|
30/04/24
MOONSTONE + SUPPORT
FINE DI MONDO, VIA BADEN POWELL 3 - VILLAFRANCA DI VERONA (VR)
|
|
Garth Arum - The Dawn of a New Creation
|
( 2244 letture )
|
Quindici anni. Undici tracce. Quattro coriste. Una mente.
Qui sopra sono riportati i numeri fondamentali per la comprensione di questo piccolo gioiello targato Garth Arum. Si scrive avantgarde ma si pronuncia libertà, poiché questa è la parola più consona per un disco come questo. Non ci sono limiti, barriere o qualsivoglia necessità di confronto verso ogni essere vivente e/o entità superiore; solo la pura ed insensata voglia di lasciar scorrere quel flusso che incessantemente crea, indipendentemente dalla mente del uomo, ogni opera d’arte. Il primo numero a cui far riferimento è il quindici. Tanti sono infatti gli anni che sono serviti a Nightmarer per portare a termine Dawn Of A New Creation. Tutto qui dentro, secondo le indicazioni fornite dall’artista, parla di sogni e racconti di fantasia. Probabilmente ad un primo acchito potrebbe sembrare scontato e superficiale come tema scelto, ma la il terzo oscuro di ognuno nasconde un mondo al suo interno; in questo caso è ancora di più arduo e non privo di imprevisti, se il tutto è esemplificato in forma di testi e note musicali. Ascoltando velocemente, magari con distrazione di ogni qualsivoglia forma di intrattenimento, non si comprende quasi nulla della multi sfaccettata combinazione di sfumature che qui si porta alla luce; anche il sottoscritto al primo approccio con Dawn Of A New Creation rimase un po’ incerto, un grande punto interrogativo sulla testa incombeva minaccioso. Ascolto dopo ascolto invece sono riuscito a farmi largo tra la matassa di composizioni sinfoniche, meandri di violini, cori, growl, clean vocal, tirannosauri, trilobiti, aerei, parasole, forchette, arrosti, clown, filosofi e anche testuggini marine qui presenti. Le sfuriate di doppia cassa e un growl cavernoso che va a contrasto con una musica tanto aulica quanto tagliente, portate in dono da una esperienza ormai passata, hanno contribuito sicuramente ad una mescolanza di generi ( è un male per caso?). Il mastermind infatti ha militato per diversi anni all’interno degli As Daylight Dies; mettete però da parte ogni qualsivoglia domanda e paragone perché i mondi di queste due band sono agli antipodi. Qui c’è leggerezza, allegria e movimento; c’è una sensazione di libertà compositiva che se confrontata con il gruppo sopraccitato offusca la notte. Non c’è possibilità di indicare una canzone o un momento particolarmente significativo rispetto agli altri poiché ogni canzone ha una sua precisa personalità se trasportata all’interno del concept. Prese singolarmente non ci sarebbe nulla di eclatante, anzi, opere come The Path To Oblivion con lo stacco centrale da pelle d’oca, Trip (Part I) con lo sfoggio di una corista d’eccezione come Lady Carrot e Like An Angel con la sua bipolarità contrastante risulterebbero perse nel vuoto; prive di quel mordente che rende un brano ottimo. L’unione dei vari brani porta la struttura finale ad avere un suo perché fortunatamente, una struttura tutt’altro che labile. Anche se tutto perfetto non lo è, ovviamente. Ci sono momenti dove il tutto poggia il fianco, qua e la infatti non tutto funziona alla perfezione ma questo è imputabile all’essere di fronte ad un’opera prima dove il desiderio di mettere molta carne sul fuoco vince sulla razionalità compositiva. Anche la durata non è certamente d’aiuto poiché l’ora tonda porta ad una perdita d’attenzione da parte dell’ascoltatore, il quale viene travolto da un vortice di melodie che si susseguono senza uno schema ben definito (in fin dei conti l’avantgarde è anche questo). Molto spesso la libertà compositiva, questa volontà d’espressione portata ai limiti dei canoni musicali, diventa fine a se stessa lasciando nascere qualche barocchismo di troppo. Dato che le promesse vedono diversi album nel futuro di questo progetto, sicuramente il tutto potrà benissimo essere risolto senza alcun problema e non è veritiero fermarsi a dettagli come quelli sopraccitati. C’è studio dietro, ricerca e attenzione nei particolari sopra ogni cosa. Il gioco di dettagli appunto che è stato riservato per Dawn Of A New Creation è l’arma vincente per quel piccolo passo in più che servirebbe a far diventare la band una delle prossime, probabili icone nell’avanguardismo sonoro.
Un viaggio ibrido verso l’introspezione di un’uomo come tanti con capacità compositive come pochi; un mare di colori con tinte arcigne e surreali. All’inizio è stata dura, ma una volta perso nell’oblio di questa avventura la soddisfazione ricavatane ha ripagato a pieno ogni ora spesa nella comprensione di questa creatura chiamata Garth Arum.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
A parte che il recensore non fa più parte dello staff da anni, ma il disco ormai è ascoltabile su Bandcamp, Youtube, le solite piattaforme, e nel 2020 ne è uscito un altro. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Cuori di pietra... in 10 anni nessuno ha risposto a legend. Poletti giù dalla brandaa |
|
|
|
|
|
|
1
|
veramente curioso di ascoltarlo... sapete dove si puo scaricare o ascoltare? |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. A New Creation 2. Shadows Of The Past 3. A Barrage Of Hate 4. The Path To Oblivion 5. Labyrinth Of Lies 6. Rusty Hands 7. Trip (Part I) 8. Lucid Dreams 9. Like An Angel 10. Yearned Freedom 11. Trip (Part II)
|
|
Line Up
|
Nightmarer (Chitarra, Basso, Tastiere, Batteria Elettronica, Synth, Voce) Musicisti Ospiti Lady Carrot (Voce nei brani 4, 5, 7) Cecilia Tallo (Voce nei brani 1, 11) Slo (Voce nel brano 6) Camille (Voce nel brano 10) Strudle (Violino nel brano 7)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|