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Trans-Siberian Orchestra - Night Castle
( 9201 letture )
La Trans-Siberian Orchestra nasce fondamentalmente come un progetto a sfondo natalizio da un’idea di Paul O’Neill, noto produttore e song-writer, in particolare per i Savatage, non a caso realizzato con la collaborazione di Jon Oliva e Bob Kinkel, coinvolgendo un po’ tutti i componenti (del passato e del presente) della famiglia Savatage oltre a svariati altri musicisti.

Oggi, dopo quattro album e oltre sette milioni di copie vendute in tutto il mondo, la TSO torna con Night Castle, quinto album che si discosta decisamente dalle tematiche natalizie, così come era avvenuto precedentemente con il bellissimo Beethoven’s Last Night. Questo è senz’altro il loro disco più ambizioso di sempre, se si pensa che si tratta di un doppio album, per un totale di 26 brani, che vedono coinvolti ben oltre 70 musicisti. Numeri che lasciano intendere come la TSO sia diventata ormai un progetto di proporzioni colossali, tanto da indurre O’Neill e compagni ad accantonare a tempo indefinito la band fondata dai fratelli Oliva, le cui vendite, anche volendo considerare le più rosee aspettative, resterebbero comunque largamente inferiori a quelle prospettabili per l’Orchestra Trans-siberiana. Ma mettiamo da parte ogni forma di nostalgica malinconia per una band storica come i Savatage, che non sappiamo se e quando potremo avere il piacere di riascoltare e passiamo ad esaminare questo Night Castle.
Accennavamo al fatto che, per l’occasione, O’Neill ha preferito stavolta discostarsi dai temi natalizi: un aspetto, questo che gioca senz’altro a favore del disco in questione, dato che in questo modo riesce a liberarsi di un contesto fatto di tematiche quanto mai melense e sdolcinate quali quelle che si ritrovavano nella maggior dei loro precedenti lavori. Night Castle è in realtà più che un semplice disco: è allo stesso tempo musica, racconto e poesia. Si parte da un racconto (interamente riportato nel booklet ed inframmezzato dai testi delle canzoni) che narra una storia che, spaziando tra fantasia e fatti di ambientazione storica, tratta tematiche di forte attualità, che toccano la politica, i diritti umani, la religione, la guerra. Ma essenzialmente è una storia che va ad affrontare, con una certa sensibilità e delicatezza, in maniera obiettiva e senza mai giudicare, sentimenti contrapposti come l’amore e l’odio, che sfiorano i vari personaggi in un sottile gioco delle parti, passando anche attraverso lo sfondo truce di un genocidio (quello ad opera di Pol Pot in Cambogia), dove non ci sono buoni o cattivi, né vincitori, ma solo perdenti, perché quando gli ideali prendono il sopravvento sui valori umani ci si trova in presenza di una sconfitta universale. Solo un atto d’amore proietta uno spiraglio per vedere le cose da un differente punto di vista, aprendo la via alla ricerca della pace interiore e della redenzione, dove la forza del perdono gioca un ruolo fondamentale, lasciando la speranza di poter gettare le basi di un futuro migliore.
Vista la profondità dei temi trattati, inutile dire che le canzoni raggiungono momenti di intenso lirismo, toccando vette mai raggiunte dal song-writing della TSO, ma arrivo a dire persino di Paul O’Neill e Jon Oliva in generale (stavolta Kinkel non compare tra gli autori), grazie all’interpretazione di cantanti magnifici, tra i quali spicca uno straordinario Jeff Scott Soto, seguito a ruota da nomi meno noti ma non per questo di minor valore, quali Jay Pierce, Tim Hockenberry, Rob Evan (da brividi su Epiphany, probabilmente l’apice compositivo del disco), e le bravissime (oltre che bellissime) Jennifer Cella (da applausi su Father, Son & Holy Ghost) e il duo composto da Alexa Goddard e Valentina Porter, incantevoli ed eteree su Child of the Night, per non parlare dei numerosi coristi, tra i quali compare un certo Zak Stevens.
Musicalmente lo stile è quello solito che ha portato grande successo alla TSO, mescolando rock sinfonico con estratti di musica classica, senza mai perdersi in motivetti pop, grazie ad un gusto e una competenza tipica di chi proviene dal musical e dal mondo del metal. Il risultato è davvero affascinate, perché i brani riescono ad essere a volte dolci e delicati, altre duri e decisi, grazie all’apporto peraltro di chitarristi di tutto rispetto come Al Pitrelli, Alek Skolnick e Chris Caffery, il cui tocco delizioso si sente eccome e viene da pensare che è proprio vero che la classe non è acqua.
Non va poi trascurato che O’Neill e Oliva ci tengono a far sapere ai fans dei Savatage che non li hanno affatto dimenticati, dato che i riferimenti alla discografia della band sono evidentissimi nel corso di Night Castle: basti pensare, ad esempio, che un brano come The Mountain non si chiama così per caso, dato che il motivo è praticamente identico a quello di Prelude to Madness, intro della storica Hall of the Mountain King; oppure Mozart and Memories altro non è che una ripresentazione di Mozart and Madness, brano contenuto in Dead Winter Dead; ancora, un personaggio della storia è uno spacciatore di New York (ricordate Streets?) e viene persino riproposta direttamente Believe, uno dei più grandi capolavori mai scritti dai Savatage, qui interpretata dalla particolarissima voce di Tim Hockenberry.
La presenza di Believe si colloca comunque al di fuori della storia di cui abbiamo parlato, dato che al termine di essa vengono inclusi altri quattro brani. Oltre al classico dei Savatage, ritroviamo Nutrocker, un pezzo in chiave rock ‘n’ roll, che vede la partecipazione straordinaria addirittura di Greg Lake al basso; l’immancabile O Fortuna, tratta dai Carmina Burana (coverizzata ormai praticamente da chiunque); ed infine la strumentale Tracers, un bel brano di rock sinfonico.

In conclusione, Night Castle si presenta come una monumentale opera rock, che risulta davvero convincente sotto tutti i profili. Un grande lavoro, che rende merito al lavoro accurato messo in piedi con grande professionalità e competenza da Paul O’Neill e compagni, di fatto godibilissimo ed accessibile a chiunque, a prescindere dall’età o dal proprio background musicale.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
57.21 su 37 voti [ VOTA]
The guardian
Domenica 29 Novembre 2020, 17.32.18
16
Posseggo tutto ciò che a a che fare con Jon Oliva ed i Savatage sono il mio gruppo metal preferito. Questo disco è bello, ben suonato ed emozionante. Ho apprezzato l'allontanamento dalle tematiche natalizie, ormai sfruttate abbastanza. È forse un po' troppo lungo ed avrei preferito un lavoro più compatta. Comunque un buon disco aspettando una nuova uscita della band madre (speriamo!).
Suarez
Giovedì 25 Gennaio 2018, 13.32.15
15
Ma poi questo Fabio, che deve essere sicuramente un parente lontano del Solone di Atene, s'è più sentito?
Rob Fleming
Martedì 19 Gennaio 2016, 17.36.19
14
Gli ingredienti rimangono inalterati, però questa volta, per la prima volta, l'ascolto intero mi è risultato pesante a causa dell'eccessiva lunghezza. Ovviamente Night enchanted, The mountain, i vari brani cantati da Soto, sono bellissimi. E i loro omaggi alla musica classica Mozart and Memories e Toccata sono sempre piacevoli. Le BT sono interessanti: Nutrocker che fa il verso agli E.L.P., Carmina Burana e la bellissima Traces su tutte. 75
Maurizio
Giovedì 23 Febbraio 2012, 18.02.14
13
Io la faccio meno lunga; lavoro ottimo ma è evidente il riciclo pervicace di materiale preesistente con una bella lucidatura tanto per farlo sembrare nuovo. Personalmente dei TSO preferisco Beethoven's last night e The lost Christmas Eve. Qui alla lunga ci si stanca. Quanto ai Savatage, beh, sono stati per anni il mio gruppo preferito...
holydiver
Mercoledì 14 Luglio 2010, 0.19.27
12
Fabio, ho letto tutte le tue argomentazioni...volendo sintetizzare mi pare di capire che per te la Trans-Siberian orchestra e i Savatage sono praticamente la stessa cosa o meglio i primi sarebbero la versione commerciale dei secondi, con risultati però a dir poco banali ed imbarazzanti. Inoltre Paul O'Neill ha scritto una storia balorda e ha scelto cantanti inadatti a cantare le canzoni dei Savatage. Credo sia inutile a questo punto ribattere perchè mi pare che siamo su posizioni davvero troppo distanti. Mi permetto solo di dire che, cmq tu la pensi, il tuo giudizio mi sembra forse un po' troppo severo, specialmente perchè a questo disco tu davi 0/100. Quanto al fatto che mi attribuisci di saperne più di Jon, non mi permetterei mai di sostenere una cosa del genere, ho solo espresso delle opinioni personali. In ogni caso, a prescindere da cosa dica in quell'intervista (a proposito, per politica di metallized i link tra i commenti non sono graditi), lascia stare poi se leggi qlcs su internet detta da lui, perchè sull'argomento nel corso degli anni ha detto tutto ed il contrario di tutto... Poi non volevo insegnarti proprio nulla (semmai mi piacerebbe sapere da te quale opera hai ascoltato di Bach, dato che tra le sue composizioni per voce io ricordo al max qlk cantata, qlk passione o delle messe tutt'al più) e quanto ai dischi dei Savatage li ascolto già da molti anni anche senza bisogno dei tuoi consigli. Che dire...pazienza, alla fine a me e a qlk altro qst schifezza è piaciuta, a quanto pare l'umanità è sempre più senza speranza
Fabio
Venerdì 9 Luglio 2010, 14.45.42
11
Segue... " che può piacere o meno ma che di certo non è lontanamente accostabile al sound della band dei fratelli Oliva." Cacchio, ne sai più tu di Jon stesso a quanto pare. " Scendendo poi nel merito, mi pare apprezzabile che i TSO si siano discostati dalle solite canzoncine natalizie per proporre un lavoro più maturo." Alla faccia del maturo. Se maturità vuol dire inbolsirsi, allora ti do ragione. È maturo come un paio di scarpe di cemento. Ottimo per nuotare. Ben vengano allora le canzoncine natalizie. Quelle almeno erano spontanea, uno dei tre dischi rasentava persino lo sperimentale osando qualche fusione che sapeva di originalità. E maturità. " Alla base c'è una storia che,..." Ecco, siamo arrivati alla spiegazione di Rock Opera. A questo già ti ho risposto. " non so se hai letto, per quanto abbia un carattere fantastico," Ahhh, mi mancava, la storia, il testo, che giustificano la composizione. Guada che in un concept o in un'opera, testo e contenuto devono aiutare fornendo un filo conduttore, un tema comune, agevolando l'aspetto compositivo. Non devono, al contrario, imbrigliarlo, irrigidirlo. Altrimenti qualcosa è andato storto... " sia pure con riferimenti storici, ripropone comunque delle tematiche oggi purtroppo fin troppo abbastanza attuali che viaggiano tutt'uno con la musica. Anzi, spesso certi temi musicali sono strettamente collegati a certi personaggi o certe situazioni, quasi come in un'opera classica, per questo vengono richiamati di tanto in tanto. Musica e racconto vanno di pari passo e non possono essere comprese appieno se slegate l'una dall'altro. " E qui siamo definitivamente nell'annoso dilemma musica e testo. Mi mancava, mi mancava davvero. Come se non avessi mai ascoltato un'opera di Verdi, Puccini o Bach. Dovevi arrivare tu a spiegarmelo. Una cosa sola: non è che qui il testo ha preso il sopravvento sulla musica? Risultato didascalico ti dice qualcosa? Se non ti dice niente ti faccio un esempio tratto da un altro media: Blade Runner versione cinematografica vs. Blade Runner Director's cut. "Neppure mi pare che si possa tacciare il disco di eccessiva semplicità...certi brani magari rappresentano solo dei piccoli passaggi, è vero," Tra qualche anno e qualche ascolto in più ne riparliamo. Evidentemente abbiamo usiamo metri e misure diversi nel definire la banalità: NB non la semplicità. Sono realtà ben distinte... "Poi vorrei capire chi sono questi che dovrebbero avere un nome che fanno interpretazioni così penose...non puoi che riferirti a Jeff Scott Soto e Jennifer Cella (visto che gli altri non mi pare abbiano ancora un "nome" ma sfido chiunque a riascoltarli e dire una cosa del genere." Sfidi chiunque? Cominciamo con qualcuno che sa cantare o che abbia mai seguito un corso di canto? Volontari? "Ma ciò con cui dissento maggiormente sono le tue conclusioni, perfettamente in linea con la premessa: "Andate a riascoltarvi i vecchi album dei Savatage che è meglio. Ma persino quelli precedenti dei TSO sono dignitosi al confronto (e già erano alcuni appena discreti). O magari andate a comprare uno qualsiasi degli album dei Jon Oliva's Pain". Più che un'affermazione, un consiglio. Che resta ancora valido. "Affermazione che, a parte che già tradisce una non particolare stima per i precedenti TSO," Terribile: Oddio, ho mancato di stima ai TSO!!! E adesso che succederà? " mi porta a confermare quanto ho detto all'inizio: non cadiamo nel facile errore di mettere sullo stesso piano questa musica con quella di Savatage o Jon Oliva's Pain." Sentito Jon? Stai sbagliando! " Non è un caso che diano dei nomi diversi a questi progetti, riflettiamo su queste cose." Come a dire che se nel barattolo della nutella ci metto qualcos'altro di marrone, solo perché porta il nome di nutella cessa di essere quello che è. Ottima argomentazione, complimenti. Un ultima cosa a Allakatalla: Puerile lo dici a qualcun altro: l'album a me ha fatto schifo e avrò diritto a farlo rilevare. Puerili allora possono essere per me le argomentazioni con cui questo disco viene glorificato e che mi fanno temere che di gente che sa dove risieda la buona musica ce ne sia sempre in meno in giro.
Fabio
Venerdì 9 Luglio 2010, 14.40.25
10
Torno oggi per caso in questo sito e mi trovo a replicare purtroppo con oltre mezzo anno di ritardo alle risposte accalorate che vi hanno fatto seguito. Posso solo sperare che i diretti interessati seguano il 3D in questione. Comincio col rispondere a Holydriver: "I Savatage e i TSO sono 2 cose completamente diverse: certo, tutti i membri della famiglia Savatage hanno partecipato ai progetti TSO in veste di autori o esecutori, tanto che loro stessi finiscono per citare i Savatage apertamente, ma la loro proposta musicale è talmente differente che non capisco come ti possa saltare in mente di fare questi paragoni!" Partiamo col mettere in chiaro una cosa. E con questo rispondo anche a Allkatalla. Conosco molto bene entrambi i gruppi e li seguo da una vita, così come i loro side project. Quindi evitiamo (alakatalla) presuppozioni su come il mio commento sia motivato da pregiudizi. Mi è perfettamente chiara la differenza sostanziale che sottende i due gruppi. Al punto che ho sostenuto in passato anche in maniera entusiastica i TSO. Ciò nondimeno c'è una bella differenza tra: a- citare apertamente una band e b- prenderne gli elementi che ne costituiscono la cifra stilistica, soprattutto degli ultimi anni, era O'Neil, e privarla di tutta la complessità che non ha mai consentito al gruppo di diventare mainstream per rivestirla al contrario di superficialità compositiva. Per dirla in breve: non basta sbatterci dietro una mega orchestrona e tante guest star per ricavarne qualcosa di meritevole. Di musica ne ascolto tanta. Tantissima. E da una vita. E non solo metal. Chi si chiude in un genere si castra con le proprie mani. E posso tranquillamente dire che raramente mi è capitato di sentire un album + banale, svogliato e ruffiano di questo. Non ho bisogno che mi si spieghi come funzione un concept o una rock opera. Ne ho ascoltati una marea. E non solo di questi due gruppi. Ma la struttura detta, non basta a giustificare la mancanza di originalità che trasuda da ogni brano, che fa della ripetizione non il filo conduttore che deve rimanere in secondo piano, che deve dare supporto, che deve fornire la struttura, bensì il lite motiv. C'è una bella differenza. Dire poi che i TSO ed i Savatage sono realtà totalmente diverse vuol dire essere semplicemente naif. I TSO sono i Savatage con una bella orchestrona, tanti ospiti, musicalmente nella loro versione scarna e semplificata, rivestiti di tanta musica sopra le righe che tanto piace ad O'Neil. O'Neil è stato benedizione e dannazione dei Savatage. Ha portato il mondo del musical e della rock opera nel metal dei savatage, offrendoli ad un mercato + vescho e donando una ventata di freschezza e originalità. Che non hanno fatto male. Poi ha fiutato l'affarone: comprre una serie di standard da ripetere poi fino alla nausea in tutti i pezzi a venire. Tanto li vendiamo come citazioni. La differenza: I Savatage riuscivano ancora in certa qual misura a tener inbrigliate le velleità commerciali di O'Neil. Ma coi TSO è un altro paio di maniche. Loro sono il baby di O'Neil. Perché d'altronde se si vuol sentire ancora buona musica (e parlo di musica tout court, non semplicemente di metal) bisogna rivolgersi ai Pain di Jon Oliva? Forse che questi avesse bisogno dopo tutto di una valvola di sfogo? Ah, a proposito, che Savatage e TSO non sono poi tanto distanti non sono io a dirlo, ma lo stesso Jon Oliva, in una sua intervista apparsa sul sito truemetal.it il 15/04/2008: "I Savatage? Questo è un grande momento per i Savatage. Sì è vero non sta uscendo niente con il nome Savatage, ma io e i ragazzi siamo impegnatissimi con la Trans Siberian Orchestra. Quelli sono i Savatage: i musicisti sono gli stessi, la msica è la stessa. Solo che i Savatage sono una band underground, con la TSO vendiamo milioni e milioni e siamo in testa alle classifiche degli US. Dovrei far uscire dischi con il nome Savatage e rimanere povero? (risate)" Fonte: http://truemetal.it/modules.php?name=News&file=article&sid=27342 "Se è per questo i Savatage sono una delle mie band preferite in assoluto e con questo? I TSO suonano un genere totalmente differente" Errato: I TSO suonano la musica dei Savatage travestita con un genere totalmente diverso, ossia travestita da musica sinfonica, travestita da cantato operistico, travestito da musical. Con risultati, nell'ultimo album, a volte inbarazzanti. Per l'inadeguatezza dei cantanti che si cimentano con un genere che mette a dura prova una gola che non è tagliata per quello che cercano di fare; per una musica che sa di improvvisato. Ed è improvvisata. O svogliata. Scegli tu quel che preferisci. Ma comporre grandi musical o grandi rock opere è tutta un'altra cosa. Non basta farsi saltare in mente un paio di motivetti e ripeterli fino alla nausea senza mai avere un'idea veramente originale, mischiandoli poi con un cantato lirico che fa accapponare la pelle per i risultati scadenti. " che può piacere o meno ma che di certo non è lontanamente
allakatalla
Giovedì 31 Dicembre 2009, 17.12.52
9
Credo sia normale che l'ascolto di uno stesso album possa generare commenti molto eterogenei con pareri discordanti sulla sua qualità. Trovo però puerile mettere un voto così basso come ha fatto Fabio. Semplicemente perchè non siamo di fronte ad un disco fatto in 5 minuti da una band di incompetenti con motivetti demenziali. Il suo più che un giudizio mi sembra un pregiudizio. A mio parere veramente un bell'album!
Walter
Sabato 26 Dicembre 2009, 21.16.37
8
Io invece, concordo con i giudizi positivi di Maiden1976, Rossmetal, Luca e Holydiver: è veramente un disco sublime! Tra l'altro c'è così tanta carne al fuoco che hanno pensato bene di realizzare un doppio CD!
Akiratakasaki
Martedì 22 Dicembre 2009, 14.39.48
7
Pienamente d'accordo con Fabio..furbi come gatti!!! Niente di nuovo sotto il sole!!
holydiver
Sabato 19 Dicembre 2009, 19.41.55
6
Caro Fabio, forse abbiamo ascoltato due album diversi...partiamo dal presupposto che contesto fortemente il tuo punto di partenza "[...] e invece i Savatage si spensero. In sordina. Di loro rimasero i TSO." I Savatage e i TSO sono 2 cose completamente diverse: certo, tutti i membri della famiglia Savatage hanno partecipato ai progetti TSO in veste di autori o esecutori, tanto che loro stessi finiscono per citare i Savatage apertamente, ma la loro proposta musicale è talmente differente che non capisco come ti possa saltare in mente di fare questi paragoni! Se è per questo i Savatage sono una delle mie band preferite in assoluto e con questo? I TSO suonano un genere totalmente differente che può piacere o meno ma che di certo non è lontanamente accostabile al sound della band dei fratelli Oliva. Scendendo poi nel merito, mi pare apprezzabile che i TSO si siano discostati dalle solite canzoncine natalizie per proporre un lavoro più maturo. Alla base c'è una storia che, non so se hai letto, per quanto abbia un carattere fantastico, sia pure con riferimenti storici, ripropone comunque delle tematiche oggi purtroppo fin troppo abbastanza attuali che viaggiano tutt'uno con la musica. Anzi, spesso certi temi musicali sono strettamente collegati a certi personaggi o certe situazioni, quasi come in un'opera classica, per questo vengono richiamati di tanto in tanto. Musica e racconto vanno di pari passo e non possono essere comprese appieno se slegate l'una dall'altro. Neppure mi pare che si possa tacciare il disco di eccessiva semplicità...certi brani magari rappresentano solo dei piccoli passaggi, è vero, ma nei dischi dei TSO si riscontrano spesso anche brevi strumentali per segnare un passaggio particolare tra un brano e l'altro: presi singolarmente possono non avere alcun senso ma guardati nel contesto in cui sono inseriti sono azzeccatissimi. Poi vorrei capire chi sono questi che dovrebbero avere un nome che fanno interpretazioni così penose...non puoi che riferirti a Jeff Scott Soto e Jennifer Cella (visto che gli altri non mi pare abbiano ancora un "nome" ma sfido chiunque a riascoltarli e dire una cosa del genere. Ma ciò con cui dissento maggiormente sono le tue conclusioni, perfettamente in linea con la premessa: "Andate a riascoltarvi i vecchi album dei Savatage che è meglio. Ma persino quelli precedenti dei TSO sono dignitosi al confronto (e già erano alcuni appena discreti). O magari andate a comprare uno qualsiasi degli album dei Jon Oliva's Pain". Affermazione che, a parte che già tradisce una non particolare stima per i precedenti TSO, mi porta a confermare quanto ho detto all'inizio: non cadiamo nel facile errore di mettere sullo stesso piano questa musica con quella di Savatage o Jon Oliva's Pain. Non è un caso che diano dei nomi diversi a questi progetti, riflettiamo su queste cose. Per quanto riguarda "Night Castle" è un bell'album, curato nei minimi particolari e fatto veramente bene, altro che 0/100, magari ne uscissero più spesso dischi del genere!
Fabio
Giovedì 17 Dicembre 2009, 13.51.46
5
Stiamo scherzando vero? Il primo album in assoluto che io abbia mai ascoltato dei Savatage è stato Handful of rain. E la cosa che allora mi colpì fu la capacità di non annoiare mai, di stupire ad ogni traccia successiva. Poi ho scoperto i Savatage, nel senso vero e proprio del termin: ho scoperto i vecchi e ho scoperto i nuovi. Li ho seguiti in tutte le loro vicessitudini passate e a venire e sono diventati uno dei miei gruppi preferiti in assoluto. E arrivò il loro ultimo album. Che dava da pensare. Ma Zack e Al avevano lasciato ed imputai a questo fattore il sottotono generale del disco. Perché una delle dominanti della loro storia è stata la freschezza compositiva apportata di volta in volta dall'arrivo di nuovi elementi. Così ben sperai quando venne annunciato l'arrivo del nuovo cantante, con peraltro backgroung compositivo. E invece i Savatege si spensero. In sordina. Di loro rimasero i TSO. E anche di loro ad oggi ho tutti i loro dischi. Per quanto non siano mai riusciti a convincermi del tutto. E ci sarebbe da pensare che proprio il poter fare leva su tanti elementi dovrebbe portare idee. Ahimé, non è stato proprio così. I TSO si sono fatti furbi. E con loro il fautore della rinascita dei Savatege e della loro successiva rovina: il tanto osannato O'Neil. E arriviamo all'ultimo album. Cosa ne penso? Penso che sia un'indecenza. Una cosa inascoltabile. Un mammout musicale che sembra esser stato composto da un bambino che ha appena iniziato a prendere lezioni di flauto dolce. Ritmiche ripetitive, trascinate implacabilmente sulle solite due note sonate in modo ossessivo e straziante per le orecchie dell'ascoltatore. Autoreferenzialismo spacciato per citazionismo colto, mascherando la prigrizi che ha portato a reinserire interi brani del passato, solo in + appesantiti nelle loro reinterpretazioni. Parlando di interpretazioni: affettate, penose, gente che dovrebbe avere un nome e che sforza l'ugola in prove inbarazzanti. E la musica (se possiamo chiamarla tale) sullo sfondo va avanti inesorabile col suo incedere fatto di ritmiche che si ripetono, ripetono, ripetono, rendendo impossibile quasi riconoscere una traccia dall'altra. Perché sullo sfondo restano spesso le "musiche". Spesso due note di pianoforte o un accordo di chitarra ripetuto mentre a portare avanti il brano ci pensa un testo che + che una canzone sembra + un monologo parlato (o urlato a seconda dei momenti) In alcuni punti ho persino l'impressione di vedere una delle tante parodie di musical rappresentate nei Simpsons. E quando abbiamo finito il bagaglio di brani Savatage da saccheggiare e sputtanare, visto che non sappiamo cosa fare oltre che girarci i pollici, che facciamo: beh, ma abbiamo un'intero repertorio di musica classica a disposizione da scopiazzare e riarrangiare! Volete un consiglio? Andate a riascoltarvi i vecchi album dei Savatage che è meglio. Ma persino quelli precedenti dei TSO sono dignitosi al confronto (e già erano alcuni appena discreti). O magari andate a comprare uno qualsiasi degli album dei Jon Oliva's Pain. Che riescono sempre a risultare freschi ed orrecchiabili, pur sfruttando vergognosamente ad ogni uscita il nome del compianto Chris Oliva (ad ogni album compaie miracolosamente materiale inciso e scomparso per anni nei cassetti o nella cantina polverosi del buon Jon...) Voto: 0/10. Raramente sentito una schifezza simile.
bebeno
Martedì 24 Novembre 2009, 2.21.04
4
Sicuramente sarà un disco bellissimo,lo dico anche se non l'ho ancora ascoltato,ma non potrà essere sicuramente altrimenti.....ma avete fatto caso alla LINE UP ragazzi fa paura.......
luca1708
Domenica 22 Novembre 2009, 23.11.22
3
Più che d'accordo con la recensione!! Io ce li ho tutti gl'album della TSO, però questo è stato di un impatto devastante!! oserei dire super curatissimo nei minimi particolari!!! bravo a O'Neill & C. Speriamo anche in un futuro prossimo di ascoltare "STORIES" il possibile (si spera) nuovo album dei SAVATAGE!!!!!
ROSSMETAL65
Martedì 17 Novembre 2009, 23.25.35
2
Grandissimo disco,una rock opera che non si ascoltava da molto tempo.Qui dentro c'e' di tutto e di piu'Lavoro straordinario che ci accompagna per oltre due ore senza mai annoiare.Perfetta la recensione di Holydiver.
Maiden1976
Venerdì 13 Novembre 2009, 19.41.15
1
Splendida recensione. Sono daccordo su ogni riga. Il loro miglior album dopo Beethoven's Last Night.
INFORMAZIONI
2009
Atlantic
Rock
Tracklist
Disc 1
1.Night Enchanted
2.Childhood Dreams
3.Sparks
4.The Mountain
5.Night Castle
6.The Safest Way Into Tomorrow
7.Mozart and Memories
8.Another Way You Can Die
9.Toccata – Carpimus Noctem
10.The Lions Roar
11.Dreams We Conceive
12.Mother and Son
13.There Was A Life

Disc 2
1.Moonlight and Madness
2.Time Floats On
3.Epiphany
4.Bach Lullaby
5.Father, Son and Holy Ghost
6.Remnants of a Lullaby
7.The Safest Way into Tomorrow (reprise)
8.Embers
9.Child of the Night
10.Believe
11.Nutrocker
12.Carmina Burana
13.Tracers
Line Up
Line up:
Paul O’Neill – guitars
Robert Kinkel – keyboards
Jon Oliva – keyboards
Al Pitrelli – lead, rhythm guitars
Chris Altenhoff – bass
Luci Butler – keyboards
Chris Caffery – guitars
Shin-Yi Chiang – keyboards
Roddy Chong – violin
Angus Clark – guitars
Jane Mangini – keyboards
Johnny Lee Middleton – bass
John O.Reilly – drums
Anna Phoebe – strings
Jeff Plate – drums
Alex Skolnick – guitars
Derek Wieland – keyboards
Greg Lake – bass on “Nutrocker”
Dave Wittman – drums, guitars and bass inserts
Lead vocals:
Jay Pierce on “Childhood Dreams”, “The Safest Way Into Tomorrow”
Tim Hockenberry on “Sparks”, “Believe”
Jeff Scott Soto on “Night Castle”, “Another Way You Can Die”, Dreams We Conceive”, “Time Floats On”, “Safest Way Into Tomorrow reprise”
Rob Evan on “There Was A Life”, “Epiphany”
Jennifer Cella on “Father, Son & Holy Ghost”, Remnants of a Lullaby”
Alexa Goddard on “Child of the Night”
Valentina Porter on “Child of the Night”
Guide vocals:
Bryan Hicks – Carnival Barker in “Epiphany”
Dina Fanai on “Night Enchanted”
Robert Kinkel on “Night Enchanted”
Strings:
Roddy Chong, Caitlin Moe, Anna Phoebe, Alison Zlotow, Lowell Adams, Karen Dumke, Lei Liu, Chizuko Matsusaka, Sarah Shellman
Back up vocals:
Steve Broderick, Luci Butler, Jennifer Cella, Britney Christian, Rob Evan, Dina Fanai, Tommy Farese, Allison Flom, Tony Gaynor, Christie George, Alexa Goddard, Kristin Lewis Gorman, Erin Henry, Steena Hernandez, Kelly Keeling, Robert Kinkel, Danielle Landherr, James Lewis, Tany Ling, Sanya Mateyas, Ireland Wilde O’Neill, Valentina Porter, Andrew Ross, Bart Shatto, Evan Shyer, Abby Skoff, Zak Stevens, Adrienne Warren, Scout Xavier
Gospel Choir:
Keith Jacobs, Lucille Jacobs, Nathaniel Jacobs, Shelia Upshaw
Additional instruments:
Jeff Allegue – bass
Jay Coble – trumpet,
Alicia Crawford bass
Jason Gianni – drums
Peter Evans – trumpet
Maxx Johnson – trumpet
Trey Tosh – guitars
Child choir:
The American Boychoir
 
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22/01/2021
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