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Old Man`s Cellar - Damaged Pearls
( 1881 letture )
L’italianissimo progetto Old Man`s Cellar nasce a Modena all’inizio del 2009, per mano di Federico Verratti e Riccardo Dalla Costa, artisti già di una certa esperienza coltivata nei loro precedenti progetti (Blackage, Fango e Neronova per Federico, Lost Breed per Riccardo) e uniti da una grande passione per la musica hard rock. Nei mesi successivi alla fondazione della band, il chitarrista si è dedicato completamente alla composizione della parte musicale, mentre il singer si è concentrato sulle liriche. Il risultato di questa prima fatica, dopo l’aggiunta alla line-up del drummer Andrea Fedrezzoni, arriva con la pubblicazione dell’EP autoprodotto Wine and Swines. Convinti della riuscita di questo piccolo, grande passo nella loro nuova carriera musicale, i nostri arruolano tra le proprie fila Massimiliano Boni alle tastiere e Angelo Scollo al basso, arrivando così alla definitiva formazione a cinque elementi che proprio in questi giorni ci presenta il qui presente disco d’esordio Damaged Pearls, sotto l’etichetta milanese Valery Records. Il grande gusto per l’hard rock, l’apprezzamento e l’influenza di band come Toto, Extreme e Danger Danger hanno offerto delle intense direttive su dove il progetto Old Man`s Cellar sarebbe andato a parare, permettendo al contempo alla band di esibirsi dal vivo in Italia e in Olanda. Una piccola curiosità che anticipa l’ascolto di questo album è la data di registrazione e di mixaggio dei brani, risalente al 2011; infatti solo nel 2013 i nostri hanno firmato il contratto con la Valery Records che distribuirà il debutto worldwide. Sarà il primo grande passo per il quale sarà valsa la pena attendere due anni? Non ci resta che scoprirlo.

L’apertura del disco è offerta dalla title track, già in grado di mettere in campo sia le influenze della band, sia le ottime capacità compositive e tecnico-esecutive. Federico fa “cantare” la sua chitarra in un assolo dal forte sapore bettencourtiano e affianca le vocals decisamente AOR di Riccardo. Il copione delle canzoni si mantiene prettamente simile, proponendo le consuete caratteristiche del genere in uno stile valido e sopra le righe. Il riffing in palm-mute di HyperLove viene affiancato elegantemente dalle tastiere di Massimiliano, salvo poi sfociare in qualche rapido assolo di buon gusto compositivo, su cui spiccano le sezioni in pennata alternata davvero notevoli. Don’t Care What’s Next spiazza l’ascoltatore con le sue sonorità introduttive prettamente elettroniche, sulle quali le vocals decantano il testo con pathos prima dell’ingresso di un riffing prettamente hard rock e di un rapido intermezzo solista ispirato allo stile di Jake E. Lee. Ciò che appare evidente proseguendo con l’ascolto della registrazione è l’esperienza e la qualità immessa in questo progetto da un quintetto esperto e ben preparato. Gli Old Man`s Cellar riescono inoltre nel difficile compito di mantenere tale qualità intatta per tutta la durata del disco, tanto che risulta veramente difficile scegliere quale possa essere un brano di spicco tra la delicata e poetica Is This the Highest Wave? o l’energica Soul Exercise. Il livello più elevato nel mero solismo si può riscontrare invece in Rain Talk dove Federico mette ancora una volta in mostra le sue buonissime capacità tecniche, spazianti tra la pennata alternata, lo sweep picking e i pulitissimi bending; sempre in tale assolo vi è anche una breve risposta da parte delle tastiere di Massimiliano, senza alcuna esagerazione stilistica ma in grado di offrire quel quid in più alla riuscita del brano con i suoi suoni “Rudess oriented”.

Quello che appare evidente sin dalla prima riproduzione è che la prestazione del quintetto appare carica di passione e si staglia sopra le righe impresse dalla mediocrità. La voce di Riccardo spicca con le sue alte melodie che -per certi versi- sarebbero risultate molto interessanti anche su un disco power; il fatto che tale timbrica vocale venga sfruttata in modo soddisfacente -senza strafare- su una base prettamente hard rock concede al risultato complessivo un valore aggiunto. Sul solido tappeto ritmico dettato dalla martellante batteria di Andrea e il sempre presente basso di Angelo, spazia la sei corde di Federico in assoli dal gran gusto e spesso esaltanti. Sicuramente un ulteriore valore aggiunto sono le tastiere di Massimiliano, in grado di appoggiare e rinfoltire la ritmica quando necessario, ma concedendosi talvolta un qualche piacevole spazio in primo piano ad affiancare voce e chitarra. Una produzione e un mixaggio di alto livello concedono il giusto risultato a un lavoro costruito con passione e grande volontà. In conclusione, con questo esordio gli Old Man`s Cellar si buttano prepotentemente nel panorama AOR italiano, facendosi largo e lanciando un forte impulso sulla loro validissima presenza a tutti gli amanti di tale genere. Le ispirazioni a band come Extreme -in particolare alle linee seguite dal loro eclettico chitarrista Nuno- e Toto sono abbastanza evidenti, tuttavia i nostri adducono alla registrazione quel tocco di personalità che non può che accentuare la bontà del risultato finale. Con liriche introspettive e melodie coinvolgenti, gli Old Man`s Cellar offrono un giusto tributo alla loro terra d’origine, quella zona che anni fa era enormemente sostenuta dai cosidetti Wine and Swines e che oggi è in grado d’ispirare profondamente una band dall’elevata maturità artistica. Teniamoli d’occhio.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
87.5 su 2 voti [ VOTA]
sgrunf
Giovedì 28 Novembre 2013, 12.01.17
1
Non è sicuramente il mio genere preferito ma ....bravi ragazzi e complimenti dalla romagna.
INFORMAZIONI
2013
Valery Records
AOR
Tracklist
1. Damaged Pearls
2. Amber Lights
3. HyperLove
4. Don’t Care What’s Next
5. The Years We Challenge
6. Rain Talk
7. Is This the Highest Wave?
8. Knees On the Straw
9. Soul Exercise
10. Sill at Heart
11. Summer of the Whithe Tiger
12. Undress Me Fast
Line Up
Riccardo Dalla Costa (Voce)
Federico Veratti (Chitarra)
Massimiliano Boni (Tastiere)
Angelo Scollo (Basso)
Andrea Fedrezzoni (Batteria)
 
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