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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Lento - Anxiety Despair Languish
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( 2088 letture )
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I Lento sono una di quelle formazione che, seppur con alti e bassi, riescono a sorprendere sempre. Dopo il primo Ep di debutto, e in seguito allo strano lavoro di jam session con gli Ufomammut, la band romana ha saputo rinnovarsi continuamente, apportando modifiche a un sound quanto mai stratificato. Post-core, sludge, hardcore e accenni drone: se Earthen rappresentava la versione più classica del post-core e Icon la sua naturale tentazione ambient, il nuovo Anxiety Despair Languish prova a presentarci qualcosa di differente, attraverso la fusione tra le componenti più rumorose del loro bagaglio sonoro e un'insolita aura di sacralità, effetto quest'ultimo portato in dote da un sapiente utilizzo delle tastiere e del synth.
La solennità del doom ci introduce a Glorification of the Chosen One, brano che si articola tra passaggi post-hardcore e cambi di tempo improvvisi, il tutto immerso in un'atmosfera quasi biblica: una irruenta eruzione sonora a rappresentare l'eterna lotta tra il bene e il male. Peccato solamente che l'eccesso di sperimentazione riguardo al variare dei tempi di esecuzione cada talvolta nel caos, piuttosto che nell'effetto destabilizzante. La successiva Death Must Be the Place è senza dubbio tra le composizioni più fascinose dell'intero album: ottimo è il lavoro svolto in fase di ingegneria del suono delle chitarre, le vere protagoniste nel dipingere fantastici affreschi sludge, mentre basso e batteria creano un divenire al limite del black metal (alla Celeste, per intenderci). Un'apocalisse sonora in piena regola Dopo due brani che si attestano nella media del genere, tra citazioni e rimandi ai soliti Isis e Cult of Luna, arriviamo a The Roof, un pezzo in cui i Lento mostrano i muscoli e l'intelligenza nel creare partiture sonore estremamente dinamiche e dotate di profondità, fattori questi assolutamente determinanti per ogni band strumentale che si rispetti. Il resto di questo Anxiety Despair Languish vive di momenti di fervore ed esaltazione - specialmente nei passaggi in cui la tempesta sonora dei romani viene sottolineata dalle trame mistiche del synth, come in A Necessary Leap e in Blind Idiot God – alternati a momenti maggiormente “standard”, i quali comunque godono di un'esecuzione e di una cura in fase di arrangiamento davvero impeccabili.
Forse non è ancora arrivato il momento della definitiva consacrazione per i Lento, ma ci siamo quasi.
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5
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discone ! bello, asciutto, diretto ! |
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4
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bello bello bello, anche alla luce di come rendono i pezzi dal vivo |
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3
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@born sai cosa, i lento sono andati pian piano asciugando il sound divenendo sempre più diretti ma non rinunciando alle aperture atmosferiche e non credo che l'evoluzione sia ancora del tutto terminata, però se confronto questo e Icon, lo trovo maggiormente equilibrato, la bastonata c'è, la carota pure e fra le due l'atmosfera che è veramente fitta e torbida. Personalmente lo trovo un vero salto di qualità. Poi il pirla che ha votato 40 potrebbe andar ad ascoltare D'Alessio che è meglio |
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2
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Non so caro Undercover, per me manca ancora la costanza nello scrivere brani eccezionali per tutto il running time. Prodotto comunque davvero buono! |
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1
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Questa è la definitiva consacrazione dei lento, per me è il miglior album della band e senza problemi dico che è un piccolo capolavoro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Glorification of the Chosen One 2. Death Must Be the Place 3. Questions and Answers 4. Blackness 5. Anxiety, Despair and Languish 6. The Roof 7. Years Later 8. A Necessary Leap 9. Underbelly 10. Blind Idiot God 11. Inwards Disclosure 12. Unyielding, Unwavering 13. My Utmost for his Highest
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Line Up
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Lorenzo Stecconi (guitar) Donato Loia (guitar) Emanuele Massa (bass) Federico Colella (drums)
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