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Lento - Anxiety Despair Languish
( 2088 letture )
I Lento sono una di quelle formazione che, seppur con alti e bassi, riescono a sorprendere sempre.
Dopo il primo Ep di debutto, e in seguito allo strano lavoro di jam session con gli Ufomammut, la band romana ha saputo rinnovarsi continuamente, apportando modifiche a un sound quanto mai stratificato.
Post-core, sludge, hardcore e accenni drone: se Earthen rappresentava la versione più classica del post-core e Icon la sua naturale tentazione ambient, il nuovo Anxiety Despair Languish prova a presentarci qualcosa di differente, attraverso la fusione tra le componenti più rumorose del loro bagaglio sonoro e un'insolita aura di sacralità, effetto quest'ultimo portato in dote da un sapiente utilizzo delle tastiere e del synth.

La solennità del doom ci introduce a Glorification of the Chosen One, brano che si articola tra passaggi post-hardcore e cambi di tempo improvvisi, il tutto immerso in un'atmosfera quasi biblica: una irruenta eruzione sonora a rappresentare l'eterna lotta tra il bene e il male. Peccato solamente che l'eccesso di sperimentazione riguardo al variare dei tempi di esecuzione cada talvolta nel caos, piuttosto che nell'effetto destabilizzante. La successiva Death Must Be the Place è senza dubbio tra le composizioni più fascinose dell'intero album: ottimo è il lavoro svolto in fase di ingegneria del suono delle chitarre, le vere protagoniste nel dipingere fantastici affreschi sludge, mentre basso e batteria creano un divenire al limite del black metal (alla Celeste, per intenderci). Un'apocalisse sonora in piena regola
Dopo due brani che si attestano nella media del genere, tra citazioni e rimandi ai soliti Isis e Cult of Luna, arriviamo a The Roof, un pezzo in cui i Lento mostrano i muscoli e l'intelligenza nel creare partiture sonore estremamente dinamiche e dotate di profondità, fattori questi assolutamente determinanti per ogni band strumentale che si rispetti.
Il resto di questo Anxiety Despair Languish vive di momenti di fervore ed esaltazione - specialmente nei passaggi in cui la tempesta sonora dei romani viene sottolineata dalle trame mistiche del synth, come in A Necessary Leap e in Blind Idiot God – alternati a momenti maggiormente “standard”, i quali comunque godono di un'esecuzione e di una cura in fase di arrangiamento davvero impeccabili.

Forse non è ancora arrivato il momento della definitiva consacrazione per i Lento, ma ci siamo quasi.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
68.14 su 7 voti [ VOTA]
Moro
Domenica 16 Dicembre 2012, 17.37.22
5
discone ! bello, asciutto, diretto !
SatanArgh
Sabato 15 Dicembre 2012, 9.41.36
4
bello bello bello, anche alla luce di come rendono i pezzi dal vivo
Undercover
Venerdì 14 Dicembre 2012, 20.08.16
3
@born sai cosa, i lento sono andati pian piano asciugando il sound divenendo sempre più diretti ma non rinunciando alle aperture atmosferiche e non credo che l'evoluzione sia ancora del tutto terminata, però se confronto questo e Icon, lo trovo maggiormente equilibrato, la bastonata c'è, la carota pure e fra le due l'atmosfera che è veramente fitta e torbida. Personalmente lo trovo un vero salto di qualità. Poi il pirla che ha votato 40 potrebbe andar ad ascoltare D'Alessio che è meglio
born_too_late
Venerdì 14 Dicembre 2012, 19.30.25
2
Non so caro Undercover, per me manca ancora la costanza nello scrivere brani eccezionali per tutto il running time. Prodotto comunque davvero buono!
Undercover
Venerdì 14 Dicembre 2012, 19.28.30
1
Questa è la definitiva consacrazione dei lento, per me è il miglior album della band e senza problemi dico che è un piccolo capolavoro.
INFORMAZIONI
2012
Denovali Records
Post Metal
Tracklist
1. Glorification of the Chosen One
2. Death Must Be the Place
3. Questions and Answers
4. Blackness
5. Anxiety, Despair and Languish
6. The Roof
7. Years Later
8. A Necessary Leap
9. Underbelly
10. Blind Idiot God
11. Inwards Disclosure
12. Unyielding, Unwavering
13. My Utmost for his Highest
Line Up
Lorenzo Stecconi (guitar)
Donato Loia (guitar)
Emanuele Massa (bass)
Federico Colella (drums)
 
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