethereal. Dovessi comunque cercare un paragone all’interno della mia discografia non esiterei un solo secondo: i The Ethereal stanno a Stijn Van Cauter come gli Hierophant stanno a Xathagorra Mlandroth.
Ritengo sia questa la declinazione naturale di Van Cauter: la traccia è valida e non particolarmente difficile grazie anche ad una produzione adeguata che ne permette l’apprezzamento. A tal proposito Stijn si dimostra anche un buon ingegnere per la sua Null Void Records.
Carving The Angel è seconda alla sola Parallel Seas. Da 75.

Insomma, Infra Sub Ultra è uno split-album originale e ben fatto, tuttavia riservato ai meticolosi cultori del doom estremo; considerato però che il disco è scaricabile gratuitamente dal sito della Null Void Records, qualche “estemporaneo” lettore potrebbe anche farci un pensierino.
Certo… tale eventualità sarebbe la dichiarazione di una sintomatologia inconfutabile perché – diciamocelo – è molto più malato (mentalmente) chi ascolta di chi registra!
Io per primo…

Schizofrenia dolce schizofrenia…



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
25.62 su 16 voti [ VOTA]
Giasse
Giovedì 18 Giugno 2009, 13.15.20
2
Vai vai... ascoltala... poi ci dici
Renaz
Giovedì 18 Giugno 2009, 12.20.37
1
Interessante... anche se a me interessa la parte che hai bocciato
INFORMAZIONI
2008
Null Void Records
Funeral Doom
Tracklist
1. Seas That Swallowed The Night (The Sad Sun)
2. Parallel Seas (The Sad Sun)
3. Shapes (Cold Aeon)
4. Carving The Angel (The Ethereal)
Line Up
The Sad Sun
Stijn Van Cauter: instruments & vocals
E.M. Hearst: instruments

Cold Aeon
Stijn Van Cauter: all instruments & vocals

The Ethereal
Stijn Van Cauter: all instruments & vocals
 
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