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02/05/24
SVEST FEST
NAMA BREWING, VIA ROGGIA VIGNOLA 3 –TREVIGLIO (BG)
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Mind Key - Pulse For A Graveheart
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( 3922 letture )
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A volte le grandi idee nascono dalle cose più semplici. I Mind Key, infatti, essendo appassionati allo stesso tempo di progressive e di hard rock/melodic rock, hanno pensato bene di fondere nella loro musica entrambe le due essenze più intime del loro percorso artistico, dando vita ad un sound che, pur essendo fortemente debitore di acts quali Journey, Bad English o Whitesnake, viene sviluppato in chiave metal prog, sulla scia di Dream Theater, Symphony X ed Evergrey.
Parecchio eloquente, in tal senso, anche la scelta degli illustri ospiti presenti nel disco: Derek Sherinian (sono noti i suoi trascorsi nei Dream Theater) dà il suo contributo ai tasti d'avorio su Citizen of Greed; Tom Englund, cantante appunto degli Evergrey, duetta dietro i microfoni con Elio Fierro su Graveheart; infine, su Now Until Forever compare un veterano di tutto rispetto come Reb Beach (Winger, Dokken, Whitesnake).
La loro presenza contribuisce certo a dare lustro al disco, ma è chiaro che così grossi nomi non si scomodano per i primi arrivati. Ed in effetti, questo Pulse for a Graveheart è un disco davvero di spessore. Lo è sotto il profilo del song-writing (direi che il culmine si riscontra con Now Until Forever), perché i brani, magari a volte complessi, sono davvero ben strutturati, partendo dalla forma-canzone, come tipicamente avviene nella tradizione melodic rock, impostata però su ritmi articolati e con digressioni strumentali tipiche del prog. I testi sono anche attenti a varie problematiche sociali o traggono ispirazione da capolavori del cinema o della letteratura moderna, come The Seventh Seal, il cui titolo rimanda chiaramente all'omonimo film di Ingmar Bergman o Eye of a Stranger, che nulla ha a che vedere con l'omonima canzone dei Queensrÿche ma che invece è ispirata al romanzo 1984 di George Orwell. Colpisce, ancora, in tal senso, la conclusiva A New Generation, dedicata a Pierpaolo Pasolini. Un altro aspetto testimonia significativamente la professionalità con cui è stato realizzato il disco e contribuisce ad elevarne la qualità: ci riferiamo alla produzione, affidata a Dennis Ward (bassista dei Pink Cream 69) ormai un'autentica istituzione nel settore (tra le sue sterminate collaborazioni citiamo quelle con Adagio, Chalice, Angra, Place Vendome, Bob Catley, DC Cooper, ecc.), il quale svolge un eccellente lavoro, riuscendo a catturare al meglio le due anime della band, mantenendo allo stesso tempo un perfetto equilibrio ed una profonda interessenza tra di esse.
Ma è un disco di spessore anche sotto un altro aspetto, che non va affatto trascurato. La performance della band, infatti, oltre ad essere eccellente, a tratti è persino sbalorditiva: è davvero sorprendente, ad esempio, come il chitarrista Emanuele Colella riesca a mantenere un'impostazione melodic rock, per poi lanciarsi in sfuriate prog con una naturalezza fuori dal comune; o, per fare un altro esempio, il tastierista Dario De Cicco, virtuale discepolo di Jonathan Cain con reminiscenze tipiche di Jon Lord o Tony Carey, capace però di proiettarsi in esternazioni confrontabili con lo stile di Derek Sherinian o Micheal Pinnella. Discorso a parte va fatto per il cantante Elio Fierro, che per voce e timbro non esiterei ad accostare a mostri sacri quali Ronnie James Dio, David Coverdale, Glen Hughes e direi anche Micheal Bolton. Non credo di incorrere in peccato mortale nel fare quest'affermazione, ascoltare per credere! Una voce veramente spettacolare!
Dunque, quest'attesa di circa cinque anni perché la seconda fatica dei Mind Key vedesse la luce non è stata vana. I passi in avanti rispetto al precedente album sono considerevoli, ma siamo convinti che la band abbia le qualità per compiere ulteriori miglioramenti. Ma per adesso, va più che bene così.
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7
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certo qui i lettori (credo i soliti simpaticoni) si sono accaniti senza pieta. questa band non sarà orignale, ma di certo è preparata e l'abum in questione io lo trovo piacevole. In ogni caso dare meno di 60 a quest'albuim mi sembra crudeltà gratuita Per me un 70 pieno |
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6
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Con i lettori abbiamo la media di 27.54..... forse e non mi stanchero' mai di rompervi... non tutto suona come i Dream Theater i symphony x o gli Evergrey.... il loro apice forse lo hanno toccato con l'album Journey Of A Rough Diamond del 2004 l'italia e' comunque una miniera di gruppi poco conosciuti da noi... e all'estero hanno la vetrina che meritano.... scivete recensioni sui SOLID VISION gruppo che ha dato la forza emotiva a Charlie Dominici... gli EMPYRIOS , gli UTOPIA, ed infine un gruppo strumentale dal nome ACCORDO DEI CONTRARI,,, ascoltateli se non li conoscete e aprite le porte alla musica,,,,, italiana.... e ce ne sono tanti altri...... |
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4
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Questo disco più l'ascolto, più mi piace... |
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3
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riascoltandolo devo dire che suona molto meglio di quella che era stata la prima impressione. |
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2
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nn un granché sia dal punto di vista melodico che sul fronte testi inoltre proposte di questo genere se ne trovano a bizzeffe, peccato perché la copertina lasciava davvero ben sperare |
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1
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Sto disco proprio non mi piace...Freddo come il ghiaccio in alcune parti e palesemente influenzato da Theater e Simphony X in altre, tanto da perdere molto in personalità. Non nego le capacità dei singoli elementim, degne davvero di nota, ma nel complesso più di un 70 io non darei. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sunset Highway 05:08 2. The Seventh Seal 05:05 3. Citizen of Greed 06:07 4. Crusted Memories 04:12 5. Dead Fame Hunter 08:00 6. Ventotene (The Island) 04:53 7. Graveheart 06:40 8. Eye Of A Stranger 05:54 9. Now Until Forever 09:08 10. A New Generation 05:28
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Line Up
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Dario De Cicco - Keyboards Emanuele Colella - Guitar Andrea Stipa - Drums Lele Castaldo – Bass Elio Fierro – Vocals Derek Sherinian - Keyboards on “Citizen of Greed” Tom Englund - Vocals on “Graveheart” Reb Beach - Guitars on “Now Until Forever”
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